San Marino. Caso titoli, archiviate le accuse più gravi di associazione a delinquere e corruzione

San Marino. Caso titoli, archiviate le accuse più gravi di associazione a delinquere e corruzione

Il caso titoli si sgonfia, rinvio a giudizio per amministrazione infedele

Dei 14 capi e sottocapi di imputazione ne sono rimasti quattro. Archiviate tutte le contestazioni più gravi dall’associazione a delinquere alla corruzione, alla truffa

Antonio Fabbri

Il rinvio a giudizio sul Caso Titoli è l’emblema di quanto la narrazione politica, veicolata per anni e di quando in quando rilanciata, sia diversa e distorta rispetto alle risultanze delle indagini penali.  

Dei 14 tra capi e sottocapi di imputazione contenuti nelle cosiddette “ordinanze Morsiani”, lo stesso Commissario della legge ne ha archiviati dieci. Ed ha archiviato proprio quelli sui quali si è focalizzata la stagione di veleni, attacchi, insulti che hanno tramutato una indagine giudiziaria in uno scontro politico, nel quale non si è esitato ad additare connivenze e complicità che oggi vengono dunque dissipate. 
Viene così disposta l’archiviazione delle contestazioni più gravi, come l’associazione a delinquere, la corruzione e la truffa, che, tra l’altro, avevano portato a misure cautelari, personali e reali – custodia cautelare e sequestri – nei confronti degli indagati.

Misure cautelari che avevano avuto come immediata conseguenza, ai domiciliari disposti nei confronti di Daniele Guidi, la recrudescenza, fatale, della crisi di BancaCis. Disposta l’archiviazione, dunque, delle posizioni di Marino Grandoni, Roberto Moretti, Raffaele Mazzeo, Ugo Granata, Roberto Venturini e archiviate le contestazioni che venivano loro mosse.

Nessuna contestazione nei confronti di Francesco Confuorti, che non compariva neppure tra gli indagati e neppure, quindi, tra i rinviati a giudizio, benché la sua figura aleggi nelle ricostruzioni del Caso Titoli. Nessuna contestazione nei confronti dell’ex presidente di BcsmWafik Grais

Nessuna contestazione verso gli ex esponenti del Cda di Carisp, che pure erano entrati nelle ordinanze delle quali si era parlato pure in serate pubbliche. Nessuna contestazione per il commissariamento di Asset Banca. Decade dunqaue anche la questione, sul piano penale, che aveva lanciato ombre sulla gestione del commissariamento di Asset Banca. Per tutte queste ipotesi di reato, insomma, “non è stata raggiunta univoca prova della sussistenza, qualità ed intensità dell’elemento doloso”, scrive Simon Luca Morsiani motivando così l’archiviazione. Addirittura, quanto alla contestata corruzione, lo stesso Commissario della legge dice che “gli sviluppi istruttori non hanno consentito di pervenire all’univoco rilievo della penale rilevanza della circostanza contestata”. Alla fine della lunga indagine, insomma, le uniche accuse che rimangono in piedi sono sostanzialmente tre, a vario titolo, per i sette imputati: amministrazione infedele; rivelazione di segreto d’ufficio; bancarotta.

I rinviati a giudizio Il provvedimento che dispone il giudizio e contestualmente anche l’archiviazione della maggior parte dei capi di imputazione, trasmette gli atti al giudice del dibattimento per sette persone. Si tratta dell’ex Direttore di Banca Centrale, Lorenzo Savorelli, l’ex membro della vigilanza, Filippo Siotto e, quanto agli esponenti di Bcsm, Mirella Sommella, a sua volta membro, all’epoca, della vigilanza di Via del Voltone.

Oltre agli esponenti di Bcsm, sono stati rinviati a giudizio alcuni esponenti di vertice di BancaCis. Daniele Guidi, Amministratore e direttore Generale della banca, e i vicedirettori, Emilio Gianatti e Marco Mularoni. A giudizio anche Mario Fabiani, consulente di BancaCis e referente dell’istituto nei confronti di Savorelli

L’amministrazione infedele in Banca Centrale Due sono le imputazioni di amministrazione infedele: una contestata agli esponenti di Bcsm nei confronti dell’istituto di via del Voltone del quale erano funzionari, e una contestata agli esponenti di vertice di BancaCis. La prima contestazione di amministrazione infedele in concorso, dunque, vede accusati Savorelli, Siotto e Fabiani. I primi due Direttore e funzionario di Bcsm, il terzo consulente di BancaCis. Questa accusa è legata al “Caso titoli” propriamente detto. E’ infatti la contestazione per la quale i tre vengono rinviati a giudizio.

In particolare, Savorelli e Siotto, in concorso con Fabiani, stanti i consolidati rapporti personali esistenti con Francesco Confuorti ed il gruppo facente riferimento alla società Advantage Financial s.a., anche per agevolare un’operazione di finanziamento di sistema dell’ammontare di 250 milioni di euro già concertata tra il Direttore Davorelli e Daniele Guidi, per BancaCis, che avrebbe valorizzato BancaCis quale partner di Banca Centrale nell’impegno dei titoli in portafoglio di Banca Centrale quale garanzia di erogazioni di liquidità da parte di soggetti finanziari esteri e Advantage Financial s.a. quale controparte finanziatrice, perfezionavano la compravendita in oggetto nell’interesse di Banca CIS e dei clienti della stessa correlati a Francesco Confuorti, in particolare al fine di procurare alla società Advantage Financial s.a. ed alle, collegate, persone di Rosa Confuorti, Louise Manzon Confuorti, Okaue Chio (moglie di Filippo Siotto) il vantaggio della riscossione di un sovrapprezzo derivante dalla cessione dei titoli Demeter a condizioni imposte dalla parte venditrice e l’utilità del contestuale azzeramento dei crediti vantati da BancaCis nei confronti del gruppo “Confuorti” a condizioni migliori di quelle potenzialmente consentite in quel momento sui mercati finanziari, così compiendo atti dispositivi in danno del patrimonio di Banca Centrale perché immobilizzavano liquidità pari a 43.287.886,5 euro”. Sono dunque i due famosi investimenti da oltre 20 milioni di dollari il primo e da oltre 20 milioni di euro il secondo.

Per l’accusa, contenuta nel capo di imputazione, “la compravendita consentiva a BancaCis l’immediato rientro dei finanziamenti erogati al gruppo correlato a Francesco Confuorti ed in concreto il recupero della propria liquidità impiegata per l’acquisto diretto dei titoli Credit Suisse Demeter.

L’amministrazione infedele in BancaCis Su tale capo di accusa, il provvedimento che dispone il giudizio non è chiarissimo. Pare di capire, infatti, che da un lato annoveri il capo enumerato “7a” tra quelli per i quali è intervenuto il rinvio a giudizio. Dall’altro lato, però, ne stralcia i contenuti facendoli trasmettere ad altro inquirente, titolare di un fascicolo connesso sempre alle vicende Cis.

Quindi Morsiani specifica di avere modificato il capo “7a” contestando a Guidi, Gianatti e Mularoni il concorso nell’amministrazione infedele dei vertici di Bcsm, per l’erogazione della liquidità che questa ha concesso a BancaCis tramite diverse operazioni contestate.

Allo stesso tempo, però, lo stesso capo “7a” contestava in origine al Direttore e amministratore delegato di BancaCis, Daniele Guidi, e ai due vicedirettori Emilio Gianatti e Marco Mularoni, l’amministrazione infedele verso la banca di cui costituivano la governance. Questo per una serie di operazioni di credito concesse, secondo l’accusa, senza adeguate garanzie. Si tratta di una quindicina di finanziamenti che vanno da poche migliaia di euro, fino a crediti milionari, tra cui quello salito recentemente alle cronache legato alla operazione del villaggio turistico in Tunisia. Ci sono poi le vicende delle quali si è parlato ampiamente dei finanziamenti per il parco macchine di Ali Turki e altri affidamenti meno noti. Operazioni che secondo l’accusa sono state effettuate dagli amministratori in danno dell’istituto di credito.

Ora, quello che si comprende dal rinvio a giudizio, è che la contestazione su queste concessioni di credito, rese possibili delle iniezioni di liquidità fatte da Banca Centrale in BancaCis, è appunto oggetto anche di un altro procedimento, scaturito nel 2019 dalle segnalazioni fatte nell’ambito dell’amministrazione straordinaria dell’istituto. Per questo “al fine del coordinamento istruttorio”, le contestazioni di questi casi, o meglio di quelli connessi a quelli segnalati e indagati nell’altro fascicolo, vanno appunto coordinati. Quindi Morsiani ne dispone lo stralcio. Passaggio ingarbugliato, questo, che pare destinato comunque a fare discutere anche perché, tra l’altro, è già stato oggetto di istanze dei legali, come viene peraltro richiamato nel provvedimento che dispone il giudizio.

Rivelazione di segreto d’Ufficio A Savorelli, Siotto e Sommella è contestata la rivelazione di segreti d’ufficio, perché “raccoglievano, trattavano ed indebitamente rivelavano ad estranei, senza giustificato motivo, notizie, dati ed informazioni qualificate e riservate”. Informazioni che, come viene contestato e come era già emerso, i tre condividevano, tramite e-mail e messaggi, con Francesco Confuorti.

La bancarotta A Daniele Guidi, Emilio Gianatti e Marco Mularoni, viene contestata anche il reato di concorso in bancarotta perché “concorrevano a cagionare e progressivamente aggravare lo stato d’insolvenza dell’Istituto BancaClS con operazioni avventate, concretatesi in particolare nella erogazione del credito contraria alle regole di sana e prudente gestione bancaria in danno del patrimonio dell’Istituto, e con espedienti volti a ritardare il dissesto, segnatamente dissimulando il pregiudizio della perdita dì qualità effettiva del portafoglio crediti tramite una ristrutturazione meramente formale delle posizioni”.

Una contestazione, quest’ultima, formulata sulla base di una norma di interpretazione approvata a settembre del 2019, per dei fatti, però, che si sono verificati prima. Circostanza, questa, che probabilmente vedrà in sede di processo una discussione sulla irretroattività della legge penale.

La responsabilità della persona giuridica Tra i rinviati a giudizio c’è anche la persona giuridica BancaCis. Questo perché “in relazione alle condotte contestate a Mario Fabiani – in concorso con Savorelli e Siotto – consulente di Banca CIS cui la Direzione della Banca consentiva di agire per la persona giuridica stessa assumendo intese con Savorelli, tramite Siotto, commesse (anche) nell’interesse di BancaCis”. In sostanza, cioè, la persona giuridica BancaCis, oggi Bns, è imputata perché della amministrazione infedele contestata alle persone fisiche, e delle conseguenti erogazioni di liquidità, ha beneficiato in quanto persona giuridica.

Al momento la prima udienza non è stata ancora fissata. 

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