Patrizia Cupo di Corriere Romagna: SANITA’. Il primario fa chiarezza: la paziente è in attesa del risultato dell’amniocentesi, non è detto che abbia trasmesso il virus al figlio / Feto in pericolo, farmaco a pagamento / Una donna contrae il citomegalovirus, l’Ausl non passa la cura: 1.600 euro sul Titano
«Mille e 500 euro
per provare a salvare mio
figlio». Federica ha 23 anni,
è al quinto mese di gravidanza.
Un paio di mesi
fa, un test ad hoc le ha rivelato
di aver contratto il
citomegalovirus. Un’infezione
che comporta alti rischi
per il feto: due casi su
100 rischiano malformazioni
o problemi neurologici.
Né il test, però, né la
cura sono passati dal servizio
sanitario e così Federica,
dopo aver cercato
aiuto in altri centri come
quello pesarese, si è rivolta
a San Marino. «Tre giorni
di day hospital a 140 euro
al dì più il costo della cura.
Ho speso quasi 1.600 euro,
ma chi non se li può permettere?
». A chiarire la posizione
dell’Ausl è il primario
di ginecologia, Giuseppe
Battagliarin: «Qui
sono erogate tutte le prestazioni
contemplate dai
livelli essenziali di assistenza:
il test non c’è, ma
c’è l’amniocentesi per chi
ha contratto il virus». E Federica,
nonostante la giovane
età, dovrà sottoporvisi
tra poche settimane: sarà
quell’esame a chiarire
se il feto ha contratto l’infezione. Il farmaco richiesto
dalla ragazza, spiega
Battagliarin, è «oggetto di
due sperimentazioni: un
primo studio avrebbe evidenziato
una potenziale diminuzione
dei sintomi che
il virus provoca sul nascituro;
il secondo studio clinicamente
più attendibile,
ha smentito tali benefici, a
fronte di alcuni possibili
effetti collaterali». Per
questo, il medicinale in
vendita a San Marino ed erogato
solo da pochi centri
in Italia, è considerato inappropriato
e quindi non
erogato neppure a pagamento.
Federica aveva
chiesto di poter ottenere la
terapia, anche a pagamento,
a Rimini. «La paziente è
in attesa del risultato
dell’amniocentesi, non è
detto che abbia trasmesso
il virus al feto – conclude il
primario – per cui appare
inappropriato, somministrarle
il farmaco».