Antonio Fabbri – L’informazione: “Dalle carte sequestrate emerge un desolante scenario” rilevano i magistrati nella nuova inchiesta a carico di Podeschi e Phua / Ambasciata a Phua, per penale e carichi pendenti ci si accontento’ di un’autocertificazione /

Antonio Fabbri – L’informazione: “Dalle carte sequestrate emerge un desolante scenario” rilevano i magistrati nella nuova inchiesta a carico di Podeschi e Phua / Ambasciata a Phua, per penale e carichi pendenti ci si accontento’ di un’autocertificazione /

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino

“Dalle carte sequestrate emerge un desolante scenario” rilevano i magistrati nella nuova inchiesta a carico di Podeschi e Phua

Ambasciata a Phua, per penale e carichi pendenti ci si accontento’ di un’autocertificazione

Ecco i carteggi, le e-mail e i documenti il governo deliberò addirittura prima di avere tutta la documentazione

Antonio Fabbri

Sulla nomina di Phua, che fu oggetto
secondo la magistratura,
della tangente pagata a Claudio
Podeschi, gli inquirenti scrivono
a chiare lettere che “dalle carte
sequestrate emerge un desolante
scenario, in cui i funzionari
pubblici di alto livello sembrano
ormai assuefatti (ed indifferenti)
rispetto al turpe scambio di favori
o semplici condizionamenti che
i membri di governo riescono ad
esercitare l’uno sull’altro”.
Nel suo intervento di ieri l’allora
Segretario di Stato agli Esteri Antonella
Mularoni affarma che non
le risulta scambio di favori in
Congresso di Stato. Nel suo intervento
di ieri ha anche affermato:
“All’epoca il signor Phua aveva
presentato un certificato penale
dal quale non emergeva alcun
problema, così come nulla di penalmente
rilevante era emerso
da verifiche informali fatte a latere”.

Eppure Phua un certifcato penale e dei carichi pendenti propriamente detto non lo presentò. Presentò, semmai, una autocertificazione (sotto a sinistra), che è carta ben diversa, ma il passaporto diplomatico gli venne dato lo stesso. Peraltro, quando il governo lo nominò ambasciatore, l’1 febbraio 2011, neppure l’autocertificazione era nella pratica, dato che questa è datata 10 marzo 2011. Come dire che la nomina avvenne sulla fiducia. Anche le verifiche a latere, evidentemente, lasciarono a desiderare, tanto che dal Dipartimento Esteri per sapere semplicemente l’indirizzo al quale recapitare il rinnovo della convenzione tra la Segreteria di Stato e l’ambasciatore a disposizione Phua Wei Seng, dovettero chiedere a Claudio Podeschi che, a dicembre 2012, non era neanche più ministro. D’altra
parte, che prima fosse stato lui a
premere per il rilascio del passaporto
diplomatico a Phua, risulta
dai carteggi e dalle e-mail che
si scambiarono i funzionari tra
loro. Documenti che si trovano
nel materiale sequestrato presente
anche tra le carte dei faldoni
già pubblicati del processo “conto
Mazzini”, al vaglio del giudice
di primo grado.

Da quelle carte emerge che la
pratica non venne istruita dal
Dipartimento Esteri proprio
direttamente, ma si passò, evidentemente,
per la Segreteria
alla Sanità. Il funzionario degli
esteri Luca Brandi richiese alla segretaria di Claudio Podeschi la
documentazione necessaria per
rilasciare il passaporto diplomatico.
La richiese il 9 marzo 2011,
evidenziando che era necessario,
per il rilascio del passaporto diplomatico,
il certificato penale e
dei carichi pendenti tradotto in
inglese (e-mail sotto a destra).
La solerzia della Segreteria alla
Sanità un “certificato” lo fece
arrivare, ma non era – stando
agli atti sequestrati dalla magistratura
a Palazzo Begni – un
certificato penale ufficiale vero
e proprio, bensì una autocertificazione
datata 10 marzo 2011,
tradotta pure in italiano maccheronico,
dove “marzo” era diventato
“marcio”, segno che forse
qualcosa che puzzava c’era già a
partire da quella data. Tuttavia fu
sufficiente questo per rilasciare il
passaporto diplomatico il giorno
dopo. I primi viaggi Phua li fece,
a vedere i timbri sul passaporto(documento sempre agli atti delle
carte del conto Mazzini) non in
Montenegro dove era ambasciatore,
bensì in Cina a Hong Kong
e Macao. Per trovare un timbro di
Podgorica, quindi dello Stato dei
Balcani dove doveva rappresentare
come diplomatico San Marino,
bisogna arrivare al 21 settembre
2011. Tra l’altro, dei timbri
sul passaporto diplomatico, solo
pochissimi sono del Montenegro.
Gli altri riguardano tutti passaggi
di frontiera tra Cina, Macao e
Hong Kong, appunto, centri degli
affari del malese. Ma era talmente
tutto chiaro quando venne
nominato Phua – la delibera del
Congresso di Stato è datata 1 febbraio
2011 e il rilascio del passaporto
diplomatico è dell’11 marzo
– che ancora il 19 dicembre del
2012, quando c’era da inviare il
rinnovo della convenzione, dal
Dipartimento Esteri erano dietro
a cercare l’indirizzo dell’Ambasciatore
a disposizione. Circostanza
curiosa che emerge dallo
scambio di e-mail, sempre agli
atti del fascicolo del processo già
in primo grado, tra funzionari
degli esteri (sotto al centro).
Anche in quel caso, benché dopo
le elezioni del novembre 2012
fosse cambiato il governo e Podeschi
non fosse più Segretario
di Stato, i funzionari dovettero
chiedere a lui dove trovare Phua,
nonostante questi fosse già Ambasciatore
per San Marino da oltre
un anno e nove mesi.

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