San Marino. Consiglio spaccato sul “prestito ponte”

San Marino. Consiglio spaccato sul “prestito ponte”

I lavori consiliari pomeridiani di oggi si sono aperti al Kursaal con l’esame degli emendamenti al decreto legge n. 212 “Disposizioni inerenti le operazioni di finanziamento destinate all’acquisizione di risorse finanziarie da parte dello Stato mediante finanziamenti internazionali”.

Lo rende noto San Marino News Agency nel proprio report sulla seduta pomeridiana odierna del Consiglio Grande e Generale.

Repubblica futura ha presentato due emendamenti totalmente abrogativi. Li ha illustrati il suo capogruppo Nicola Renzi: “Non crediamo che il prestito ponte sia lo strumento adeguato per sopperire alle necessità di liquidità temporanee del Paese. Abbiamo fatto proposte alternative perché riteniamo sia una iniziativa perniciosa, questo il senso dei due emendamenti abrogativi a questo decreto”. Il primo emendamento cancella il paragrafo relativo all’esenzione da tasse e della registrazione del contratto: “È inaccettabile e fa presagire che dietro questa operazione ci sia qualcosa che non viene detto”. Il secondo emendamento abroga l’articolo relativo alla previsione che la Repubblica di San Marino, in caso di controversie, sia soggetta alla giurisdizione di altri Stati.

A scaldare gli animi però è stato il mancato accoglimento nell’Ufficio di Presidenza, riunitosi al termine della seduta mattutina di oggi, della richiesta di Renzi di far visionare all’Aula “quanto messo a verbale in Commissione Finanze dalla maggioranza”, nell’ultima seduta segreta. Su tale richiesta è intervenuto anche Pasquale Valentini (Pdcs) per sottolineare la sua non condivisione di quanto deciso in Ufficio di Presidenza: “Eravamo tutti presenti, sappiamo cosa abbiamo messo a verbale. Facendo così siamo noi che lasciamo pensare che ci sia qualcosa che non si possa dire”.

Si è innescato così un lungo dibattito che bypassa di fatto la discussione sugli emendamenti, per aprire una parentesi sulla facoltà o meno dei consiglieri di visionare atti della Commissione Finanze riunita in seduta segreta. L’opposizione è tornata a puntare il dito contro il regime di segretezza anche sulle garanzie previste per il finanziamento.

“Le garanzie sono le stesse previste per il bond, sono garanzie sovrane – ha replicato il segretario di Stato per le Finanze, Marco Gatti -. Vengono esclusi beni del patrimonio storico e i servizi essenziali, per esempio. Sono le stesse garanzie che abbiamo dato per prestiti interni, per le obbligazioni di Cassa di Risparmio”.

Per Nicola Renzi (Rf), allora “il contratto è nullo perché se le garanzie riguardano beni inalienabili è necessaria la maggioranza dei 2/3 del Consiglio”. Alla fine gli emendamenti di Repubblica futura sono stati entrambi respinti.

Prima di mettere in ratifica il decreto, i capigruppo di Rf e Libera hanno annunciato che i rispettivi gruppi consiliari non prenderanno parte alla votazione. “I consiglieri di Libera usciranno dall’Aula per protesta – ha affermato Eva Guidi (Libera) -. Non parteciperanno al voto per non essere corresponsabili a questa operazione capestro per il nostro Stato”. “Come Rf intraprenderemo ogni iniziativa – ha mandato a dire Renzi (Rf) -, compresa la possibilità di un referendum per abrogare questo abominio inaccettabile e anche noi non saremo presenti alla votazione finale di questo decreto che rischia di ipotecare il futuro del Paese senza che nessuno sappia nulla”.

Il decreto legge n. 212/2020 è stato infine ratificato e la seduta pomeridiana è terminata. I lavori riprenderanno in seduta notturna con l’esame del comma 4 punto C, ovvero del progetto di legge “Rendiconto Generale dello Stato e degli Enti Pubblici per l’esercizio finanziario 2019” (II lettura).

 

Clicca qui per leggere il resocontro integrale della seduta mattutina odierna del Consiglio Grande e Generale

Clicca qui per leggere il resocontro integrale della seduta pomeridiana odierna del Consiglio Grande e Generale

 

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