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Sono centinaia i risparmiatori del riminese che hanno investito e perduto i loro risparmi con le obbligazioni della Lehmann Brothers, con cifre che arrivano a toccare anche le 180mila euro. In Usa dopo i numerosi fallimenti bancari il Governo è intervenuto concedendo crediti nei confronti di questi istituti per salvare i piccoli risparmiatori e le aziende. Il Governo americano ha inoltre stanziato 17mila miliardi di $ di cui 14mila subito e 3mila a febbraio 2009 in favore del settore automobilistico. Sono soldi che dovranno essere restituiti. Questi provvedimenti evitano clamorosi fallimenti che avrebbero gravi ripercussioni sull’economia mondiale, ma allo stesso tempo mettono imprese e banche sotto stretta tutela e controllo.

Anche in Italia alcune banche, invece di preoccuparsi di investire i depositi dei risparmiatori sul territorio, hanno condotto a termine operazioni speculative, acquisendo per esempio proprio i titoli della Lehmann Brothers, che sono diventati carta straccia, gettando sul lastrico tantissimi risparmiatori.

Anche il Comune di Rimini c’è cascato: l’advisor che ha proposto i derivati doveva difendere gli interessi di Palazzo Garampi, non quelli della banca. Il Comune di Rimini ha lasciato sul campo 400mila euro e ho proposto già più volte in consiglio comunale che il comune si costituisse parte civile contro l’advisor, chiedendo anche un’indagine interna, per verificare che all’epoca della stipula del contratto fossero state prese tutte le misure necessarie.

Per fortuna il sistema bancario italiano è sano, perchè costituito soprattutto da banche locali, da crediti di tipo cooperativo, da casse di risparmio che operano in regime di monopolio, dividendosi la ‘torta’ in un territorio circoscritto. Non si fanno vera concorrenza fra di loro e sono riuscite ad impedire che l’Italia fosse invasa dalle banche straniere.

Ma per ottenere ciò, le nostre banche hanno prosperato applicando interessi esosi, chiedendo garanzie abnormi, iscrivendo ipoteche sugli immobili, tutelandosi con ulteriori firme di congiunti addirittura anche al di là della cerchia dell’impresa, a garanzia di concessioni di apertura di credito.

Se le banche si autodefiniscono ‘imprese’, ed infatti lo sono, come tutte le imprese devono stare sul mercato assumendosi anche i rischi. Un’impresa che investe può fallire. La banca, invece, non può fallire, perché investe denaro non suo, ma dei risparmiatori, si tutela fino all’inverosimile, e quando lo ritiene necessario chiede all’impresa di rientrare.

A Rimini il sistema produttivo è fatto di oltre il 90% di piccole e medie imprese che attraverso il ricorso al credito bancario hanno potuto procedere a ristrutturazioni, ampliarsi, pagando cospicui interessi. In questo momento di crisi chiediamo che gli istituti bancari non strozzino le nostre imprese perché il giro d’affari, a causa della crisi, cala. Soprattutto nel momento in cui le stesse banche tutto quello che hanno concesso lo hanno fatto ponendosi sotto ampia tutela ed il più delle volte ipotecando gli immobili e togliendo così la possibilità di metterli sul mercato.

Non è possibile pretendere che un’azienda in momentanea crisi possa reggersi da sola con gli ammortizzatori sociali pagati dalla collettività, né tanto meno con il fiato sul collo delle banche. Se ci troviamo in emergenza, ciascuno deve fare la sua parte, non solo l’impresa, ma anche il governo e soprattutto le banche. Che potrebbero abbattere tanti costi, ma non lo fanno. Ricordiamo sempre che i nostri risparmiatori debbono essere tranquillizzati perché la legge italiana prevede il fondo di garanzia bancario a loro tutela, escludendo chi invece investe in titoli e azioni.

Oronzo Zilli

Capogruppo An-Pdl

Consiglio Comunale di Rimini

info@oronzozilli.it

www.oronzozilli.it

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