L’Italia deve imitare la Repubblica di San Marino: test finale per i pazienti di Covid-19 dopo una quarantena di due settimane.
È quanto suggerisce il quotidiano italiano “Il Messaggero” in seguito alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal commissario straordinario per l’emergenza, Massimo Arlotti, sul contenimento della diffusione del coronavirus nella Repubblica di San Marino.
Se all’inizio dell’epidemia l’antica Terra della Libertà si affidava ai laboratori italiani per l’effettuazione dei propri test, riporta “Il Messaggero”, dal mese scorso l’Ospedale di Stato “svolge in autonomia sia le analisi con i tamponi, sia i test sierologici“. Ciò ha favorito l’avvio di uno studio che ha permesso di scoprire “come, nonostante l’asintomaticità, circa il 15% delle persone che avevano concluso la quarantena aveva ancora il tampone positivo”.
“Questo vuol dire che la quarantena di due settimane deve essere sempre conclusa da un test. Suggerisco di non interrompere le quarantene senza un controllo finale, anche perché la principale modalità di contagio è tra contatti stretti, conviventi o parenti”, ha infatti affermato di recente Arlotti sulla questione durante una videoconferenza del Gruppo di coordinamento per le emergenze sanitarie.
Infine, “Il Messaggero” evidenzia che dai primi di maggio sul Titano “è iniziato il programma di screening sierologico sui lavoratori, con tampone qualora necessario, che prestano servizio nelle aziende sammarinesi“. Da questa indagine “sono stati individuati 13 lavoratori frontalieri provenienti dall’Italia e positivi al virus Sars CoV-2, il cui nominativo è stato prontamente comunicato alla rispettiva Ausl di residenza“.
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