Alfredo Manzaroli: la sfida riformista

Alfredo Manzaroli: la sfida riformista

Le elezioni di novembre, la sfida riformista per una nuova era della politica

Se un qualsiasi cittadino sammarinese degli anni ’80 fosse teletrasportato al tempo di oggi, oltre al probabile shock dato dal fatto che non esistono né macchine volanti, né robot superintelligenti che ci dominano, né tantomeno un programma televisivo alternativo alla ruota della fortuna, sarebbe stupefatto nel riscontrare che, in effetti, ben pochi cambiamenti, sia strutturali che culturali, siano avvenuti modificando la nostra Repubblica.
“Ma come, sono andato via nel ventesimo secolo, torno nel ventunesimo secolo ed è tutto uguale a prima?”, si direbbe il poveretto intento a capirci qualcosa.
Non occorre un grosso sforzo per constatare che in questi ultimi lustri il nostro Paese ha avuto uno sviluppo molto lento e insufficiente, al di sotto delle possibilità, a causa delle troppe opportunità non colte nonostante le infinite possibilità date dall’essere un piccolo Stato, sovrano e nel cuore dell’Europa.
San Marino sembra essersi accontentato di campare di luce riflessa, come il sosia di un grande attore che però non ha lo stesso talento.
In questo panorama ben poco esaltante, c’è però una grande novità che apre ad interessanti applicazioni pratiche: la nuova legge elettorale, che finalmente darà alla coalizione vincente la possibilità di governare in modo stabile e duraturo.
La stabilità, certo, dipenderà molto se a governare il Paese sarà una coalizione piuttosto che un’altra.
La tanto discussa legge elettorale si erge come potenziale spartiacque a cavallo tra un’era e un’altra della nostra politica; da una parte la politica delle alleanze dopo le elezioni, dall’altra quella delle coalizioni dichiarate prima del voto.
Come giovane che si è affacciato nel panorama politico proprio in questo momento cruciale, non posso che essere entusiasta testimone della trasformazione in atto.
Le elezioni di Novembre rappresenteranno un unicum nella storia della Repubblica perché per la prima volta la coalizione che governerà il paese potrà farlo nel novero di un contesto che era già perfettamente conosciuto sia dai partiti componenti la coalizione stessa, sia dall’intero corpo elettorale.
Chi andrà al governo dovrà sapere in anticipo che non ci potranno essere scuse. Non si potrà più scaricare la responsabilità sui propri alleati di governo con la scusa di non conoscerne a fondo gli intenti programmatici o tanto meno le regole di comportamento del buon governo: non si potrà più scaricare un alleato in cambio di un altro, altrimenti si riprenderà la via delle urne.
In questo contesto si sono andati delineando due poli, che poi hanno dato vita alla coalizione centro sinistra: “Riforme e Libertà” e a quella centro destra: “Patto per San Marino”. Chi scrive appartiene alla prima.
A prescindere dall’ipocrita routine dei sorrisi di circostanza con la controparte politica, mi sembra doveroso in primis rispettare gli avversari come persone, evitando così quella spirale di personalismi di cui spesso si tinge la politica, che porta più a distruggere che a costruire. Preso dunque atto che, a prescindere dall’ideologia e dalla visione del mondo che vanno comunque rispettate, tutti sono buoni, bravi, simpatici e bene intenzionati fino a prova contraria, mi riferirò esclusivamente ai partiti e alle forze micro e macroscopiche che li hanno aggregati o disgregati. Credo che i nomi delle due coalizioni rispecchino in modo egregio i valori in campo, perché lasciano evincere chiaramente qual è la priorità e l’imperativo categorico da realizzare.
Da una parte, quindi, una nuova sfida per il riformismo che da tanto San Marino attende, un riformismo moderno, equilibrato, lungimirante, che valorizzi le attuali risorse del Paese senza dimenticare di incentivare quelle nuove. Il tutto in un contesto liberale che muova l’economia, dia la possibilità ai giovani di emergere in un’ottica meritocratica, porti risorse allo stato affinché si migliori lo stato sociale, le pensioni, e la sicurezza delle generazioni future.
Dall’altra parte tutti gli altri, che costituiscono il polo conservatore e che, non d’accordo con questo progetto, hanno lasciato che l’intento aggregatore mosso a distruggere il riformismo fosse più forte delle insanabili contraddizioni interne, delle diversità ideologiche, delle antinomie programmatiche.
Il nodo cruciale della faccenda è tutto qui, è questo il motivo per cui un elettore avveduto deve dare la sua fiducia alla coalizione “riformista” piuttosto che a quella “conservatrice”. Nella nuova prospettiva introdotta dalla legge elettorale, i partiti che hanno dato vita a “Riforme e Libertà”, hanno avuto il grande merito di saper già ragionare in ottica di coalizione, valorizzando gli aspetti comuni del proprio modo di pensare e di agire, pur conservando intatte sia la dignità, sia le proprie peculiarità intellettuali e storiche. Questo dimostra senz’ombra di dubbio che dietro a quel nome così ambizioso “Riforme e libertà” ci sia una squadra vera, composta da persone già abituate a lavorare insieme, già pronta ad intervenire sui settori sensibili nell’attuazione di un “Programma di Governo” che è già stato approvato e che dà ampia garanzia di essere immediatamente attuabile e fortemente stabile.
Il nove novembre comincerà una fase nuova che deciderà definitivamente se San Marino potrà diventare uno Stato moderno o se rimarrà un bel Borgo Medioevale in tutti i sensi.
In ogni caso avremo una risposta, ma solo in un caso avremo un futuro

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