Aboliamo le quote rosa… (non) sono solo parole

Aboliamo le quote rosa… (non) sono solo parole

Riceviamo e pubblichiamo

Gentilissimo direttore,

innanzi tutto la vorrei ringraziare, a nome mio e di tutte le donne, per la sua decisa presa di posizione di domenica scorsa, riguardo a commenti inappropriati e lesivi della dignità femminile comparsi su faceboock, che oltretutto non avevano nulla a che vedere con l’articolo di riferimento, che riguardava l’inquinamento ambientale. Questo non solo conferma la correttezza della sua linea editoriale, ma dovrebbe essere preso come esempio da chiunque abbia la responsabilità di diffondere informazioni. Perché purtroppo le molestie contro le donne, verbali e non solo, come sembrano confermare anche i recenti fatti di cronaca, continuano ad essere all’ordine del giorno.

Tuttavia non le scrivo per cavalcare l’onda dello scandalo: nel diritto e nella procedura penale, la presunzione di non colpevolezza è il principio secondo cui un imputato è innocente fino a prova contraria. Lasciamo che venga fatta chiarezza.

Pertanto oggi non toccherò, se non indirettamente, il doloroso tasto delle molestie e delle violenze sulle donne. Anche se è terribile e disumano che queste cose accadano ancora, credo richiedano una trattazione molto più attenta ed accurata. 

Non penso del resto che basti ricondurre queste cose ad un’atavica, primitiva volontà di dominio, che pure temo continui ad essere presente in molti uomini; credo che la questione sia molto più complessa e che occorra prima di tutto indagare il disagio che nella nostra società pervade ormai ogni categoria e ogni individuo, cercando di cogliere cosa si nasconda dietro ogni comportamento irrispettoso o aggressivo.

Resto convinta che alla base di tutto ci sia la necessità di lavorare per ricostruire una società più civile, soprattutto attraverso interventi mirati in campo educativo, sociale, psicologico.

E comunque c’è anche molto altro che riguarda le donne; oggi vorrei focalizzare la mia attenzione sulla condizione femminile nella società, in particolare quella sammarinese, anche se so già che scatenerò i “benaltristi”: c’è ben altro di cui preoccuparsi oggi, la guerra, i profughi, i rincari …

Le TV generaliste ci hanno abituati al martellamento ossessivo di notizie di attualità eclatanti che fanno scomparire per un certo periodo tutti gli altri avvenimenti; d’altra parte questa volta si tratta della guerra e ciò che sta succedendo in Ucraina e le sue conseguenze non possono non pervadere le nostre vite con angoscia e con timori. Questo non significa però che dobbiamo perdere la speranza né che dobbiamo rinunciare a portare avanti ogni giusta rivendicazione, visto che i problemi della quotidianità continuano a camminare al nostro fianco insieme a quelli del più vasto mondo, anche perché sono spesso indissolubilmente legati. 

Inizierei le mie riflessioni rifuggendo dal vittimismo ma rovesciando i punti di vista: è stata celebrata di recente la festa della donna; ecco, questa ricorrenza, io credo vada abolita. Non abbiamo nessun bisogno di essere festeggiate, tantomeno celebrate. Finiamola con la retorica e con le mimose. Abbiamo bisogno di rispetto non di fiori.     

Se poi vogliamo nominare questa giornata ricordando i motivi per cui è stata istituita, allora definiamola con il suo vero nome: “Giornata internazionale per il riconoscimento dei diritti delle donne”. Le parole non sono solo parole: sono, a seconda di come vengono usate, petali o pietre, soprattutto contengono concetti. 

Aboliamo anche l’espressione “quote rosa”: non c’è binomio più umiliante per le donne, perché le mette ancora una volta alla mercè delle scelte e delle decisioni maschili. Non vogliamo limiti numerici. Facciamo sparire questa espressione anche dai programmi di tutti i partiti che la sbandierano come vessillo di progressismo per conquistare più voti. Cosa vuol dire quote rosa? Dopo tante lotte, tante rivendicazioni costate care, siamo qui ad elemosinare dagli uomini spazi che ci spettano di diritto?

Di recente mi hanno fatto sorridere le parole della scienziata Amalia Ercoli Finzi, che è stata ospite in più di una trasmissione televisiva: “Io non sono favorevole alle quote rosa, ma sono contraria alle quote azzurre. C’è questa invasione degli uomini che occupano tutte le posizioni di potere. Abbiamo bisogno di opportunità e smettetela di chiedere l’eccellenza alle donne” 

Io aggiungerei però, specie per chi vuole assumere ruoli di guida, e dunque precise responsabilità nei confronti della collettività, che l’eccellenza deve essere richiesta a tutti. Che si parli di presidenti della repubblica, di segretari di partito o di manager, di dirigenti d’azienda, di direttori sanitari, scolastici o di uffici pubblici, non fa differenza. Chi vuole assurgere a ruoli di comando o di potere che comportano anche, anzi soprattutto, assunzione di precise responsabilità nei confronti di altre persone o della collettività, deve mostrare l’eccellenza. E quest’ultima consiste secondo me non solo nella necessaria preparazione e nell’intelligenza di esecuzione, ma anche nella trasparenza, nella levatura morale, nella capacità di provare empatia, ovvero di riconoscersi nei problemi delle persone, siano i sottoposti o la gente comune.  Se nell’individuo in questione ci sono tutte queste qualità che importa che si tratti di uomo o donna?

Credo anche fermamente un’altra cosa: siamo noi donne che se vogliamo avanzare sulla strada dell’emancipazione, non ancora percorsa per intero, dobbiamo dimostrare chi siamo e cosa valiamo, mettendo in gioco prima di tutto la nostra preparazione, le nostre capacità, la nostra umanità, correndo rischi, pagando per gli errori, sacrificando qualcosa: non pretendiamo che qualcuno ci spiani la strada.

E dobbiamo spiegare ad alcune fra le ragazze più giovani e non solo, che la libertà, anche quella sessuale, non consiste nel potersi mettere a nudo, in tutti i sensi, in TV o sui social. 

Lo so, sono una signora del secolo scorso, ma la dignità e il decoro per me sono alcuni fra i valori più alti che gli esseri umani possono esprimere e trasmettere. E questo vale anche per gli uomini.

Quanto alla solidarietà tra donne, che dovrebbe essere il primo caposaldo per la loro stessa affermazione in questa società, è tutt’altro che scontata. Per quanto mi riguarda ho conosciuto nel corso della mia vita e della mia carriera lavorativa donne straordinarie che ho ammirato per preparazione ed intelligenza, che ho sentito vicine per capacità empatica ed altruismo. Ma ne ho conosciute anche tante, troppe, perfide, malate di protagonismo ed antagonismo nei confronti delle altre. Certo anche i difetti come le qualità fanno parte dell’essere umano e dunque appartengono a tutti; ma la cattiveria delle donne nei confronti delle altre donne spesso supera di gran lunga quella maschile. Purtroppo. È necessario avere il coraggio di ammetterlo e cercare di porvi rimedio.

Voglio citare ancora una volta Amalia Ercoli Finzi, astrofisica, prima donna in Italia a laurearsi in ingegneria aereospaziale nei primi anni Sessanta, che racconta che quando negli anni cinquanta frequentava il liceo scientifico su 52 iscritti solo 5 erano donne e quando si iscrisse al Politecnico di Milano, scherza lei, tutti i fidanzati la lasciavano impressionati dai trenta e lode che accumulava in analisi matematica, fisica, geometria.

Eppure non solo ha raggiunto i suoi obiettivi: si è laureata in una facoltà allora prettamente maschile, è divenuta consulente per la Nasa (è stato dato il suo nome ad uno dei due rover che sarà inviato per cercare acqua su Marte), ma ha anche costruito una famiglia, messo al mondo 5 figli.

Nonostante le difficoltà che ha incontrato nell’ambito lavorativo, venendo spesso anche poco considerata o discriminata dagli uomini, ha tenuto duro e ha saputo dimostrare di essere un’ottima scienziata.

E quanti altri esempi di donne che ce l’hanno fatta senza invocare “quote rosa” si possono portare? Marie Curie? Rachel Carson? Rita Levi Montalcini? Dorotea Lange? Dolores Huerta? Amelia Eahart? Emma Mercegaglia? Samanta Cristoforetti? Patrizia Panico? Ilaria Capua? Bebe Vio? Ho pescato alla rinfusa nomi da diversi periodi storici, da diversi paesi e da ogni settore della vita quotidiana. Dalla scienza, alla fotografia, all’economia; dall’aviazione, al calcio, allo sport … ma quanti nomi femminili ancora possono essere fatti? Tanti.

E soprattutto quante storie di donne comuni eppure eccezionali potremmo citare anche solo desumendole dalla nostra esperienza? Ricordo negli anni Ottanta una giovane ragazza che, da poco diplomata, fu assunta in seguito ad un regolare concorso in una grande banca sammarinese e fu la prima, insieme ad una coetanea, ad entrarvi. In quel mondo di soli uomini nessuno l’ha incoraggiata o sostenuta: ha lottato con grinta, ha convinto con le sue capacità, la sua passione; ha fatto una bellissima carriera e nel contempo si è costruita una famiglia, ha messo al mondo dei figli … è una di quelle donne che non ha aspettato che le spianassero la strada: se l’è aperta. Certo le è costato: sacrifici, lotta ogni giorno contro i pregiudizi, momenti di sconforto. Ma ha vinto. Oggi in quella stessa banca la componente femminile, a quanto mi risulta, supera il 40 per cento, molte hanno ruoli di responsabilità significativi e il direttore generale è una donna …

E quante sono le donne che negli anni Ottanta del secolo scorso hanno cambiato il volto della politica e della società sammarinese, promuovendo innovazioni in campo sociale e legislativo? Ne sono al corrente le ragazze di oggi? 

Non vorrei più neppure sentire la vecchia storia che per gli uomini tutto è più facile, che non devono affrontare discriminazioni. Non è sempre così: anche per gli uomini, quando sono corretti e onesti, quando non sono raccomandati, la strada della conquista di ruoli di responsabilità non è meno lastricata di ostacoli di quanto non lo sia quella delle donne. E spesso sono uomini che condividono con le loro compagne la cura dei figli e della famiglia o che ne sostengono la carriera. Non è contrapponendoci agli uomini, ma lottando con loro per cambiare in meglio le cose che possiamo riaffermare la speranza. 

Anche se è purtroppo innegabile che ci sono ancora ambienti dove le discriminazioni sono forti. Però è necessario far leva sui cambiamenti in atto, che sono tanti. Consolidare le conquiste fatte e lottare per quello che ancora ci manca. La parità di salario in ogni settore ad esempio. E lottare per tutte le leggi giuste, non solo per quelle di genere. 

Smettiamola di piangerci addosso: ammettiamo che la società in cui viviamo ci permette di essere qualsiasi cosa vogliamo. Se questo richiede sacrifici, bene dimostriamo di saperli affrontare.

Tante donne di valore? Una di quelle possiamo essere noi.

Se poi “Maria Rossi” si sente realizzata facendo la casalinga e la madre di famiglia, perché no? Ogni scelta è un diritto e ringraziamo Dio di poter scegliere.

Auguri allora a tutte le donne e a tutti gli uomini che valgono e che credono ancora, nonostante tutto, di potersi realizzare e nel contempo rendere migliore il mondo mettendo al servizio degli altri, in ogni ambito possibile, la propria intelligenza, la propria preparazione, la propria onestà.

Senza chiedere a nessuno sconti o scorciatoie, semplicemente credendoci.

E quanto a noi sì, pretendiamo rispetto. Ma facciamo anche in modo di conquistarcelo.

 

Rosanna Ridolfi

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