Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: Riciclaggio e autoriciclaggio, sequestrato oltre un milione

Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: Riciclaggio e autoriciclaggio, sequestrato oltre un milione

L’Informazione di San Marino

Disposto nei giorni scorsi
dal Commissario della Legge il rinvio a giudizio di Michelangelo Fedele


Riciclaggio e autoriciclaggio, sequestrato oltre un milione

Marito e moglie finiranno davanti al giudice. L’uomo legato in passato alla
cosca Piromalli, della ‘Ndrangheta negli anni Ottanta fu mandato in soggiorno
obbligato in Toscana
.

Antonio Fabbri

 

Riciclaggio e autoriciclaggio,
sotto sequestro oltre 1,1 milioni
di euro appartenenti a un
soggetto in passato legato alla
‘ndrangheta, cosca Piromalli, e
due rinvii a giudizio.
Queste le accuse e i provvedimenti
a carico di Michelangelo
Fedele, 68enne di Reggio Calabria
ma dagli anni ’80 residente
in provincia di Livorno, e della
moglie, Giuseppina Zambardino,
57enne originaria di Caserta,
che con lui finirà davanti al
giudice. Si tratta di un rinvio a
giudizio senza precedenti se si
considera che per la prima volta
vengono contestati e arrivano in
aula nel medesimo procedimento
comportamenti che integrano
gli articoli 199 bis e 199 ter del
codice penale sammarinese,
riciclaggio e autoriciclaggio,
appunto.
Un rapporto di antica data
Il rapporto di Michelangelo Fedele
con la banca sammarinese
risale alla fine degli anni novanta,
quando nel gennaio 1999 aprì
presso la Banca di San Marino
un libretto al portatore e qualche
giorno dopo un conto deposito
titoli presso la stessa banca. Poi,
tre anni dopo, aprì un conto corrente.
All’origine della provvista
c’è sempre stato il versato soldi
in contanti nel periodo compreso
tra il ’99 e il 2008. 17 versamenti
per un ammontare complessivo
di 1.128.000 euro. Questi
soldi, tra il 2002 e il 2010, furono
prelevati, sempre in contanti,
in una decina di occasioni e, per
altra parte, investiti in titoli che
fruttarono la bellezza di oltre
500mila euro.
Le movimentazioni venivano
disposte in parte dalla moglie
di Fedele, in particolare quando
questi era in carcere per una
indagine italiana, e in parte da
lui stesso fino ai primi mesi di
quest’anno. Ed è proprio per le
movimentazioni recenti, considerato
che le norme contestate
sono entrate in vigore dal 2008
in poi, che vengono mosse le
accuse.
L’adeguata verifica
Quando scattò l’adeguata veri-
fica, nel 2009, Michelangelo Fedele
dichiarò di essere imprenditore
nel settore dell’agricoltura e
delle foreste e giustificò l’apertura
del conto con lo scopo di fare
Disposto nei giorni scorsi dal Commissario della legge il rinvio a giudizio a carico di Michelangelo Fedele
degli investimenti. Nulla di strano,
se non fosse che l’imponente
mole di denaro movimentata
soprattutto in contanti, lasciava
agli inquirenti più di un dubbio
sull’attività del correntista e su
quella della moglie che risulta
casalinga. Così, da verifiche più
approfondite, è emersa tutta una
serie di precedenti dell’uomo a
carico del quale risultano condanne,
tra il 1983 e il 2001, per
i reati di sequestro di persona,
ricettazione ed estorsione. Oltre
a ciò emergono coinvolgimenti
più recenti in indagini sulla criminalità
organizzata. E’ il caso
dell’operazione del 2005, che
ha visto indagate 58 persone tra
cui Fedele, e il rinvio a giudizio
nel 2008. Un’indagine condotta
dalla procura di Livorno e nella
quale vennero contestati reati
di usura, furto, rapina, ricettazione,
riciclaggio, estorsione,
reimpiego di proventi illeciti.
il soggiorno obbligato
In quella indagine, denominata
“operazione Toro” il Pm
livornese, Roberto Pennisi,
aveva indicato a capo dell’organizzazione
criminale proprio
Michelangelo Fedele, giunto
in Toscana, a Donoratico nel comune
di Castagneto Carducci,
negli anni ‘80 per in soggiorno
obbligato dopo essere stato
legato al clan dei Piromalli
affiliato alla ‘Ndrangheta.
Secondo l’accusa, in terra toscana
l’uomo, originario di Rizziconi
a due passi da Gioia Tauro
in provincia di Reggio Calabria,
aveva ricreato una organizzazione
criminale della quale era
a capo, dedita ad una serie di
reati che spaziano dall’usura al
riciclaggio, dall’estorsione alla
rapina.

Nel tempo, inoltre, Fedele è riuscito
ad accumulare un ingente
patrimonio immobiliare che
conta oltre 100 immobili di sua
proprietà, tutti in provincia di
Livorno, tra terreni e fabbricati.
Per questo risulta essere uno
degli uomini più ricchi della
provincia toscana. Ricchezza
immobiliare, questa, che anche
per gli inquirenti italiani, come
per quelli sammarinesi, non
troverebbe però giustificazione
nell’attività dichiarata dall’uomo.
Come per l’accusa non
trova giustificazione il denaro disponibile sui conti sammarinesi.

I sequestri L’indagine sammarinese lo
scorso marzo ha visto dunque
scattare il sequestro disposto
dal Commissario della legge
Alberto Buriani che si è occupato
del caso. Sequestro dei
denari depositati sui rapporti
presso la Banca di San Marino
riconducibili al Fedele e alla
moglie, che hanno al proprio
attivo una provvista di almeno
1.128.000 euro. Denaro
congelato, dunque, in attesa del
giudizio sul caso per il quale
in questi giorni è stato invece
disposto il rinvio a giudizio. Da
fissare la data del processo

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