Il Consiglio di Stato ha riconosciuto la natura di Associazione Sportiva Dilettantistica alle Giuggiole. Testualmente:
“ritenuta la sussistenza del fumus boni juris dei motivi di ricorso, considerata la natura di associazione sportiva dilettantistica della ricorrente e la qualificazione dell’attività esercitata dall’associazione come attività sportiva in ambiente outdoor”, considerato “il pregiudizio recato… accoglie l’istanza cautelare”.
Siamo, pertanto, molto dispiaciuti per le dichiarazioni dell’assessore Morolli, che solo poche settimane fa aveva comunicato attraverso i giornali che non ci fosse intenzione di nessun accanimento nei confronti dell’associazione ma una volontà di regolarizzazione. È interesse dell’Associazione la ripresa delle attività in collaborazione con le istituzioni e nel rispetto delle normative, nella totale trasparenza come fatto fino ad ora. Risulta però difficile svolgere il proprio lavoro quando ancora, a fronte di un giudizio favorevole della magistratura, il Comune insiste con parole non certo concilianti.
Non è interesse, né tantomeno scopo dell’Associazione quello di offrire un servizio educativo per minori.
Come Presidente sono stanca di dover difendere l’associazione da certe accuse.
Questa battaglia si gioca su un piano che non ci appartiene, il Comune si attenga alla normativa che regola il settore sportivo perché a quello noi apparteniamo.
Citando le dichiarazioni dell’assessore Morolli dai recentissimi articoli dei giornali: “la sentenza deve essere guardata con molta attenzione anche da via Aldo Moro e dall’assessore regionale Schleyn”.
Inquieta il fatto che si dichiari di voler interessare la politica su un’ordinanza di una magistratura superiore qual è il Consiglio di Stato, che si è limitata a chiarire la corretta qualificazione giuridica di un’associazione sportiva, definendone in maniera chiara l’attività svolta e soprattutto l’ambito di competenza sportivo, che non è in capo all’assessore Morolli.
Stupisce, quindi, che l’assessore Morolli insista su una legge regionale, parlando di bimbi di 2 anni, non richiamata dal Consiglio di Stato e non applicabile alle associazioni dilettantistiche sportive. In ogni caso, si chiarisce sul punto che i bimbi in prossimità di compiere tre anni presenti al momento dei controlli, erano solo 4 su 87 associati (tra bambini e adulti), tesserati esclusivamente per motivi assicurativi per un tempo limitato al fine di valutare la congruità dell’attività motoria proposta, in quanto figli e fratellini di associati. Tanto che non erano più presenti in associazione ancor prima dell’irrogazione della multa da 8mila euro.
Il Consiglio di Stato ha correttamente configurato l’attività dell’associazione, invece, come sportiva in ambiente outdoor. L’“attività di controllo durata mesi” a dire di Morolli, non ha evidentemente convinto la magistratura superiore, non essendo emersi elementi atti a smentire quanto da sempre dichiarato e provato dall’associazione.
Rivendichiamo quindi il diritto a essere un’associazione che svolge attività sportive outdoor con adulti e bambini, nel rispetto delle differenze individuali, con competenza, esperienza, amore e passione.
Che il Consiglio di Stato si presti a un “tana libera tutti” è una dichiarazione da parte di un assessore che lascia alquanto basiti e allarmati.
Abbiamo fiducia che il Tar bolognese seguirà la linea del Consiglio di Stato e non quella di un assessore comunale.
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