San Marino, ‘Sbagliando s’impara’. Alcune considerazioni di Antonio Conti

San Marino, ‘Sbagliando s’impara’. Alcune considerazioni di Antonio Conti

Sbagliando si impara
“Sbagliando si impara”,  dice un noto proverbio.  Così dagli errori che hanno determinato questa situazione di crisi generale a San Marino, possiamo imparare molto trasformandoli in opportunità. Dovremmo approfittare di questa tornata elettorale per imboccare una nuova strada.
Si tratta di capire chi ha sbagliato, cosa ha sbagliato e infine cosa si può imparare per evitare che si ripeta in futuro.
Capire chi ha sbagliato: questo è il problema principale!  Perché, da quello che si sente in giro, hanno sbagliato sempre gli altri. Ma gli altri per gli uni non coincidono con  quelli degli altri. Così si forma un perfetto circolo vizioso di rimpallo di responsabilità. Allora, se non è facile attribuirle a qualcuno, forse queste responsabilità sono  più distribuite di quanto crediamo.
Sembra che tutti siamo concordi nell’accusare la classe politica e spesso si sente dire:  “mandiamoli tutti a casa”!  Purtroppo non è così semplice.  E’ sicuro che la classe politica ha la maggior responsabilità  di questa situazione. Ma chi l’ha votata?  Chi ha lasciato fare?
Forse alla fine la responsabilità principale non è solo di quella persona o di quel partito, ma anche nostra che lo abbiamo permesso. Forse Il colpevole principale è quell’atteggiamento diffuso di farsi i propri affari, di guardare il piccolo o il grande interesse privato senza pensare o addirittura in contrasto con il bene comune, quell’atteggiamento di accaparrarsi i beni pubblici, invece di preservarli, curarli e valorizzarli. In fin dei conti, se siamo un popolo sovrano, allora è nostra  la responsabilità.
Dobbiamo ammettere che a sbagliare siamo stati anche noi. Anche se in questo “noi” ci sono responsabilità molto differenti: chi ha truffato, chi ha  tradito la fiducia degli elettori per propri interessi,  chi ha accettato compromessi, chi ha chiesto favori personali, chi ha venduto il proprio voto, chi è stato solo a guardare, chi se l’è cavata votando gli “onesti”  e anche chi si è opposto deve per forza chiedersi se poteva fare meglio e di più. “Siamo comunque coinvolti”. Il fatto è che ancora, nonostante la brutta immagine che abbiamo all’estero, nonostante sia diventato un disonore essere sammarinesi, nonostante i gravi problemi economici, la continua cementificazione del territorio, le infiltrazioni camorristiche, non c’è stata una messa in discussione approfondita della situazione. Guardando solo alla superfice del problema si colpevolizza solo qualcuno e si continua a sperare che qualcun altro  ci risolva il problema.
Che dire dell’ organizzazione dello Stato che ha permesso di arrivare a questa condizione?   Il nostro non è uno stato di diritto compiuto: non abbiamo una reale separazione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. In questa situazione, dove l’esecutivo è in realtà l’unico che conta, è stato facile confondere i diritti con i favori. Passare dall’ essere cittadini all’ essere “clienti”.
Cosa fare?
Bisogna cambiare atteggiamento, passare dal “io” al “noi” e ragionare in termini di bene comune come qualcosa di indivisibile che solamente assieme possiamo conseguire. Lo Stato sovrano, lo stato di diritto, la democrazia,  l’ economia, lo stato sociale, il territorio, l’ ambiente, la relazione fra le persone, la nostra immagine, …. sono beni comuni che abbiamo ricevuto e che dobbiamo conservare e migliorare. E’ la nostra responsabilità. Guardare al proprio immediato tornaconto a scapito del bene più generale non è solo scorretto eticamente, ma alla fine anche stupido, miope e non conveniente. Continuando così pian piano distruggeremo la nostra stessa “casa”.  
Concretamente, in vista delle prossime elezioni, ognuno di noi dovrebbe dare il meglio di sé.
Chi è candidato dovrebbe essere  consapevole della grande importanza e responsabilità che questo ruolo comporta come servizio al paese e non per prestigio personale, e tanto meno per propri interessi. Se non è così e ha un minimo di responsabilità e amor proprio dovrebbe ritirarsi.
Chi vota, consapevole della responsabilità e dell’importanza del voto, dovrebbe informarsi ed essere attento nel scegliere il partito e i canditati migliori per il  paese. Non dovrebbe votare per abitudine, per simpatia, per conoscenza, e tanto meno per avere dei favori personali.
Tutti noi dovremmo attivarci in associazioni e partiti e dare il nostro contributo. Dovremmo essere continuamente attenti a cosa fanno coloro che ci  governano. Quando ci accorgiamo che qualcosa non va, dovremmo avere il coraggio, la forza e l’impegno di protestare e pretendere delle risposte.
Bisognerebbe dar vita ad un periodo di discussione sui valori fondanti e irrinunciabili dello Stato. Diffondere la cultura della responsabilità e del merito. Ripensare al modello economico che sia etico, rispettoso delle persone e dell’ambiente con la consapevolezza che la qualità della vita non migliora semplicemente con l’avere di più.
Sarebbe necessario rivedere l’organizzazione dello Stato attraverso l’elezione di una Costituente per attuare una migliore separazione dei poteri e dare maggior rilievo alla partecipazione dei cittadini.
Per uscire da questa situazione di grave crisi, è necessario prima di tutto un cambiamento radicale del nostro atteggiamento. Così facendo potremmo dare corso ad una nuova fase non solo per risolvere gli attuali problemi, ma anche per permetterci di realizzare le tante opportunità che come Stato abbiamo. Potremmo diventare un paese modello in tanti campi, dipende veramente da noi da ciascuno di noi.
Antonio Conti.

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