Rassegna Stampa – Probabile il ricorso in terza istanza
ANTONIO FABBRI – Caso denaro illecito di Lorenzo Panzavolta, che vedeva accusati di riciclaggio i figli Leonardo e Raffaella: il giudice delle appellazioni, Renato Bricchetti, ha riformato la sentenza assolutoria di primo grado ed ha dichiarato la prescrizione. Nel caso specifico, oltre alla difesa che aveva chiesto una assoluzione piena rispetto all’assoluzione con formula dubitativa di primo grado, si era appellata anche la Procura fiscale, chiedendo invece la condanna.
Questo ha visto la possibilità per il giudice di appello di valutare anche di una “reformatio in pejus” rispetto al primo grado. Possibilità, cioè, di riformare la sentenza in senso più sfavorevole all’imputato. Cosa che nella sostanza è avvenuta, dato che il giudice Bricchetti, nella sentenza letta ieri mattina in aula, ha evidentemente ravvisato la sussistenza del reato di riciclaggio contestato a carico dei figli di Lorenzo Panzavolta, ritenendo per contro di non dover confermare né l’assoluzione con formula dubitativa stabilita in primo grado, né di poter accogliere la richiesta della difesa che chiedeva l’assoluzione con formula piena. Il giudice di appello ha quindi dichiarato non doversi procedere per l’estinzione del reato dovuta alla prescrizione ed ha confermato nel resto la sentenza. Quindi, riconoscendo la provenienza illecita del denaro, ha confermato la confisca di quanto sequestrato fino alla concorrenza di 8.780.295.
Il caso era quello relativo ai denari, appunto, dell’ex manager del gruppo Ferruzzi legato a Raul Gardini che rimase coinvolto nell’inchiesta della Tangentopoli italiana del lontano 1993. Per quei denari, trasferiti sul Titano, erano finiti appunto a giudizio i figli, Leonardo e Raffaella Panzavolta, e il commercialista sammarinese Lamberto Geri.
In primo grado assoluzione per insufficienza di prove, “perché non consta abbastanza della colpevolezza”, era stata la formula pronunciata dal Commissario della legge Morsiani. Era stata tuttavia confermata la confisca. Per questo, oltre alla formula assolutoria più ampia gli avvocati Maria Selva e Carlo Benini, avevano chiesto, stante l’assoluzione, la revoca della confisca in appello. Per contro la Procura fiscale, in aula con Manuela Albani, aveva chiesto di riformare la sentenza di primo grado con la condanna e la conferma della confisca.
Era stata poi sollevata l’intervenuta prescrizione. A conti fatti il giudice ha constatato, quindi, l’estinzione del reato per il decorso del tempo, ritenendo tuttavia di non poter assolvere, riscontrata la provenienza illecita del denaro, né con formula piena né con formula dubitativa, ed ha così confermato la confisca. Probabile, a questo punto, il ricorso in terza istanza.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo