Angelica Bezziccari L’informazione di San Marino: Rane bollite

Angelica Bezziccari L’informazione di San Marino: Rane bollite

Angelica Bezziccari L’informazione di San Marino: Rane bollite

Le dimissioni di Giuseppe Arzilli, “l’orafo misterioso” della trasmissione Tv7 che ha svelato alle telecamere nazionali la procedura tramite la quale acquistare diamanti in contanti e in nero, portandoli fuori territorio con un certificato di riparazione, non sono altro che l’ennesimo sintomo di una malattia endemica da sempre presente nel corpo del territorio sammarinese, che si manifesta a tratti, altre volte si nasconde, altre volte si palesa esplicitamente per poi tornare a nascondersi, più o meno come un subdolo virus. Tale malattia ha tanti sintomi e un unico nome: disonestà.

Sarebbe
bello poter attribuire le responsabilità di una crisi che
sta toccando tutti i settori sociali a questo o quel partito, a
questa o a quella faccia. Di facce di partiti colpevoli o presunti
tali ce ne sono, senza dubbio, tanto che alcuni di questi sono
per la prima volta chiamati a rispondere di fronte a un tribunale.
Ed ecco sarebbe anche semplice se si potessero togliere dai
luoghi del potere alcune persone, alcuni incarichi dirigenziali,
per fare così la tanto agognata “piazza pulita”.
Tuttavia il susseguirsi di fatti più o meno criminosi, di malefatte
più o meno punibili, di arzigogoli legali e illegali più o
meno perpetuati in tutti questi anni fanno pensare con sempre
maggiore convinzione che ormai la disonestà non sia mai stata
patrimonio di pochi, degli eletti al governo o dei detentori di
piccoli grandi poteri, ma della maggior parte della popolazione,
a vari gradi e livelli.
Si include anche il settore del commercio al dettaglio, degli
evasori più o meno evidenti, degli amici degli evasori, dei prestanome,
dei corrotti e corruttibili in nome del voto di scambio,
dei vincitori di appalti e incarichi pubblici senza bandi di concorso,
degli inquinatori dell’ambiente, dei liberi professionisti
truffaldini…

Insomma si parla di un sistema delinquenziale che ha coinvolto tutte le categorie sociali, facendo supporre che sia quantomeno ingenuo attribuire la responsabilità di una crisi morale prima che economica solo alla politica, rincorrendo il trito e ritrito motto del “ora tutti a casa”. Ancor più destabilizzante è però il pensiero dei tanti, forse tantissimi che, pur senza commettere illegalità, sapevano come funzionavano – e ancora in parte funzionano – le cose a San Marino e non hanno detto nulla. Non hanno fatto nulla. Non hanno denunciato nessuno. Questa remissività e immobilismo della popolazione che causa tanti danni quanti ne causano i disonesti, è spiegato bene dal “principio della rana bollita” ripreso dal filosofo e sociologo Noam Chomsky per descrivere la società e i popoli che accettando passivamente il degrado, le vessazioni, la scomparsa dei valori, dell’etica, ne accettano di fatto la deriva.

La storia è questa: immaginiamo un pentolone
pieno d’acqua fredda, nel quale nuota tranquillamente una
rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian
piano. Presto l’acqua diventa tiepida. La rana la trova piuttosto
gradevole. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda, un po’
più di quanto la rana non apprezzi. La rana si scalda, tuttavia
non si spaventa. Adesso l’acqua è davvero troppo calda, e la
rana la trova molto sgradevole. Ma si è indebolita, e non ha
la forza di reagire. La rana non ha la forza di reagire, dunque
sopporta. Sopporta e non fa nulla per salvarsi. La temperatura
sale ancora, e la rana, semplicemente, finisce morta bollita.
Ma se l’acqua fosse stata già bollente, la rana non ci si sarebbe
mai immersa, avrebbe dato un forte colpo di zampa per salvarsi.
Questa storiella, che offre molti spunti di riflessione, è
un piccola ma chiara metafora dell’enorme importanza di avviare
i cambiamenti in tempo, quando ancora i fatti si possono
modificare. La catastrofe va prevenuta, i problemi andrebbero
risolti prima che diventino troppo grandi e ingestibili, prima
che degenerino in conseguenze irreparabili.
Invece per tanti anni il popolo sammarinese, come tante piccole
ranocchie, non ha fatto altro che cullarsi nel comodo tepore
di quell’acqua, rimandando fino all’estremo un qualche cambiamento
che forse invece era ancora possibile, pur sapendo
probabilmente che quell’acqua, quell’ambiente in apparenza
comodo fatto di fasullo benessere e momentanea ricchezza, ci
avrebbe prima o poi condotto tutti al medesimo destino, ovvero
a finire come tante piccole ranocchie bollite nello stesso
pentolone… che alla fine qualcuno poi mangerà.

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