Alberto Zorzi di Corriere del Veneto. Parla anche Colombelli

Alberto Zorzi di Corriere del Veneto. Parla anche Colombelli

Corriere del Veneto

INCHIESTA MANTOVANI

Parla anche Colombelli, interrogato per quattro ore

La difesa di Baita: non cambia nulla, aspettiamo il riesame. Top secret il contenuto delle dichiarazioni del titolare della Bmc Broker

Alberto Zorzi

 

VENEZIA — E’ arrivato all’ex Manifattura Tabacchi di piazzale Roma intorno alle 10, accompagnato dal suo avvocato Renzo Fogliata. Ed è uscito dall’aula degli interrogatori alle due e mezza del pomeriggio, quando le guardie carcerarie l’hanno riportato nel carcere di Santa Maria Maggiore. William Ambrogio Colombelli è stato interrogato martedì mattina per oltre quattro ore, compresa una piccola pausa a mezzogiorno. Il 49enne ex console a disposizione di San Marino, titolare della Bmc Broker, è accusato di aver prodotto oltre 20 milioni di euro di false fatture a Mantovani e alla sua controllata Adria Infrastrutture (ma con il sospetto anche per altre società tra cui Veneto Strade, Veneto Acque, Consorzio Venezia Nuova e Autorità portuale di Venezia) e per questo è stato arrestato un paio di settimane fa insieme ai manager delle due società Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo e al direttore finanziario Nicolò Buson. I capelli neri delle foto di qualche anno fa con l’ex governatore e amico Giancarlo Galan sono un lontano ricorso: ora Colombelli è brizzolato ed è apparso piuttosto provato.
All’uscita dall’interrogatorio, a cui hanno partecipato i due pm titolari dell’indagine, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, e anche tre finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Venezia, nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni. E’ piuttosto evidente però che, vista la durata, abbia dato numerosi spunti investigativi e chiarito la propria posizione. Ma non è dato sapere se abbia confessato le proprie responsabilità, se abbia scaricato le accuse su Baita, se soprattutto abbia fornito agli inquirenti delle informazioni utili sul secondo filone a cui mirano, ovvero quello di capire chi fosse il destinatario degli ingenti fondi neri creati con il meccanismo messo in piedi dal gruppo, a cui è stata contestata anche l’associazione per delinquere.
Dopo l’emissione della fattura da parte di Bmc, questa veniva infatti saldata da Mantovani o Adria Infrastrutture e subito Colombelli, in prima persona o tramite una segretaria, ritirava allo sportello della banca sanmarinese l’intera somma, salvo una quota del 15/20 per cento come «provvigione» per il servizio. Soldi che poi, secondo l’ordinanza del gip Alberto Scaramuzza, prendevano o la strada dell’Italia tramite Minutillo (che però ha negato questa accusa, dicendo che i soldi li portava sempre Colombelli, che in quanto console godeva di immunità diplomatica) oppure venivano depositati in conti sanmarinesi. L’ipotesi di lavoro di procura e finanza è che poi queste somme potessero essere impiegate anche per foraggiare la politica. Sul punto Colombelli potrebbe aver detto qualcosa, così come Minutillo, che peraltro la politica la conosce bene, essendo stata per anni, fino al 2005, assistente di Galan.
Il suo difensore Carlo Augenti, però, dopo l’interrogatorio della manager mestrina di lunedì scorso, ha detto che avrebbe solamente ammesso di aver saputo del sistema di false fatture, ma sminuendo il suo ruolo. Resta invece salda la posizione di Baita, difeso dagli avvocati Piero Longo e Paola Rubini. «Noi seguiamo la nostra strada, aspettiamo il riesame e ci faremo interrogare solo quando avremo studiato bene tutto il fascicolo – dice l’avvocato Rubini – abbiamo un cliente diverso». Laddove «diverso » può significare sia che è più inguaiato degli altri (il gip lo ha individuato come il «capo» dell’associazione per delinquere), sia che è più «forte » e che dunque, a differenza di Minutillo e Colombelli, potrebbe dimostrare maggior resistenza al carcere. L’appuntamento al riesame è dopodomani: Baita non ci sarà e forse nemmeno l’avvocato Longo, impegnato in questi giorni nel processo Ruby a Milano e che quel giorno dovrebbe anche partecipare all’apertura della Camera dei deputati dove è appena stato eletto. Martedì il consigliere comunale di Venezia Beppe Caccia ha depositato una proposta di delibera per istituire una commissione sul «ruolo della Mantovani, del Consorzio Venezia Nuova e delle società da essi controllate e partecipate nella vita economica e politico-amministrativa della città di Venezia».
Alberto Zorzi

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