Nuovo Quotidiano di Rimini: Il proprietario, che aveva affittato la gestione al prestanome, era all’oscuro del losco affare / Le mani della mafia sugli hotel / Operazione dei carabinieri, sequestrato l’albergo Mutacita di Miramare / Tre i denunciati: due detenuti napoletani e un pizzaiolo, la loro testa di legno
RIMINI – (ad.ce.) La criminalità organizzata, specie quella mafiosa, ha continuamente necessità di ripulire capitali sporchi, di provenienza illecita. Ed è proprio in momenti come questi, di forte crisi economica, che i malavitosi trovano terreno fertile. Soprattutto in territori come la Riviera ricchi di attività, ma poveri di liquidità. E così, basta trovare un personaggio pulito, incensurato, ma dalla moralità non certo specchiata, per concludere “l’affare”. E’ quanto emerso dall’indagine “Mirror”per la quale, ieri mattina, i carabinieri hanno eseguito il sequestro dell’hotel Mutacita, una struttura a due stelle, di via Lugano a Miramare: provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della città felsinea. Non l’immobile, il proprietario non era consapevole di cosa si celasse dietro quell’operazione, ma la gestione. Che M.R., napoletano 39enne, e G.R., 35enne di Matera, entrambi detenuti dopo gli arresti scattati tra aprile e maggio nell’ambito dell’inchiesta antimafia denominata “Mirror”, avevano affidato ad A.F., pizzaiolo 51enne di Caserta, ma residente da tempo a Rimini. Forte, in sostanza, fungeva da prestanome, detenendo il 33% delle azioni della società (il resto era degli altri due) che, peraltro, era stata acquisita il 18 aprile, pochi giorni prima che scattasse l’operazione Mirror. E proprio lui aveva siglato, col proprietario dell’albergo, il contratto d’affitto della gestione per l’estate 2013. (…)