Antonella Zaghini, La Voce di Romagna San Marino. “Nemmeno da morto”, Fantini

Antonella Zaghini, La Voce di Romagna San Marino. “Nemmeno da morto”, Fantini

La Voce di Romagna San Marino
”Ci rendiamo conto che sono reati gravi e i prossimi 10 anni li passiamo tutti in carcere? ”Cose che non farò neanche da morto”. Così Fantini alla proposta dei due segretari di Stato

Antonella Zaghini

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Da poco, a San Marino, si è insediato l’esecutivo del Patto. In una stanza di Palazzo Begni, il cuore del potere del governo sammarinese, uno dei due segretari di Stato presenti all’incontro ha messo sul tavolo la proposta che l’ex amministratore delegato della Cassa di Risparmio ha così sintetizzato: “Pagare più del dovuto e far transitare una parte del denaro su un’altra società con modalità inusuali”.

Il riferimento è al contenzioso che si è creato all’interno di Delta fra Cassa di Risparmio e Sopaf, per l’acquisizione delle quote di quest’ultima. “Segretario – gli domanda Fantini – le chiedo se ha finito il percorso, non volevo interromperla. Le volevo fare due domande. La prima, se c’è un collegamento fra questa vicenda e quella di Forlì? Perché dal ragionamento fatto, mi pare che ci possa esserci un collegamento”. Risposta del segretario di Stato: “Su questo sì”. “Ecco- prosegue Fantini – l’altra domanda è:Sopaf è quotata in borsa, se noi supponiamo di dare 50 lire a Sopaf e due lire, faccio per fare un esempio, ad altri, ci rendiamo conto che sono reati di una gravità e i prossimi 10 anni li passiamo tutti nel carcere?”.
Il suo interlocutore istituzionale ritorna quindi sulla possibilità della società lussemburghese. Allora Fantini gli spiega che “a priori sembra facile. (Ma) ogni volta che tolgo mille lire dalla Cassa per farli finire nel bilancio di quella là,
io faccio delle cose che non ho mai fatto e non farò neanche da morto, sono cose ricattabili che lasciano il segno. Bisogna fare un percorso netto, come abbiamo fatto con gli altri”, riferendosi all’operazione con il Banco che aveva poco prima venduto la sua quota azionaria. Quindi Fantini ritorna sullo “spauracchio Rossi”, sbandierato poco prima, “ce l’hanno già fatto. Quest’anno Segretario faccio 51 anni di banca. 51 anni fa avevo gli stessi problemi. Sono vissuto nella giungla e nella giungla continuo a rimanere. Di Rossi non ce ne sbatte un fico secco anche perché il nostro legale è Carlo Luzzi che è anche il legale della Banca d’Italia e sa perfettamente che noi non abbiamo fatto alcun intrallazzo con Bankitalia”.
Il segretario di Stato: “Questa è un’aggravante però … la loro politica è un attacco a Bankitalia”. Fantini: “Però Segretario io credo che chi ha rovinato il Paese sono gli intrallazzi, noi non ne abbiamo”. Ed ecco che di nuovo l’esponente di governo tira in ballo l’inquilino del Mef: “è molto attento Tremonti”. Ma Fantini taglia corto e gli ribatte: “Credo che il ministro dell’Economia sappia perfettamente che siamo limpidi e puri”. La discussione va avanti. I due interlocutori istituzionali tornano a premere affinché in Cassa si trovi qualcuno per andare all’incontro in cui si dovrebbe trattare il contenzioso. Nella conversazione si inserisce la quinta persona presente, legata a Delta, che fa presente la volontà di trovare un’intesa, ma attraverso “un percorso lineare d’intesa. Questo è essenziale, le aziende sono pulite e non hanno nulla da temere. Mi associo su questo al dottor Fantini, né nella Procura di Forlì, né nella Banca d’Italia. Avere la coscienza a posto su questi temi è importante”. Fantini domanda se martedì, giorno fissato per l’incontro, fosse tassativo, oppure se ci fossero margini di manovra. Un problema è che io e il segretario di Stato [alludendo all’altra presenza istituzionale, ndr] abbiamo un incontro con il ministero del Tesoro”, gli dice l’esponente di governo. “Un incontro importante – prosegue – e questo incontro è stato favorito dal colloquio con Tremonti … con il ministero dell’Interno…”, e gli fa capire quanto la questione sia importante per la politica italiana: “Rimandare a martedì equivale a dire, allora io getto la spugna e che in questo incontro i nostri colloqui sono chiusi qui”. Fantini cerca ancora di prendere tempo, ma dall’altra parte, per rafforzare l’importanza del vertice di martedì, si paventa persino che importanti giornali italiani potrebbero “picconare sulla Repubblica”. “Anche alla Sopaf – ricorda il segretario di Stato ai suoi interlocutori – gli devo dire: guardate purtroppo non ci sono le condizioni per affrontare il problema”. A questo punto il secondo esponente di governo entra nella discussione: “No, però chiariamo. Le chiedo soltanto di andare per ascoltare loro cosa vogliono, senza impegnarsi in nulla, perché l’impegno, ovviamente, alla fine di riferire al vostro gruppo”. il quinto personaggio domanda: “Andare a dare loro ascolto?”. “Ecco questo – gli risponde il secondo segretario di Stato – …, perché noi avremmo degli incontri importanti la prossima settimana e tutto quello che minimamente, lontanamente, può turbarci vorremmo toglierlo di mezzo. Andate lì e dite: Noi oggi siamo venuti ad ascoltare quello che ci chiedete, riferiremo e diciamo fra dieci giorni, una settimana, avrà la risposta. Non è che vi chiediamo di andare a chiudere”. “Non so – gli ribatte Fantini – rimango sorpreso che i destini di San Marino siano legati a questa vicenda”.

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