San Marino. Sul secondo titolo Demeter, Antonio Fabbri

San Marino. Sul secondo titolo Demeter, Antonio Fabbri

Secondo titolo Demeter, pare che fosse stato ceduto già a novembre

Antonio Fabbri

C’è un piccolo, o forse grande, “giallo” sulla vendita del secondo titolo “Demeter”. Sulla tempistica della vendita. Pare infatti che la cessione del secondo titolo, di cui via del Voltone ha dato comunicazione ufficiale venerdì scorso, fosse già avvenuta a novembre 2019. È davvero così? E se così è, perché Banca Centrale ne ha dato notizia solo adesso? Di sicuro la notizia, in campagna elettorale, avrebbe chiarito che molte affermazioni di esponenti e forze politiche dell’attuale maggioranza, non avevano fondamento.

Intanto Rete, con un comunicato – non inviato a questo giornale come da lista di proscrizione del movimento – si affretta ad arrampicarsi sugli specchi, anche perché, dopo le informazioni distorte diffuse per mesi, una pseudo giustificazione a supporto di quanto ha dato ad intendere fino ad oggi, deve pur fornirla.

Così, dopo aver detto che quei soldi, investiti in titoli “spazzatura” erano certamente persi, adesso cambia un po’ versione, e nel comunicato si limita a parlare di “azione illegittima” e “responsabilità politiche”. Toni ben diversi da quando dava dei delinquenti a tutti.

Va detto, infatti, che Rete, assieme ad altra parte dell’opposizione oggi maggioranza, aveva raccontato che per l’acquisto dei titoli “Demeter” erano stati utilizzati i fondi pensione del secondo pilastro, Fondiss, depositati in Banca Centrale, e che il primo luglio 2018, alla scadenza cioè del vincolo su quei fondi pensione, non sarebbero stati restituiti. Per due volte il Comitato Amministratore di Fondiss era intervenuto ufficialmente per rassicurare e smentire quanto sostenuto dal movimento. Si è continuato, però, a ripetere la panzana, dando dei delinquenti e farabutti a tutti quelli che sostenevano il contrario. La panzana è poi stata smentita definitivamente quando le somme dei fondi pensione del secondo pilastro sono regolarmente rientrate a scadenza del vincolo, il primo luglio 2018.

Rete, assieme ad altra parte dell’opposizione oggi maggioranza, aveva poi sostenuto che quei soldi investiti nei titoli “Demeter” si sarebbero persi tutti. E invece sono rientrati tutti.

Rete sostiene nel comunicato che si è “giocato d’azzardo” e, investite in altri modi, quelle somme avrebbero sicuramente guadagnato di più. Difficile, però, dirlo con certezza. Basti infatti attestare che il portafoglio titoli di Bcsm, fatto di investimenti diciamo “canonici”, nel bilancio 2018 – pubblicato a giugno 2019 – ha perso ben 4 milioni, con i soli ‘Demeter’ che invece hanno tenuto. Certo, quella perdita, ha spiegato Bcsm, è stata determinata dall’andamento negativo dei mercati, ma questo significa che le ipotesi che fa il movimento Rete sostenendo che con altri investimenti sarebbe andata meglio, in realtà solo ipotesi rimangono, anche se vengono spacciate, come al solito, per verità assodate e assolute.

Le verità e le certezze, invece, sono per ora un paio. Sono chiare, nette e ribaltano la vulgata che ci è stata propalata – non da tutti per la verità – fino ad ora: in primo luogo le somme investite non erano i fondi pensione Fondiss. Quindi Rete e l’opposizione, oggi tutti in maggioranza, hanno preso in giro i sammarinesi sostenendo che lo fossero, generando, tra l’altro, un significativo allarme sociale; in secondo luogo l’intero capitale è stato recuperato e, calcolate le cedole staccate, per il primo titolo si è parlato di un utile quando gli altri investimenti del portafoglio titoli di Bcsm erano in perdita. Del secondo titolo, Bcsm nella nota si limita a dire di avere recuperato l’intero capitale, ma alle cedole staccate non fa riferimento, né quantifica un eventuale utile o perdita. Per contro Rete, seguita a ruota dagli altri dell’ex opposizione oggi maggioranza, aveva praticamente sostenuto che erano soldi buttati, titoli “tossici” o “spazzatura” e si sarebbe perso l’intero capitale. Così non è stato, e questo è un dato di fatto.

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