Antica piadina, l’incontro con la Segreteria di Stato per il Lavoro

Antica piadina, l’incontro con la Segreteria di Stato per il Lavoro

L’azienda di Montegiardino, che occupa in gran parte manodopera femminile, chiude e trasferisce la produzione in Italia. Questa ennesima chiusura aziendale è da attribuirsi alla scarsa progettualità e carenza di investimenti fatti negli anni

13 novembre 2013 – È in programma domani pomeriggio alle 17.00 l’incontro tra le Organizzazioni sindacali e la Segreteria di Stato per il Lavoro sulle procedure per la riduzione completa del personale dell’Antica Piadina San Marino s.r.l., dopo che l’azienda ha deciso, con nostro grande rammarico, di trasferirsi a Riccione entro fine anno.

 La CSU che assiste il 90% dei dipendenti, oltre a garantire il corretto svolgimento delle procedure previste per legge (cosa peraltro mai messa in discussione da nessuna parte in causa), intende svolgere fino in fondo il proprio ruolo affinché le Segreterie di Stato competenti e gli uffici preposti trovino in breve tempo le soluzioni occupazionali più adeguate per ricollocare il personale, formato in gran parte da manodopera femminile. Questa ennesima chiusura aziendale è da attribuirsi alla scarsa progettualità e carenza di investimenti fatti negli anni per lo sviluppo dei settori produttivi di San Marino, e al perdurare del contenzioso con la vicina Italia, che tanti problemi ha creato alla nostra economia.

L’azienda adduce motivazioni dettate prima dalle problematiche legate alla “black list” che ha portato alla necessità di creare una sede produttiva in territorio italiano con conseguente aumento dei costi, e successivamente al fatto di non potere usufruire del marchio IGP che la “Piadina Romagnola” ha ottenuto. Questo fa molto riflettere sulle difficoltà che le aziende produttive stanno vivendo per il fatto di essere al di fuori dell’area economica della Unione Europea. Questo accade nonostante i ripetuti interventi avvenuti negli anni a favore dell’Azienda, tra riqualificazione ed altri sgravi.

Vi è, come detto, grande rammarico per la perdita di una realtà produttiva che occupa un numero significativo di lavoratrici da ormai 10 anni. La CSU chiede al Governo di mettere finalmente in campo una forte azione progettuale per il rilancio dell’economia, affinché tutti i lavoratori senza lavoro, ad iniziare dalla manodopera femminile che incontra maggiori difficoltà di ricollocazione, possano trovare i più adeguati sbocchi occupazionali.

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