Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Fincapital era esposta per 30 milioni con Bsm senza dare alcuna garanzia

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Fincapital era esposta per 30 milioni con Bsm senza dare alcuna garanzia

 L’informazione di San Marino

Nel processo ai vertici
della finanziaria depone l’ex
direttore generale Tagliaferro
. Ecco come andò l’accordo con le banche

“Fincapital era esposta per 30 milioni con Bsm
senza dare alcuna garanzia

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Nuova udienza per il processo che vede al centro l’attività
della Fincapital, la finanziaria di Livio Bacciocchi posta in liquidazione in
seguito alle note vicende delle quali è stata protagonista. In questo processo,
che vede imputati oltre al notaio i membri di Cda, del Collegio sindacale e
amministratore della società di revisione, le accuse 
vanno, a vario
titolo, dalle false comunicazioni sociali all’ostacolo alla funzione di
vigilanza. Nella udienza di ieri davanti al giudice Roberto Battaglino sono
stati ascoltati diversi esperti, periti delle varie parti

che hanno
dato conto del ruolo dei vari organismi
in seno alla società e dei
compiti che, per legge e per prassi,
sono affidati rispettivamente
al consiglio di amministrazione,
al collegio sindacale e alla società
di revisione. Ascoltati nella
mattinata di ieri gli esperti Franco
Altieri, Marco Stolfi, Stefano
Giulianelli e Marco Tognacci.
Ultima audizione dell’udienza,
quella di Vincenzo Tagliaferro
(foto a sinistra), direttore generale
dalla Banca di San Marino
dal 2008 al maggio del 2014. Tagliaferro
ha ricostruito come è
stata trattata la vicenda Fincapital
e l’accordo con il ceto creditizio
proprio nel periodo caldo per
la finanziari.
L’esposizione di Fincapital
con Banca di san Marino
“La massima esposizione della finanziaria c’era quando sono arrivato”,
ha dichiarato Tagliaferro.
Poi nel proseguo dell’audizione è
emerso anche l’importo: circa 30
milioni di euro. “Appena arrivato
– ha aggiunto Tagliaferro – ho
iniziato a mettere a deflusso la
posizione, chiedendo garanzie
di pegno da parte dell’avvocato
Bacciocchi”.
“Ma trenta milioni erano stati
erogati a fronte di cosa?” ha chiesto
l’avvocato Gian Nicola Berti.
Nessuna garanzia
“Non c’erano garanzie reali che
furono perfezionate successivamente”,
ha risposto Tagliaferro.
“Prima del 2008 – ha poi speci-
ficato – c’era un accordo con Fincapital
secondo il quale, a fronte
degli impieghi che la banca forniva,
la finanziaria si impegnava
ad aprire rapporti con Bsm per i
mandati fiduciari che la stessa fi-
nanziaria gestiva”.
Da 30 a 21 milioni
Nonostante l’operazione di “alleggerimento”
il buco di Fincapital
verso Bsm rimase consistente.
Lo ha confermato sempre
Tagliaferro nell’udienza di ieri.
“Nell’ambito di questa situazione
c’era una concentrazione di
rischio elevata della banca con il
gruppo Bacciocchi, concentrata
molto sul settore immobiliare.
Incontrai quindi l’avvocato. Ci
fu un chiarimento sulla sua posizione
e fu convenuta la necessità
di alleggerimento, oltre alla necessità
di fornire garanzie reali”.
Alleggerimento che ci fu. “Dai
30 milioni iniziali di esposizione
siamo arrivati a circa 21 milioni”,
ha detto Tagliaferro.
L’operazione del ceto
creditizio su Fincapital
Tagliaferro ha anche riferito
dell’accordo che, nell’ambito
della procedura di liquidazione,
ci fu con il ceto creditizio,
visto che praticamente con quasi
tutte le banche sammarinesi
Fincapital aveva esposizioni più
o meno importanti. “Cercammo
qualche soluzione per portare
a compimento l’operazione con
il minor danno possibile, in accordo
con Banca Centrale, con
pareri richiesti e studi qualificati.
L’accordo si chiuse in favore ceto
bancario che si assunse l’onere di
liquidare i creditori non bancari.
C’era poi una istanza di insolvenza
da parte del precedente liquidatore,
l’avvocato Vicari. Quando
si decise per la cessione in
blocco di asset positivi negativi,
c’era parere favorevole di Banca
Centrale. Al posto della cessione
in blocco il precedente liquidatore
aveva pensato ad altre soluzioni”.
La soluzione proposta da
Vicari era quella di richiedere il
fallimento della società e personale
di Livio Bacciocchi. “Poi –
prosegue Tagliaferro – venimmo
a conoscenza che Vicari si era
dimesso ed erano subentrati altri
commissari, l’avvocato Micheloni
e il dottor Albani. Con loro
vennero portate a compimento le
operazioni”.
L’accordo con le banche
Ci fu, ha rilevato l’avvocato di
Livio Bacciocchi, Maurizio Simoncini,
la copertura di circa 7
milioni da parte dello stesso notaio.
Ma cosa ha previsto l’accordo
con le banche? “Questo accordo
prevedeva che le banche rinunciassero
al deficit di Fincapital
verso il ceto creditizio, ma allo
stesso tempo assumessero tutto
l’attivo, i crediti, gli immobili e
le proprietà della finanziaria – ha
spiegato Tagliaferro – Nella prima
fase Bsm faceva parte del
comitato dei creditori. Poi decise
di acquistare i crediti dalle altre
banche, rimanendo il solo creditore”,
ha aggiunto l’ex direttore
di Bsm. Quindi, azzerato il debito
con il ceto creditizio “Fincapital
non deve più nulla a Bsm”,
ha detto Tagliaferro. “Dentro
Fincapital c’è un altro ramo – ha
poi aggiunto – quello dei mandati
fiduciari, che deve essere portato
a compimento. Il ceto bancario
rinunciò al deficit, stimato dai
commissari”. La situazione dei
mandati fiduciari è invece rimasta
fuori da quell’accordo.
Prossima udienza fissata per il
22 gennaio quando verranno
ascoltati il primo commissario
poi dimessosi, Andrea Vicari,
il direttore di Banca Centrale,
Mario Giannini, e il funzionario
della vigilanza di Bcsm, Patrizio
Cherubini.

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