San Marino potra’ salvare la provincia di Rimini secondo Gnassi

San Marino potra’ salvare la provincia di Rimini secondo Gnassi

Per il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, l’unico modo per salvare la provincia di Rimini, è far rientrare in qualche modo nel calcolo dei parametri della scure del governo Monti, anche la Repubblica di San Marino, come mette in evidenza un articolo di Corriere Romagna San Marino.

 «Il tribunale ha praticamente lo stesso numero di procedimenti giudiziari di quello di Bologna»

«Siamo qui a pretendere che si tenga conto dei dati oggettivi» Non si esclude la strada del ricorso

 (…) Si fa così. Gnassi (e gli altri) hanno una via d’uscita. «Non sono qui a proporre al posto dei numeri del governo parametri soggettivi. Tutt’altro, sono qui a pretendere che si tenga conto di altri dati oggettivi. Il territorio di Rimini abbraccia quello di uno Stato, San Marino, di oltre 30mila abitanti le cui principali attività di lavoro, di studio, di relazioni sono strettamente connesse con quelle di Rimini fino a dire che si tratta nei fatti e nella sostanza dello stesso contesto territoriale. Il tribunale ha, praticamente, lo stesso numero di procedimenti giudiziari di quello di Bologna. Rimini ha il secondo aeroporto della regione e il primo dell’Adriatico se si esclude Venezia. Infine l’elemento più importante, noto a tutti meno che ai professori, la provincia di Rimini fa 15 milioni di presenze turistiche e si tratta di cittadini che, seppur temporaneamente domiciliati, vivono nella nostra provincia».

Il disastro. «E ’ chiaro che se fosse tutto confermato e il Parlamento non intervenisse – conclude Gnassi – per Rimini sarebbe un disastro tornando alla condizione di circa 15 anni fa. Al posto di una Questura avremo un Commissariato, al posto di un Comando di Carabinieri e Guardia di Finanza avremo una Compagnia. Abbiamo concordato a Pennabilli di sviluppare la massima iniziativa su questa questione perché la nostra è una battaglia giusta e non di privilegio o per mantenere un piccolo feudo come dice qualche professore ministro». 

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