San Marino. L’Intervento di Celli in Commissione

San Marino. L’Intervento di Celli in Commissione

L’Informazione di San Marino 

“C’è chi vuole la restaurazione usando il tintinnar di manette” 

L’Intervento di Celli in Commissione

“Il momento è stato scelto ad arte per inscenare l’ennesimo scontro. Ce la potevamo risparmiare questa guerra che coinvolge la Banca Centrale, gli istituti bancari, la politica, la magistratura e persino le parti sociali”. Così esordisce il Segretario alle Finanze, Simone Celli, nel suo intervento in Commissione finanze. Un intervento accorato nel quale motiva e annuncia anche le sue dimissioni dalla Segreteria di Stato che saranno ufficialmente presentate alla Reggenza lunedì 15. 

Ma il fulcro dell’intervento, però, non è tanto il passo indietro, quanto le denunce dirette fatte da Celli di un disegno che pare atto a sovvertire l’esito democratico delle elezioni e portare a compimento una restaurazione. E’ questo in estrema sintesi il significato delle parole del Segretario alle finanze. “Non c’è alcun motivo pratico – dice Celli – per ingaggiare l’ennesimo duello a suon di ordinanze scritte sul filo di denunce fresche di deposito e che rilanciate da comunicati politici, post sui social, chiacchere nei bar, fanno già il conto dei colpevoli e delle pene esemplari da comminare”.

Metodo di governance in Bcsm Poi prosegue: “Temo che si vada consolidando un metodo di governance all’interno di Banca Centrale basato sulla continua e ossessiva ricerca di un nemico da eliminare, il cattivo di turno, magari legato al potere forte e occulto fuori territorio. Il più alto in grado viene di volta in volta ‘silurato’, a suon di ordinanze, sebbene in esse nulla si dica di penalmente rilevante, ma è quanto basta per far saltare la testa. Tutto ciò serve alla magistratura per creare un consenso effimero, per risollevare il morale di una parte politica che applaude fiduciosa, che si ‘stringe attorno’ al giudice elevato a “eroe”. Ma questo non è un modo sano di fare politica. C’è chi asseconda – anzi, ancor peggio, istiga – il rancore sociale, per accendere l’odio, la rivalità e per alimentare una tensione che frustra ogni velleità di cambiamento. Qualcuno sta mettendo gli uni contro gli altri, sta avverando la profezia di chi, alcuni mesi fa, aveva avvertito di esser pronta a scatenare la guerra se qualcuno l’avesse criticata, contrastata o messa da parte con danni che in ultima istanza pagheranno i cittadini ”.

Inchiesta “scudo” a oltre 500 casi prescritti? “Chi si attacca ad una indagine come se fosse una boa di salvataggio, non sta aiutando il Paese a trovare una rotta. C’è chi dice che sugli scaffali del giudice elevato al grado di “eroe” ci sono più di 500 procedimenti prescritti. C’è anche chi ha detto che il giudice elevato al grado di “eroe” non è stato in grado di completare alcuna indagine significativa. Sarebbe doverosa una spiegazione. Altrimenti si potrebbe alimentare il dubbio che vi siano convergenze con una parte politica o addirittura l’intento di coprire le difficoltà e la mancanza di risultati significativi nello svolgimento del proprio lavoro. Si tratta, evidentemente, di falsità”.

Puntualità delle ordinanze “Come si può negare – prosegue Celli – la puntualità cronometrica degli interventi giudiziari?  Prima di fare la perquisizione nella casa del Direttore Generale di Banca Centrale è passato un mese dal licenziamento di Savorelli, ma tale ritardo non è stato affatto irrilevante, perché, nel frattempo, era subentrato il nuovo Direttore Generale, il Dott. Raffaele Capuano che, così, a titolo di benvenuto, si è trovato la polizia giudiziaria dentro la porta di casa, che era stata “gentilmente” aperta dai suoi collaboratori di Banca Centrale. Se si voleva dare una lezione a un direttore generale, appena arrivato dopo aver ricoperto incarichi di alto livello in istituzioni italiane, che in pochi giorni aveva dato prova di grande capacità organizzativa, di dedizione e di contatti di elevatissimo livello, ebbene sì, ci siamo riusciti. Non è andata tanto meglio al suo successore, l’Avv. Roberto Moretti arrivato in Banca Centrale appena in tempo per mangiare il panettone, con la missione di rilanciare l’istituzione dopo la “toccata e fuga” di Capuano, il licenziamento di Savorelli e le dimissioni di Mario Giannini dell’estate del 2015. Sul conto dell’ultimo ex Direttore Generale di Banca Centrale sono state fatte circolare anticipazioni – a questo punto direi particolarmente puntuali – su imminenti sviluppi processuali, attività che avrebbe svolto per ordire trame esterne e scelte organizzative interne che sono addirittura diventate argomento di discussione politica. Forse i trailer delle ultime settimane avevano alimentato una certa aspettativa, francamente però mi aspettavo di più in merito alle contestazioni rivolte all’avv. Roberto Moretti. La prima è stata notificata a Banca Centrale nel momento più giusto per far saltare la nomina del candidato naturale al ruolo di Direttore Generale. Il solito trafiletto- epitaffio presente nell’ordinanza è stato la miglior garanzia contro la nomina. A me e ai miei colleghi di Governo, i massimi vertici di Banca Centrale, avevano riferito che il Dott. Raffaele Mazzeo era perfetto per svolgere un incarico che di fatto già esercitava da tempo, ma evidentemente sono stato preso e siamo stati presi in giro. Il progetto era evidentemente un altro e la conferma la si trova nel tempismo con cui ora, dopo l’ennesimo ribaltone, sono a capo della Banca Centrale esponenti della defunta Cassa di Risparmio di Ferrara che probabilmente frequentavano San Marino già nella calda primaveraestate del 2017, magari anch’essi arruolati come consulenti, ma con la differenza che per qualcuno la consulenza rappresenta un problema, per altri no.

La notifica a Cassa Poi la vicenda Carisp, con la sospesa operazione di cessione dei crediti Delta. “Altrettanto puntuale la notifica a Cassa di Risparmio – dice Celli – che è arrivata nell’imminenza dell’avvio delle azioni di responsabilità, chieste giustamente a gran voce dalla politica, dalle forze sindacali e dal Paese. Azioni che finalmente dovrebbero accertare la responsabilità di chi ha portato San Marino nell’attuale condizione e ancora opera indisturbato, orientando la stampa e vivendo in ville milionarie pagate con i soldi dei risparmiatori e su cui nessuno dice niente. A volte penso che siamo tutti un po’ strani: oggi si grida allo scandalo nei confronti di chi ha redatto e approvato un bilancio rigoroso e prudente, che in modo chiaro e trasparente ha fatto emergere il buco presente in una banca, mentre non si dice nulla di chi quel buco lo ha creato e di chi per anni quel buco lo ha sottaciuto e nascosto! Siamo un paese in cui i banchieri e i loro accoliti, che con scelte sconsiderate hanno portato il sistema finanziario sull’orlo del baratro, sono ancora i guru che orientano scelte politiche e su cui nessuno vuole fare delle considerazioni sulle reali responsabilità – omettendo di dire i disastri che hanno arrecato, facendo finta di non accorgerci che c’è qualcuno che quotidianamente ci impartisce lezioni di finanza e che non più tardi di alcuni anni fa godeva nell’autodefinirsi ‘il Re del Nero’. Sarà un caso tanta puntualità?”

“Bcsm rissosa accozzaglia” Quindi Banca Centrale, davanti alla quale c’è “un via e vai di auto a ogni ora del giorno e della notte con pittoreschi personaggi che passeggiano con sigari fumanti – saranno suggestioni di “savorelliana” memoria – lungo la strada. Tutto cambia per non cambiare nulla e, semmai qualcosa cambiasse davvero, sarebbe solo per lo spazio di un mattino, poi tanto tutto torna come prima”. Poi Celli aggiunge: “Spiace doverlo dire, ma Banca Centrale è una multiforme e rissosa accozzaglia capace solo di dire no oppure in molti casi accaduti nel recente passato non parla, resta silente, aspetta come se non ci fosse un domani. Non è capace di avanzare una proposta, non ha un progetto. Non indica una strada, è solo un muro che sbarra ogni strada. Questo è il problema che abbiamo. Un paese sconfitto con un arbitro, Banca Centrale, che, anziché dirigere il gioco, vi partecipa in modo pesante, talvolta sleale, con una tentacolare penetrazione nei gangli che contano”. Viene individuato un asse tra azione di Bcsm, politica di opposizione e tribunale. “Una cosa mi è chiara. Certo non ho voluto crederci per troppo tempo, ma come negare la sinergica convergenza tra iniziative di Banca Centrale, azioni giudiziarie e proclami politici di opposizione? Leggendo certi provvedimenti, si riscontra il linguaggio della politica, talvolta le parole sono le stesse. Certe ordinanze sono veri e propri manifesti politici, in cui vengono individuati i buoni e i cattivi. Le azioni da intraprendere a favore degli uni e contro gli altri. Peccato che il contenuto sia stato anticipato o, comunque, coincida, con i diktat dell’opposizione: No alla vendita degli NPL, guai a chi tocca la famosa Asset Banca, mentre Fabio Zanotti, Marino Grandoni e altri individui, sono i nemici numero uno, i nemici da abbattere, anche fisicamente se serve. Basterebbe leggere i post su facebook che, talvolta, sono meglio motivati di certi atti verbosi e fumosi, che producono un immediato effetto di ricoprirci di un diluvio di parole, immobilizzandoci con le chiacchiere”.

Restaurazione e tintinnar di manette “Si scommette – dice Celli – che San Marino non possa essere diverso da come è oggi e soprattutto da come era ieri, non sia in grado di modificare la sua struttura economica tradizionale, messa in crisi dalla competizione internazionale. Si pretende di riesumare il passato, col tintinnar di manette. La crisi economica e finanziaria di San Marino non si risolve riportando in auge il vecchio, magari un vecchio che continuamente si proclama a tal punto diverso da voler convincere se stessi e gli altri di essere il nuovo che avanza”. Non nasconde comunque l’amarezza. “C’è rabbia, c’è delusione, amarezza e tristezza in me, ma vorrei dire che preferisco il mio modo di fare politica”.

Un episodio inquietante Poi Celli riferisce di un episodio inquietante. “Per cercare di fare comprendere a tutti che cosa sta realmente accadendo in questo ultimo periodo, voglio rendere edotti tutti voi di un episodio del quale sono stato involontario protagonista proprio poche ore fa, nel corso dell’Assemblea degli Azionisti di Cassa di Risparmio, in presenza di gran parte dei membri del Consiglio di Amministrazione, di tutti i membri del Collegio Sindacale e di alcuni alti funzionari della banca, tra cui il Direttore Generale. Un noto legale sammarinese, già Capitano Reggente, già membro del Consiglio Grande e Generale, conosciuto anche per la sua straordinaria passione per la caccia e il tiro a volo, durante una discussione effettivamente piuttosto accesa, questo va riconosciuto, riferendosi a me ha testualmente affermato – con toni e modalità minacciose – “A Lei ci penserà Morsiani” e, dopo un ulteriore scambio di battute, ha addirittura profetizzato senza troppi giri di parole – ma lo si sa, questo avvocato ha una lingua biforcuta e talvolta difficilmente controllabile –, che a breve io dovrò esercitare un diritto costituzionalmente garantito, essendo evidente il riferimento al diritto alla difesa Come fa a sapere questo individuo che a breve sarò sottoposto a indagini giudiziarie? Come può questo individuo conoscere in anticipo sviluppi legati all’attività, peraltro vincolata al segreto istruttorio, dell’Autorità Giudiziaria? E’ normale che ciò possa accadere? Non credo proprio. C’è qualcosa che non torna. Va fatta chiarezza. Per queste ragioni, proprio alcuni minuti fa ho presentato una denuncia presso le autorità competenti e auspico che al più presto possa essere fatta emergere la verità su una vicenda che considero a dir poco inquietante” in aula tutti hanno capito che protagonista del racconto di Celli è l’avvocato Gian Nicola Berti.

L’annuncio delle dimissioni Quindi l’annuncio: “Per queste ragioni la mia esperienza di governo finisce qui. E finisce senza rimorsi o rimpianti. Finisce con la consapevolezza di chi ce l’ha messa veramente tutta per portare avanti un progetto di risanamento, consolidamento e rilancio del settore finanziario sammarinese e per conquistare, anche adottando decisioni piuttosto impopolari, l’equilibrio del bilancio dello Stato. Finisce con l’orgoglio di aver visto riconosciuto, da parte del Fondo Monetario Internazionale, lo sforzo verso l’identificazione delle persistenti criticità del settore creditizio, per troppo sottovalutate o ancor peggio volutamente nascoste, come avvenuto specialmente nel caso di Cassa di Risparmio”. Poi la considerazione: “Non sono uso al vittimismo, ma come fingere di non aver visto che nei miei confronti, da prima delle elezioni, era iniziato un vero e proprio tiro al bersaglio, un’autentica ossessione che mi vedeva additato come responsabile di qualunque cosa. Sono stato macellato sul piano politico e personale. Io ho resistito a tutto questo. Se per delegittimare un rappresentante delle Istituzioni bastano due righe di un’ordinanza in cui tutti dicono compaia il mio nome in cui, per verità, nulla mi si addebita, ma anzi si dice che nulla emerge contro il sottoscritto, allora si impone una riflessione. L’integrità morale e politica non vale nulla, se il Consiglio Grande e Generale da luogo di confronto democratico diventa il palcoscenico destinato alla recita di un gruppetto violento, che confonde la tipica azione politica, con l’illegalità penale, con argomenti volutamente distorti travisando realtà e diritto pur di screditare l’avversario.  Ho resistito, fermo nelle mie convinzioni, a tutte le artificiose illazioni contro di me”.

“Ora ho paura” “Ora però, è la prima volta e lo confesso, sono molto preoccupato. Ho paura. Non per me, sia chiaro, ma per il Paese. Un giudice che fa continui endorsement a questa o a quella forza politica, incrina il concetto stesso di indipendenza della magistratura. Le ordinanze sono diventate programmatiche. Non si può interpretare diversamente la preannunciata soluzione di cause ancora sotto il vaglio del giudice amministrativo. Il giudice penale parla a nome del collega e ne anticipa le decisioni. Dice che i provvedimenti sono carenti di motivazione. Insomma, preannuncia conclusioni proprie e altrui. Vuole apparire il centro decisionale, con poteri strabordanti, e travalicare i limiti della propria competenza. Come accettare che la politica venga fatta sulla carta intestata del Tribunale? Come potevo pensare che a sparare sarebbero state le istituzioni “neutrali”, scese ormai in campo in modo più che evidente?”

Chi vuole fare saltare Carisp? Poi addita chi vorrebbe far saltare per aria Carisp: “Non accetto il ricatto che si possa far saltare per aria una banca, dando corso ad una volontà legittimamente assunta dal proprio consiglio di amministrazione. Non accetto che, attraverso l’accusa agli amministratori di non aver usato sufficiente acume critico (a fronte di perizie di società internazionali di altissimo livello), si possano paventare fantomatiche ed irrealistiche responsabilità penali.  Non accetto che un progetto politico nato per il cambiamento sia messo a repentaglio da chi il cambiamento non lo vuole e anzi spinge per andare verso una anarchia preordinata in cui potrebbero instaurarsi scenari inquietanti per il Paese”.

Reazione ferrea “Occorre una reazione ferrea. Chiedo di agire prontamente perché si faccia chiarezza e si prosegua nell’azione avviata. Non possono bastare alcuni condizionali per interrompere il percorso avviato”.  Infine la parte più politica: “Certo, bisogna dare nuovo impulso all’azione di governo e perciò lascio a qualcun altro, più sereno e più fresco di me, il ruolo di Segretario di Stato per le Finanze e Bilancio, per spuntare le armi di una cattiva politica che fa dell’insulto personale uno strumento di contrapposizione e affermazione e della minaccia – talvolta anche fisica – uno strumento di pressione e di azione per vincere anche quando le regole democratiche hanno sancito un risultato diverso. Ora le forze di opposizione e, aggiungo, anche le parti sociali non hanno più alibi. Se veramente intendono fornire il loro contributo in termini di idee e proposte per assicurare una prospettiva seria e credibile alla comunità sammarinese, è giunto il momento di dimostrarlo, in modo trasparente, leale, corretto e rispettoso dei ruoli. L’orco, infatti, tra pochi giorni non sarà più membro di governo. Se tutto ciò accadesse, ne sarei pienamente soddisfatto, perché significherebbe che il mio passo indietro ha avuto un senso”.

 

 

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