Per il terzo anno consecutivo si è svolta a San Marino la EDA Community Summer School, organizzata dal Dipartimento della Formazione dell’Università di San Marino.
EDA è acronimo di Associazione Europea per la Dislessia e la sua attività è finalizzata a fare incontrare i delegati delle diverse Associazioni europee per uno scambio di competenze e per fare conoscere le rispettive esperienze.
Per questa edizione si sono ritrovati i rappresentanti delle Associazioni Dislessia di Austria, Danimarca, Francia, Germania, Gran Britannia, Grecia, Italia, Lussemburgo, Spagna, Olanda, Svezia e, naturalmente, San Marino.
Gli interventi e le testimonianze che si sono succeduti nelle tre giornate hanno messo in evidenza la necessità di fare conoscere le conseguenze di questo disturbo dell’apprendimento non solo per i risultati nella carriera scolastica del dislessico, ma anche in riferimento alla possibilità di inserirsi serenamente nel mondo del lavoro e nella vita sociale.
In particolare si sono ribaditi alcuni punti da suggerire al mondo scuola per migliorare le prestazioni dell’alunno dislessico, suggerimenti che sono sicuramente validi ed efficaci per promuovere lo sviluppo di qualsiasi studente; offrire ad ogni alunno la possibilità di trovare un proprio stile di studio; dare a tutti i tempi giusti per rispondere ai test scritti; garantire la possibilità di fruire delle moderne tecnologie anche in ambito scolastico (per i dislessici sono ormai disponibili numerosi sistemi informatici compensativi studiati appositamente per questo disturbo); evidenziare non sempre e solo le problematiche riscontrate nell’alunno, ma promuovere e riconoscere le sue potenzialità positive.
La testimonianza diretta di una giovane dislessica italiana, che ha scoperto la sua disabilità solo all’età di 27 anni, ha posto in evidenza la fatica e la frustrazione subite durante il percorso scolastico ma anche la fantasia, la tenacia con la quale è riuscita a bypassare i suoi problemi di letto-scrittura, di memoria a breve termine, di difficoltà a gestire il tempo e lo spazio in modo coerente con lo stile dei cosiddetti “normodotati”. Avendo raggiunto la consapevolezza del suo problema solo così tardi, ha rivissuto tutta la sua dolorosa esperienza di studente “deludente” e comunque soprattutto deluso, perché consapevole delle sue pur buone, anzi ottime, capacità intellettive. E’ interessante notare che oggi questa ragazza, che ha descritto la sua esperienza in lingua inglese, sta frequentando un dottorato in Archeologia a Parigi e conosce bene quindi anche la lingua francese.
Il messaggio finale non poteva quindi che essere: ri-valutiamo il dislessico, scopriamo le sue capacità creative e facciamone tesoro per superare questo e i tanti problemi dell’apprendimento.
- San Marino. Live in the city con Tony Hadley (Spandau Ballet) e Margo’ 80
- Segretario Mussoni alla Conferenza Internazionale del Lavoro