Rete interviene sul dibattito appena concluso in aula consiliare in merito alla questione Torre d’Avorio. A nostro avviso- scrive il movimento- se il governo fosse sicuro di aver ottenuto dei risultati inequivocabili nella scelta fatta verso la trasparenza con la stipula di accordi e convenzioni internazionali, allora avrebbe dovuto difendere in modo altrettanto inequivocabile quei risultati, pretendendo dall’Italia il ripristino di un rapporto di fiducia e rispetto.
La situazione è ben lontana dall’essere risolta: i controlli proseguiranno a pieno ritmo. L’unica differenza (non da poco, dal momento che almeno si ristabilisce il ruolo tra Stati) è che sarà San Marino a fornire i dati che l’Italia chiede attraverso una collaborazione amministrativa. Sempre più evidente ci pare il filo diretto tra l’ operazione Torre d’Avorio e la Voluntary Disclosure, che prevedeva che chi avesse portato dei soldi potenzialmente sporchi a San Marino li potesse far rientrare dichiarandone l’origine.
Certamente consideriamo la trasparenza un elemento fondamentale, ma un conto è creare un sistema collettivo che fa della trasparenza il proprio cardine per evitare di prestare il fianco a tentativi di rappresaglia dall’esterno, ben altro conto è la concessione di informazioni in un regime che la collettività crede essere di riservatezza! L’unica parola che ci viene in mente è “tradimento”.
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