Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: La variabile della sfiga

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: La variabile della sfiga

L’informazione di San Marino

La variabile della sfiga

Antonio Fabbri

La sfortuna è diversa dalla sfiga. La prima è episodica la seconda è cronica. L’ultimo Consiglio Grande e Generale ha sdoganato la sfiga come variabile dell’agire politico. C’è la lungimiranza, per chi ce l’ha, e c’è la contingenza. C’è la mediazione e c’è l’autoreferenzialità. C’è la posizione istituzionale e c’è quella informale. C’è la scelta ponderata e quella avventata. C’è l’ordine di partito e c’è la posizione a titolo personale. C’è l’alleanza e c’è la divergenza. Ma sopra tutto questo, ormai è assodato, aleggia la sfiga. Una variabile tanto beffarda quanto bizzarra che non sai mai quando ti arriva. E quando arriva è imbarazzante, sì, ma allo stesso tempo risulta risolutiva. Infatti è capace di togliere da tutti gli impicci, perché chi è messo all’angolo dai propri errori di valutazione o, più spesso, da previsioni distorte per opportunismi di parte o di bottega, può sfoderare l’arma segreta. Allarga le braccia e dice, plurale maiestatis d’obbligo: “Abbiamo avuto sfiga”. E’ successo proprio questo in Consiglio. Ha iniziato il socialista Celli a mettere la pulce nell’orecchio che si poteva anche buttar la colpa sul fato maligno. Lui ha parlato di “sfortuna nelle nomine”, ma si capiva benissimo che avrebbe voluto dire “sfiga”.

Gli ha fatto il controcanto il segretario
Dc, Marco Gatti, che ha ammesso come la maggioranza
non abbia avuto troppa fortuna nel conferire incarichi.
Poi, di quando in quando, questa faccenda della malasorte
qualcuno ce la infilava nel suo intervento.
Cioè, San Marino ha avuto la scalogna di beccarsi un
colonnello promosso a generale poco prima di andare in
pensione, che ha preteso lo stesso grado anche qua facendo
dimettere il generale delle milizie in rotta con la scelta del
governo di duplicare irritualmente quel grado. Quindi l’ingresso
con la tromba, per poi andare a dire in commissione
che veniva pagato anche poco per il suo grado; l’attrito
con un po’ tutti sostenendo che solo lui era al di fuori di
una situazione che, ha dichiarato, non sarebbe riuscito a
districare nonostante le stellette ottenute gliene dessero
l’autorità. Ma l’autorità è poca cosa senza l’autorevolezza.
E nonostante tutto questo fosse noto, compresi riferimenti
ufficiali nelle commissioni consiliari, il governo che fa? Riconferma.
No, no… è sicuramente sfiga il fatto che poi sia
capitato che in un’ordinanza, che solo Gigi Mazza non ha
letto perché – dice – è segreta, sia finito dentro lo “spregio
alla magistratura” da parte del generale.
Non stiamo poi a menar gramo sulle altre situazioni in bilico
sulla schiena del buratello, da Via del Voltone alle scelte
sul trasferimento dei giochi, che con la determinazione da
centrale del latte di questo governo fanno presagire che la
sfiga abbia già preso di mira il bersaglio.
Però, che la scalogna dovesse portare a replicare la solita
pantomima dell’ordine del giorno condiviso per suggellare
l’accalappiamento accondiscendente di Ps e Upr alla
maggioranza, significa proprio che le iatture sono appollaiate
come corvi neri sui merli del Palazzo. Un consesso di
uccellacci del malaugurio che hanno vegliato con occhio
sguincio su un ordine del giorno sostanzialmente inutile,
solo funzionale a cerimoniare un allargamento stantio. Non
si parla troppo di Gentili nell’odg e ci si limita ad accoglierne
le dimissioni. Poi, a questo punto, per combattere
la sfiga, ci si mette insieme attorno a un tavolo. Il problema
è che essendo cronica, la sfiga è pure contagiosa. L’idea
brillante, così, è quella di piazzarsi in una stanza, quindi
il contagio è assicurato, per decidere come risolvere i problemi
della gendarmeria che gli stessi che si chiuderanno
in quel lazzaretto di sventura, hanno creato con le infiltrazioni
politiche nel corpo, generando le divisioni in gruppi
e gruppetti, ciascuno con il proprio referente e la propria
corrente affine. Sopra il tavolo, dunque, la questione della
gendarmeria, mentre sotto di situazioni sensibili, riservate
e di reciproco interesse ne potrebbero passare a iosa, con
la scusa che quello è “fare sistema”. Il rischio, però, è che
l’aria viziata della stanza e l’inesorabilità dei fatti facciano,
prima o poi, passare tutti da sfigati.

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