Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Entrature, pressioni, intrecci nella nascita della Compagnia Sammarinese di assicurazioni

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Entrature, pressioni, intrecci nella nascita della Compagnia Sammarinese di assicurazioni

L’informazione di San Marino (10-09-2015)

Interrogatori Tangentopoli-Mazzini. Testimonianza di Dughera: “Mi venne detto che senza l’appoggio della politica io avrei chiuso”

Entrature, pressioni, intrecci nella nascita della Compagnia Sammarinese di assicurazioni

Antonio Fabbri

Le operazioni per la nascita della Compagnia Sammarinese di Assicurazioni raccontano di “entrature” e di rapporti con la politica italiana e sammarinese. Ne parla il presidente della Csa, Gianfilippo Dughera in un interrogatorio

nel quale racconta di
un singolare incontro a Reggio
Emilia al quale l’ex Segretario
agli esteri Fiorenzo Stolfi arrivò
con l’auto blu. All’incontro c’era
pure l’onorevole Sergio Pizzolante.
I due, secondo quanto
riferisce Dughera, “proposero
espressamente” che venissero
loro intestate delle quote, “il
25% delle azioni della CSA, il
che avrebbe significato che gli
altri soci avrebbero dovuto versare
per loro 1.250.000 euro”.
Dughera dice pure che a questa
proposta fece per andarsene, ma
fu invitato a restare perché gli
dissero “che Jovine (Umberto,
il quale disse di rappresentare
il gruppo di Ermenegildo Zegna,
ndr.) avrebbe sottoscritto il
37,50% del capitale. Così fece
con fondi che a me arrivarono
tramite le banche e furono versati
sul conto vincolato previsto
dalla legge”, dice Dughera.
Nel proseguo dell’interrogatorio
in qualità di testimone il
presidente di Csa parla quindi
di come vennero suddivise le
quote e i passaggi che fecero,
della trafila politica per ottenere
la società, delle pressioni politiche.
Attesta anche come le
quote fossero possedute tramite
fiduciarie dai reali beneficiari,
o presunti tali, considerato che
emerge pure che ci sono quote
che di fatto appartengono a chi
non figura neppure tra i reali
beneficiari.
“Il mandato a Trecentouno
concernente la partecipazione
in Csa nella misura del 37,50%
era stato da me conferito. Un
ulteriore 15%, sempre detenuto
tramite Trecentouno, invece era
stato conferito, suppongo, da
Macchiaverna e Laurenti”, altri
due soci della Cs. Questo dunque
il quadro di una buona fetta
di quote della compagnia”.

Il rapporto con il governo
Nel 2008 Dughera non riesce ad
ottenere la licenza della compagnia.
“Nonostante le numerose promesse”, dice lui. Benché il
tira e molla politico fosse iniziato
prima, è il governo successivo
a dare il via libera a Csa.
“Nell’agosto 2008, nell’arco
di una giornata, il 7 agosto, incontrai
tutti i Segretari di Stato
ad esclusione di Foschi che era
assente – racconta Dughera –
con Stolfi l’incontro fu una mera
formalità, molto breve, con Macina
e Mularoni fu un incontro
cordiale, mi rassicurarono sul
pronto rilascio della licenza
e sulla bontà dell’operazione.
Nell’occasione io ero accompagnato
da Valentini”.
Quel governo era formato da
Su, Psd, Ddc e Ap. Per cui
Dughera incontrò anche “Tito
Masi il quale mi disse che avevo
scelto il momento sbagliato per
fare impresa a San Marino dal
momento che l’economia doveva
soggiacere alla politica. Nel
frattempo io avevo adottato le
misure strutturali ed organizzative
per assicurare l’autonomia
tanto gestionale quanto tecnica
della azienda, dotandola di un
sistema informatico separato
costruito ad hoc e rafforzando
una gestione prudenziale attraverso
un’oculata gestione delle
riserve seguita da un attuario
della Csa. Medio tempore Bossone
era subentrato a Valentini
e in Banca Centrale il settore
assicurativo veniva seguito da
Papi e da Vitali”.

Cambia governo
e Dughera incontra Gatti
“Nonostante le numerose rassicurazioni
ricevute la licenza non
venne mai rilasciata, con le elezioni
che si tennero nel 2008. La
compagine di governo era completamente
diversa. L’8 gennaio
2009 incontrai il Segretario di
Stato alle Finanze, Gabriele
Gatti, a Palazzo Begni, il quale
mi rappresentò che il settore assicurativo
non era tra le priorità
del Governo, mi espresse inoltre
un vivo disappunto per la presenza
in seno al CdA del Vice
Presidente, Jovine. Al riguardo
mi specificò di aver avuto con
Jovine all’epoca dell’approvazione
della normativa contro le
doppie imposizione perché Jovine
collaborava con il Segretario
Stolfi”. Come si risolse la questione?
Con delle dimissioni, spiega
Dughera.
“Jovine decise di mollare quando
nel primo consiglio successivo
all’incontro di gennaio gli
comunicammo, il 3 febbraio,
che la sua presenza costituiva
un ostacolo. Il figlio Luca Jovine
disse di voler vendere le
azioni. Per riacquisire le azioni,
pagai un prezzo inferiore al valore
nominale, sebbene maggiore
all’investimento, nonostante,
ovviamente, la compagnia non
avesse avuto perdite. Rincontrai
Gatti il 4 e il 9 febbraio, il 6
marzo e il 12 marzo. Incontrai
Papi il 5 marzo. Seguirono anche
altri incontri”.

I “soci” sammarinesi. Nell’interrogatorio di Dughera, questi parla della pressioni dei “soci” sammarinesi. “Soci” che rappresentavano in realtà altri soggetti, evidentemente politici, la cui influenza si spingeva fino all’assunzione dei dipendenti della Csa.

“Le pressioni che i “soci” sammarinesi
pretendevano di esercitare
si spingevano fino alla
scelta dei professionisti”, dice
infatti Dughera. “Le pretese
erano giustificate con l’esigenza
di privilegiare i professionisti
vicini agli stessi soci. Altrettanto
vale per i dipendenti. Addirittura
si spinsero fino al punto
di pretendere la nomina di un
vice direttore amministrativo.
L’indicazione cadde su persona
priva della professionalità necessaria.
Dovetti licenziarla e
darle la buonuscita. Mentre mi
si accusava di voler fare quello
che volevo, senza curarmi della
loro qualità di soci, al tempo
stesso mi si faceva chiaramente
capire che la mia presenza
imprenditoriale non era stabile
a San Marino in ragione della
mia provenienza italiana, e
della mancanza di un referente
sammarinese. Mi venne detto
senza l’appoggio della politica
io avrei chiuso. Ebbi riprova
dell’animosità con cui veniva gestito
il rapporto con me quando
sentii l’attacco sferrato da Stolfi
in Consiglio Grande e Generale
nei miei confronti e quando
mi venne rifiutata la residenza,
prima a me e poi a mia moglie.
Solo dopo due anni sono riuscito
ad ottenere la residenza per mia moglie”.

Il “paese per furbi vietato agli onesti”. Il quadro descritto da Dughera, dunque, rileva un forte interessamento di esponenti politici e di governo all’operazione Csa. Prima Stolfi che con Pizzolante propone di ottenere, pagato da altri, il 25% della compagnia. In quella legislatura la nascita della Csa viene predisposta, ma non viene concessa dell’esecutivo. E cambia governo. In carica c’è l’esecutivo del Patto e alle finanze c’è Gatti che, stando a quanto dice Dughera, di pretese avanza le sue. Fa mettere da parte un socio, Jovine, quello che tra l’altro aveva versato l’importo di quelle quote una parte delle quali è finita di fatto a Stolfi poi, alla fine intestata “gratis” a Dennis Guerra. Di seguito qualcosa cambiò, forse per la pretesa di Gatti di far fuori Jovine o forse per altre invadenze politiche. Sta di fatto, riporta sempre Dughera nell’interrogatorio, che in Consiglio Stolfi lo attaccò e questo fece infuriare il presidente della Csa che il 24 febbraio 2010 diramò il famoso comunicato stampa nel quale descriveva gli incontri con i membri di governo, come riportati anche nell’interrogatorio agli atti del conto Mazzini, e parlava di San Marino come “paese di furbi vietato agli onesti”.

La distribuzione delle quote
Il 37,5% rilevato da Jovine per le
pressioni di Gatti, dice Dughera,
finì a diversi “effettivi beneficiari”,
o che almeno risultavano
tali. “La partecipazione del
37,5% che io avevo acquistato
da Luca Jovine e che detenevo
tramite Trecentouno, su mia
richiesta, venne assegnata agli
effettivi beneficiari economici
come mi erano stati indicati, ossia
Guerra Dennis per una quota
del 4,50%, a Maurizio Ceccoli
per il 2,5%, a Geri per il 2,5%,
a Emanuela Conti per il 2,5% e
Maria Clara Bidini per il 4,5%.
La parte residua pari al 4,6%
corrispondeva a 230.000 euro
che, a seguito del mancato ripianamento
delle perdite del 2013,
è scesa a 190.900,00 euro. La
scrittura venne formalizzata il 1°
febbraio 2013 e venne predisposta
da Valentini (Antonio, ndr.).
Il meccanismo dell’operazione
di finanziamento e l’opzione di
trasferimento delle quote – prosegue
Dughera – venne escogitata
da Valentini e attuata da
Trecentouno”.

“Niente affari
con Gatti e Podeschi”

L’interrogatorio si conclude con
la richiesta dei magistrati sui
rapporti con Gatti e Podeschi.
“Con Podeschi non ho avuto
rapporti – dice Dughera – Non
ho avuto nessun rapporto d’affari
neppure con Gabriele Gatti.
Le figlie di Gabriele Gatti e di
Podeschi lavorano presso Csa.
Un’altra figlia di Gatti è sindaco.
La presenza di familiari di
Gatti e di Podeschi non ha nulla
a che vedere con loro”, conclude
Dughera

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