Patrizia Cupo, Corriere Romagna San Marino: Bcs, così hanno prosciugato le casse

Patrizia Cupo, Corriere Romagna San Marino: Bcs, così hanno prosciugato le casse

Leggi     quanto  pervenuto dall’avv. Luca Sirotti   per conto della dr.ssa Maria Grazia Scapinelli,  in merito all’articolo qui di seguito riportato

Corriere Romagna San Marino

Tutti i
misteri della banca
spiegati nell’atto di citazione dell’ex commissario che
a dieci dei vecchi amministratori chiede un risarcimento da 31 milioni

Bcs, così hanno prosciugato le casse

Finanziamenti ai
libici, le operazioni “travestite” e una truffa da 18 milioni

Patrizia Cupo

«Ricorso sistematico ai finanziamenti per arricchimento personale»

Parcella “esagerata” al socio libico per recuperare i soldi della truffa

SAN MARINO. I finanziamenti ai libici, le operazioni “travestite” solo per
auto-sovvenzionarsi, e quella truffa da 18 milioni di euro che segnò l’inizio
della fine per la Banca
commerciale
ma che gli amministratori “superarono” scendendo a patti proprio
con chi, il danno, l’aveva procurato: e la parcella (esagerata, rispetto al
risultato) da un milione e 100mila euro al libico (amico e “socio”) per mandarlo
in giro per l’Europa alla caccia di quei milioni spariti nel nulla. Eccolo
il sistema della Banca commerciale
, commissariata nel 2011 e rilevata da Asset
banca
: a raccontare i conflitti di interessi, gli intrecci societari coi
cinesi, e quel modo “dissoluto” di usare
l’istituto come un bancomat
è il corposo atto di citazione presentato
dall’ex commissario della Bcs in tribunale per promuovere l’azione di
responsabilità civile nei confronti degli ex amministratori (ma solo di alcuni,
dieci in tutto) per la cifra considerevole di 31 milioni di euro.

 

«Ricorso sistematico ai finanziamenti per arricchimento personale»

Gli autofinanziamenti. Molti dei finanziamenti erogati dalla Banca, spiega
Mariagrazia Scapinelli
, erano utilizzati per «far pervenire ai soci, tramite
soggetti terzi, finanziamenti per l’acquisto di azioni della banca stessa». Ci
sono quei 2 milioni e 200mila euro dati alla Casati Srl, detenuta dal libico Mohamed
Mohamed Kankun
(con mandato fiduciario rilasciato a Finproject), lo stesso
proprietario dell’80% della
Fin
Project
, a sua volta socia della Bcs; o quel milione e 400mila euro alla
Pradofin
(il cui presidente era Gianluca
Bruscoli
, anche consigliere della stessa Bcs, e diplomatico del Titano in
Libia), finanziamento poi estinto e passato proprio alla Casati Srl; o ancora
quel milione e 150mila a favore della società controllata dal padre di un altro
socio di Bcs; o infine quei 3 milioni e 400mila euro autorizzati a favore di
un’altra società, la Trepor re srl, collegabile ancora a Bruscoli.

La truffa da 18 milioni.

Nel gennaio del 2004, la Bcs
aprì un conto (con un
fido da 2 milioni e 800mila
euro, garantito da un libretto
per lo stesso importo)
alla società Gi.Val service
Srl di Latina, consentendole
di impartire alla
stessa Bcs ordini di esecuzione
di bonifici in favore
di diverse società eseguiti
con denaro derivante
dal versamento, sul
conto della stessa GiVal,
di assegni bancari «paradossalmente
emessi quasi
tutti dalle medesime società
beneficiarie dei bonifici
», spiega la Scapinelli.
Di fatto, dunque, la
banca anticipava a GiVal
gli importi, senza aspettarne
la disponibilità: in
breve si formò un buco
quando gli assegni tornarono
scoperti. Al settembre
2006, l’esposizione fu
di 18 milioni e 274mila euro.
Ne seguì una querela
per truffa, sia al tribunale
di San Marino che alla
procura di Roma: nel Lazio,
ne nacque un procedimento
per truffa aggravata
(sette gli indagati,
nessuno dei quali sammarinesi)
mentre i magistrati
dei Tavolucci, grazie
alle rogatorie, riuscirono
a rintracciare 8 milioni
tra Svizzera, Austria
e Lussemburgo.

Quel milione al libico
“amico”.
Ma è in questo
momento, quando sarebbe
“facile” recuperare
per vie giudiziarie almeno
quelle somme, che la
situazione si complica e
la banca – i n s p i e g a b i lmente
– scende a patti con
chi quei soldi se li era
trattenuti. Non solo: con
una scrittura privata
dell’aprile del 2007, Bcs dà
incarico a quello stesso
Kankun di recuperare
quelle somme. In cambio,
una “parcella” da oltre un
milione di euro, 500mila
dei quali pagati in anticipo.
Tutto questo non basta
a Bcs che, nel marzo
del 2008, sigla un accordo
con GiVal per una sostanziale
ripartizione della
somma recuperata, dietro
la promessa di ritirare
la querela a San Marino.
E così, di quei 18 milioni
svaniti nel nulla, e
di quei 13 che si potevano
recuperare, Bcs si porta a
casa alla fine tra sì e no 4
milioni e 800mila euro.+++++++++++
Come farsi ricchi. Per il
commissario Scapinelli,
c’era un «ricorso sistematico
ai finanziamenti di Bcs
per la realizzazione di varie
forme di speculazione
volte all’a r r ic c hi m e nt o
personale dei singoli amministratori
». Tradotto: se
la usavano come fosse un
bancomat, mascherando
gli autofinanziamenti con
castelli di operazioni «al fine
di evitare la ricostruzione
delle situazioni di debito
e di credito». Un paio di esempi?
La Se.Fi. Sa, nonostante
fosse socia di Bcs,
godeva al tempo stesso di finanziamenti
erogati dalla
stessa banca (per oltre 2 milioni);
lo stesso la Finproject
(come quel castelletto
per anticipo fatture per
mezzo milione); idem per la
Trecentouno sa: la banca le
riconobbe – tra le altre cose
– un fido da 500mila euro.

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