Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Su Felici e Macina la maggioranza non prende posizione. Prudente il Psd, ma c’è il codice etico

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Su Felici e Macina la maggioranza non prende posizione. Prudente il Psd, ma c’è il codice etico

L’informazione di San Marino

Su Felici e Macina la maggioranza non prende posizione. Prudente il Psd, ma c’è il codice etico

Si comincia a parlare di commissione di inchiesta, che però si accavallerebbe al processo, mentre c’è chi la vede come “espediente” per non aprire la crisi

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Il rinvio a giudizio della tangentopoli sammarinese-conto Mazzini sta causando ripercussioni politiche pesanti. Il residuo di opposizione non si compatta; la maggioranza neanche e tace; la ex opposizione pure. Almeno per ora. Il codice etico del Psd non pare lasciare troppe scelte a Claudio Felici e Stefano Macina, con l’abbandono dell’incarico consiliare. Al loro posto, salvo rinunce, entreranno Milena Gasperoni ed Enrico Carattoni, primi dei non eletti. La maggioranza già martedì si era riunita d’urgenza, risolvendo poco o nulla a livello di decisioni e, per questo, è ieri era in programma un ulteriore incontro. Al momento comunque dalla maggioranza non arrivano prese di posizione sull’accaduto. 

Ma il problema sul tavolo non è
limitato a come affrontare quello
che era nell’aria, cioè il rinvio
a giudizio, ma come approcciarsi
alla discovery dell’intero
fascicolo. Nelle oltre 30mila pagine,
al di là della ciccia che ha
portato alle ripercussioni penali
sfociate nel rinvio a giudizio di
21 persone, c’è anche il contorno.
E’ quello che ha e avrà probabilmente un peso anche
politico. La descrizione dei fatti
coinvolge anche persone e partiti
che dalle indagini non sono
stati interessate ma che, a livello
politico, potrebbero rimediare
qualche imbarazzo.
Intanto su Felici e Macina il loro
segretario di partito, Marina
Lazzarini, contattata dalla
‘’Dire’’, si è trincerata dietro
il no comment: “Non abbiamo
nessuna dichiarazione da fare.
Faremo il punto e nei prossimi
giorni daremo una comunicazione”.

Marco Gatti, segretario del
Pdcs, primo partito di maggioranza,
sul futuro dei due
consiglieri rinviati a giudizio
non si esprime: “Come coalizione
non prendiamo posizione -chiarisce-
è una decisione che
lasciamo al vaglio dei singoli
interessati”. Non esiste infatti
attualmente a livello normativo
una incompatibilità con il ruolo
consiliare e l’essere indagato o
rinviato a giudizio. Al momento
“è difficile fare commenti senza qualche elemento in più e senza
aver letto l’ordinanza – continua
il segretario Dc – il rinvio
comunque non è una condanna.


Per chi è sotto la gogna mediatica
è un modo per poter portare
le proprie ragioni, è importante,
dal mio punto di vista, essere
arrivati a questo punto”. Di certo,
quello che si sta profilando,
per il tribunale sammarinese, è
un maxi processo su corruzione
e riciclaggio senza precedenti.
Addirittura potrebbe svolgersi
in teatro visto il numero di soggetti
coinvolti, 21 imputati più
6 persone giuridiche, più i loro
avvocati e il pubblico. Il teatro
concordia potrebbe fare al caso
di questo maxi processo. La fissazione della prima
udienza sul caso, che finirà in
funzione della distribuzione
dei carichi di lavoro al giudice
Gilberto Felici, sarà probabilmente
in autunno o in inverno
prossimo.


Intanto da Alleanza Popolare,
il coordinatore Nicola Renzi,
ricorda che la maggioranza
si è già impegnata a istituire
una commissione d’inchiesta
sul conto Mazzini al momento
della chiusura delle indagini
della magistratura. “La sua
istituzione è stata sospesa per
non intralciare il lavoro dei
magistrati- spiega- ora esistono
le condizioni per andare avanti”.
Sulla posizione dei due rinviati
a giudizio del Psd, Renzi
concorda con Gatti: “Non sono
stati dichiarati colpevoli- conclude-
allo stesso tempo il Psd,
in base alle regole che si è dato,
saprà prendere le decisioni più
opportune”.

Ma quella della
commissione di inchiesta è vista
anche come una mossa politica
per blindare la maggioranza,
altrimenti già fortemente traballante.
L’apertura di una indagine
parlamentare, insomma, avrebbe
una funzione di deterrente
verso chi dovesse chiedere di
aprire la crisi ed essere additato
come chi non vuole fare luce sul
periodo buio del conto Mazzini.
Da valutare, però, il fatto che
sul caso c’è un altro fascicolo
ancora aperto, stralciato dal
procedimento principale. Ci
sono indagini in corso anche
su altri filoni. Ma una commissione
di inchiesta si andrebbe
ad accavallare con l’istruttoria
dibattimentale, il processo vero
e proprio, creando una sorta
di “processo parallelo”, ciò
considerato che, tra l’altro, di
elementi per compiere valutazioni
politiche ce ne sarebbero
già a sufficienza nelle carte
ormai pubbliche senza alcun
bisogni di istituire chissà quale
commissione

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