Antonio Fabbri – L’informazione, De Biagi: seicento milioni di lire di sovrapprezzo per le quote Bcs

Antonio Fabbri – L’informazione, De Biagi: seicento milioni di lire di sovrapprezzo per le quote Bcs

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: De Biagi: seicento milioni di lire di sovrapprezzo per le quote Bcs 

SAN MARINO. Due miliardi e 100 milioni di lire per il 10% delle azioni della banca. Tanto ha dichiarato di aver pagato le quote di Bcs, Germano De Biagi, testimone della mattinata di ieri del processo conto Mazzini. Un acquisto quote con la “cresta”. 

Un sovrapprezzo rispetto al valore reale del capitale sociale di 600 milioni di lire.

Le “spese tecniche”Perché lei pagò 600 milioni in più rispetto al valore delle quote?”, è stata la domanda del giudice Gilberto Felici a De Biagi. 

Allora mi posi questa domanda anche io. Mi auguro che si trattasse di un valore aggiunto. Quando lo chiesi a Roberti e Bruscoli mi dissero che si trattava di ‘spese tecniche’, facendo un mezzo sorrisino”.

De Biagi, alla domanda se il sovrapprezzo
fosse una dazione
illecita, ha dichiarato che non approfondì
la cosa, perché ritenne
comunque si fosse trattato di un
buon affare.


“Era un periodo – ha comunque
dichiarato – in cui qualcuno parlava
di valigette, di cose di questo
tipo. Roberti mi disse che aveva
accompagnato personalmente
Giovanni Sozzo nella sede della
Democrazia Cristiana e del Partito
socialista Dc con delle valigie
con soldi dentro. Non so se fosse
vanto o realtà”
.

Le parti civili hanno poi chiesto
se dell’intenzione di acquistare
quote della banca, ne avesse mai
parlato con Stolfi. “”, ha detto
De Biagi, che però ha specificato
che l’allora Segretario di Stato
non si occupò mai della trattativa.
Perché ne parlò con Stolfi?”,
hanno i legali.
Ritengo che all’epoca fosse un
personaggio politico importante
e avesse anche dell’ascendente
sugli imprenditori. Inizialmente
– ha aggiunto De Biagi – dovevo
acquisire quote di Ibs. Non se
ne fece niente perché la famiglia
di appartenenza scelse un’altra
persona
”. De Biagi, che ha ripercorso
anche la sua trentennale
carriera politica, ha affermato
di essere stato socio di Bcs dal
2001 al 2010. Ha definito quanto
accaduto nella banca una delle vicende
più tristi della sua carriera
politica. Dell’anagrafica “Mazzini”
De Biagi ha detto di non aver
mai saputo nulla. “Sono proprio
un coglione
”, ha aggiunto scherzosamente.


La truffa Gival
Tra le vicende buie visttute, l’ex
consigliere e tre volte Reggente,
indica quella della truffa Gival.
Quando entrai tra i soci della
banca mi sono comportato da
commerciante e tutti i conoscenti
che avevo li invitavo a lavorare
con la banca. Tra questi anche
il responsabile della Gival. Per
questo quella perdita venne addebitata
a me, perché avevo presentato
io il cliente. In realtà
–ha
detto De Biagi– io lo presentai
soltanto
”. De Biagi indica questo
come un esempio del fatto
che non tutte le pratiche passassero
per il Cda. “A fronte di un
finanziamento contro garanzia
di 5 milioni vennero dati oltre 30
milioni. In Cda venne solo la pratica
con affidamento garantito…
Poi però aumentò fino a 30 milioni”
,
ha detto De Biagi.

Della truffa Gival, di 19 milioni
ne furono recuperati otto. Poi
c’erano le parcelle a chi li aveva
trovati, Marcucci e Kankun.
Quest’ultimo, che non ho mai
visto, lo associo al recupero di
quella somma e al fatto che venne
proposto per lui un compenso di
500 mila euro
(prima trance di un
compenso concordato di 1milione
di euro, ndr.). Quel compenso ci
stava. Lui diceva di avere al suo
fianco i servizi segreti libici. Era
l’anello per arrivare ai truffatori.
Ma non c’erano solo i soldi dati
a Kankun, c’erano anche sconti
verso chi aveva fatto la truffa. Per
questo mi opposi nel cda. Avevo
comunque capito che non era il
mio mestiere fare il banchiere.
Ci siamo fidati di quello che ci
hanno detto Bruscoli e Roberti.
Loro erano un po’ i factotum. Ci
avevano dato rassicurazioni sul
recupero dei soldi
”.

La vicenda di Mirella Frisoni
Dopo che esplose la vicenda del
conto Mazzini, rividi Roberti –ha detto De Biagi– che mi chiese:
mi fai conoscere la Frisoni? Io in
buona fede chiamai Mirella Frisoni
che conosco da tempo e la
settimana dopo l’accompagnai da
lui per un caffé. Non ascoltai di
cosa parlassero. Dissi a Roberti:
non vorrei che tu la registrassi…”
Invece così avvenne, tanto che
dopo quell’episodio “Mirella Frisoni
mi ha tolto il saluto, perché
ritiene che l’abbia attirata in una
trappola”, ha detto De Biagi.

La testimonianza
del presidente Malpeli
Dopo l’ex consigliere socialista
nella mattinata ha deposto anche
una dipendente. In questo caso,
come già accaduto ad altri dipendenti
ascoltati, sono stati parecchi
i “non so” e “non ricordo”. Quello
che è emerso è stata una operatività
quanto meno anomala.
Poi nel pomeriggio è stata la volta
dell’ex presidente Marcello Malpeli,
il quale ha ripercorso quali
fossero le regole dell’epoca ed
ha contraddetto la versione che
era stato resa la scorsa settimana
dall’ex Direttore Generale,
Gilberto Canuti. Questi aveva
affermato che dell’operatività sui
libretti era stato messo a parte
anche il presidente il quale aveva
rassicurato il direttore. Non così
per il presidente che ha negato
di aver rassicurato il direttore
sull’utilizzo dei libretti. Malpeli
ha anche ritrattato una dichiarazione
scritta che aveva fatto a
favore della difesa di Marcucci.


Oggi si prosegue con altri testimoni.

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