Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: truffa da quasi due milioni ai danni di banca commerciale sammarinese in tre sotto processo

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: truffa da quasi due milioni ai danni di banca commerciale sammarinese in tre sotto processo

 L’informazione di San Marino

 Truffa da quasi due milioni ai danni di banca commerciale sammarinese in tre sotto processo

Antonio Fabbri

La Banca commerciale sammarinese,
al centro di più di una vicenda
giudiziaria, è stata anche
vittima di una truffa milionaria
da quasi due milioni.
Truffa per la quale In tre,
nella giornata di oggi, finiranno
davanti al giudice Roberto
Battaglino.

Gli imputati e il raggiro
Un raggiro, stando alle accuse,
reso possibile dall’amministratore
delegato dell’epoca della
banca, Luciano Innocentini,
56enne originario del viterbese
residente a Serravalle. Di mezzo
c’è una assicurazione sulla vita
e un affidamento concesso
dall’istituto di credito. Oltre a
Innocentini sono stati rinviati a
giudizio anche Simone Cimino,
52enne originario di Agrigento
residente a Milano, e Patrick
Terraneo, 40 anni nato a Como,
ma residente in Svizzera. I tre
sono accusati di essere complici
nell’aver messo in piedi l’imponente
raggiro, vista la cifra, ai
danni della banca.
Una truffa che ha fatto leva sul
rapporto con una assicurazione
della Confederazione Elvetica,
la Swiss Life s.a. di Zurigo. Un
raggiro ricostruito dal Commissario
della legge Antonella
Volpinari, che ha disposto il
rinvio a giudizio.

Lo schema della truffa
Lo schema pare quello classico:
c’è un cliente e ci sono
due soggetti, una banca e una
assicurazione, ciascuno con al
proprio interno un complice della
truffa. Simone Cimino si era
presentato alla banca chiedendo
un affidamento da 1,6 milioni di
euro. Alla fine la banca gliene
erogò addirittura di più. Per ottenere
la cospicua somma aveva
presentato in pegno una polizza
vita contratta con la Swiss Life
s.a. Si trattava di una polizza
a premio unico iniziale da 2
milioni di euro. Questo signifi-
ca che, teoricamente, quei due
milioni all’assicurazione dovevano
già essere stati versati.
O almeno questo è ciò che il
Cimino aveva fatto credere alla
banca. In realtà aveva versato
soltanto una parte di quel premio, 800mila euro anziché 2
milioni. Ma questo non sarebbe
stato sufficiente per ottenere
dalla banca un prestito fino a 1,6
milioni, se non ci fosse stato il
concorso dell’amministratore
delegato della banca da un lato,
Innocentini, e del consulente
della Swiss Life, dall’altro, Terraneo.
I tre, infatti, hanno confezionato
e trasmesso a Bcs la documentazione
relativa al pegno.
Tra le carte false consegnate alla
banca, una lettera della Swiss
Life nella quale si confermava
l’esistenza di due milioni a garanzia.
Non solo. Per sottrarre al
pegno della banca anche quegli
800mila euro che erano stati
versati, dalla Bcs i tre fecero
partire una lettera indirizzata
alla compagnia assicuratrice
svizzera nella quale affermavano
che la Banca commerciale
rinunciava alla garanzia. Il
tutto all’insaputa dell’istituto di
credito che nel frattempo aveva
protratto la durata dell’affidamento
ed è, di conseguenza,
venuta a conoscenza in ritardo
di come stavano realmente le
cose. Insomma, a conti fatti,
secondo l’accusa contestata, con
il raggiro i tre hanno sottratto
alla banca 1.897.721,79 euro.

I capi di imputazione
I tre dovranno rispondere dunque
di truffa, con l’aggravante,
per Innocentini e Terraneo, di
abuso d’ufficio privato, essendo
l’uno amministratore delegato
della banca e l’altro consulente
dell’assicurazione. Che fine
abbiano fatto i soldi non è noto.
Di certo, assieme a tutte le altre
magagne, hanno inciso sulle
difficoltà che per Bcs, parte lesa
nel processo, hanno significato
poi la chiusura.

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