Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Narcos calabresi compravano sul Titano dispositivi anti intercettazioni

Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Narcos calabresi compravano sul Titano dispositivi anti intercettazioni

-L’Informazione di San Marino

Narcos calabresi compravano sul Titano dispositivi anti intercettazioni

 I capi dell’organizzazione ritenuta vicina alla ‘Ndrangheta importavano tonnellate di cocaina dal Sudamerica

Antonio Fabbri

Ventitre ordinanze di custodia cautelare eseguite ieri nell’ambito
della maxi operazione antidroga che si è snodata tra l’Italia, l’Europa e
il Brasile. I particolari dell’operazione, denominata “Buongustaio”,
sono stati illustrati ieri dal Procuratore nazionale antimafia, Franco
Roberti, dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico
Cafiero de Raho già noto a San Marino per avere condotto l’operazione Titano
quando era alla procura di Napoli, e dal Procuratore aggiunto Nicola
Gratteri con il sostituto Paolo Sirleo, che hanno illustrato gli esiti
del blitz del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro in
collaborazione con numerose forze di polizia straniere. Una operazione
antidroga che è stata definita dagli stessi inquirenti, “la più grande
indagine mai fatta dall’Italia”, come riportato ieri anche da Roberto
Galullo de il Sole 24 ore  sul suo blog e sul sito del suo giornale
nell’imminenza della conferenza stampa. E anche in questa colossale
indagine spunta il nome del Titano, questa volta non per vicende di
riciclaggio, ma perché i membri dell’organizzazione criminale avevano
tentato con insistenza di acquistare a San Marino degli “aggeggi”, di
cui è vietata la vendita in Italia e nell’Unione europea, ma non sul
Monte. Si tratta dei “jammer”,
dispositivi utilizzati per disturbare le frequenze delle trasmissioni
cellulari e in grado di impedire intercettazioni di comunicazioni e
conversazioni nel loro raggio d’azione.

L’indagine

Secondo gli inquirenti, a
capo dell’organizzazione
c’erano due soggetti:
Pasquale Bifulco,
quarantenne di Careri
in provincia di Reggio
Calabria e Vito Francesco
Zaghinì, trentenne dello
stesso paese.
Assieme ad altri indagati
i due si erano accordati
per individuare in Sudamerica,
ed in particolare
in Perù e Brasile, fonti di
approvvigionamento di
cocaina da inviare in Italia,
occultando la droga in
carichi di copertura che
arrivavano in diversi porti
europei, tra cui quello
di Gioia Tauro. I due, poi,
si erano adoperati per
cercare in Italia soggetti
interessati all’acquisto di
tutta o parte della sostanza
stupefacente importata,
ricercando anche la
compiacenza di personale
di stanza nei porti di
arrivo per assicurare che i
carichi in cui era occultato
lo stupefacente passassero
indenni ai normali
controlli di frontiera. I
due effettuavano anche
viaggi in Sudamerica
per controllare la qualità
della cocaina di cui
finanziavano l’acquisto
assieme ad un montenegrino,
Vladan Radoman,
di 31 anni, ritenuto loro
sodale. Tutti fatti, questi,
aggravati dall’avere
agevolato la ‘ndrangheta,
segnatamente il “locale”
di Natile di Careri. Condotte
riscontrate dagli
inquirenti tra il dicembre
2011 e il maggio 2013.

Tonnellate di cocaina

Pasquale Bifulco, dunque,
narcotrafficante di
Natile di Careri, un paesino
ai piedi dell’Aspromonte
nella Locride, è
ritenuto a capo dell’organizzazione
che, assieme
al braccio destro, Vito
Zinghinì e al montenegrino
Vladan Radoman, ha
importato in Italia oltre
2 tonnellate di cocaina.
Almeno queste sono le
quantità intercettate. In
particolare sono stati
sequestrati 169 chili di
coca in Brasile il 17 agosto
del 2012 e, nel corso
dello stesso anno, 313 nel
porto di Leixoes (Portogallo),
118 nel porto di
Gioia Tauro e 76 nello
stesso porto. Nel 2013
sono stati sequestrati 100
chili di cocaina nel porto
di Valencia (Spagna),
191 nel porto di Anversa
(Belgio), oltre cinquecento
nel porto di Gioia
Tauro e 108 in Brasile.
Per un valore complessivo
di 400milioni di euro.
La coca veniva pagata,
infatti, circa 4000 euro al
chilo ai narcos sudamericani.
i “jammer”
Avendo perso più di un
carico sequestrato delle
forze dell’ordine, i membri
del sodalizio criminale
devono aver pensato
di cercare un modo per
non farsi intercettare.
Così hanno provato ad
acquistare dispositivi che
potessero metterli al riparo
da orecchi indiscreti.
Li hanno trovati a San
Marino, in vendita in una
società di Serravalle che
tratta materiale di questo
tipo. Dispositivi di cui
è vietata la vendita in
Italia e nell’Ue, ma non
sul Monte. E’ lo stesso
Bifulco che si interessa
direttamente per comprare
da questa ditta i
dispositivi diversamente
non reperibili. Così
ordina la merce, non
solo i jammer ma anche
dispositivi per bonificare
ambienti da eventuali
cimici. La merce viene
acquistata on-line e dal
Titano partono i pacchi
con il corriere espresso.
Pacchi che, però, non
arrivano mai a destinazione
perché sequestrati
dalla Guardia di Finanza.
“Oltre ad “attrezzi
per bonifica”, utilizzati
per rilevare l’eventuale
presenza di microspie”
si legge nell’ordinanza,
l’organizzazione voleva
dotarsi dei cosiddetti
“jammer”, ovvero dei
dispositivi “disturbatori”
in grado di eliminare
completamente il segnale
cellulare, causando
seri disagi ad eventuali
“ospiti sgraditi” che
si trovassero esposti al
raggio di azione di tali
strumenti, Forze dell’ordine
comprese”.

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