Antonio Fabbri – L’informazione: Tesoretto della banda della Magliana, due rinvii a giudizio

Antonio Fabbri – L’informazione: Tesoretto della banda della Magliana, due rinvii a giudizio

L’informazione di San Marino

I soldi di due esponenti della criminalità romana, erano già frutto di riciclaggio attraverso partecipazioni in società croate

Tesoretto della banda della Magliana, due rinvii a giudizio

Quasi mezzo milione di euro complessivamente ritenuto provento di traffico di stupefancenti e gioco d’azzardo

Una 26enne e una 30enne a giudizio

Avevano versato in contanti oltre 200mila euro ciascuna

SAN MARINO. Tesoretto di esponenti della Banda della Magliana nascosto sul Titano, rinviate a giudizio a fine dicembre scorso due giovani donne in due procedimenti distinti. L’indagine è scattata a febbraio del 2014, in un caso (l’Informazione del 26-02-2014), e a marzo dello stesso anno nell’altro, quando gli sviluppi della prima inchiesta hanno fatto convergere le verifiche anche su altre somme ritenute frutto di reati. In un caso si tratta del riciclaggio di oltre 270mila euro, nell’altro di 220mila, anche se la massa movimentata nel tempo da soggetti riconducibili alla criminalità romana ammonterebbe a molto di più.
 
Studentessa con il contante Nell’indagine è stato ricostruito che nel maggio del 2008 una ragazza romana, Jessica Savioli oggi 26enne ma 18enne all’epoca dei fatti, si era presentata in una banca sammarinese con un bel pacco di contanti per un ammontare di 271.500 euro. Soldi che sono stati versati su un conto aperto presso l’Istituto Bancario Sammarinese e praticamente tutti investiti in titoli. Il problema è che all’epoca del versamento, in sede di adeguata verifica, la giovane aveva dichiarato di
essere studentessa e, quindi, non sarebbe stata in grado di giustificare la provenienza e il possesso di una così cospicua somma di contante. Una cifra sproporzionata, dunque, quella versata dalla giovane rispetto alla sua capacità economica e di reddito.
La segnalazione all’Aif Il sistema di verifica si è quindi messo in moto ed è scattata la segnalazione all’Agenzia di Informazione Finanziaria, l’Aif, che ha innescato gli appositi controlli più approfonditi e, di seguito, ha investito l’autorità giudiziaria. L’Aif ha dunque scandagliato la possibile provenienza del denaro e si è risaliti al padre della correntista e al soggetto che aveva presentato la ragazza all’istituto di credito facendo da suo riferimento per
il contatto con la banca. Sono così saltati fuori due nomi: Alessandro Savioli, padre della correntista, e Paolo Marcoccia, referente della giovane e che l’aveva accompagnata in banca. I due sono anche risultati “soci” tra loro nelle più disparate attività.
Le somme del gioco d’azzardo e del traffico di droga Savioli e Marcoccia sono nomi noti alle cronache in quanto ritenuti “eredi” della Banda della Magliana. Così, secondo le ricostruzioni fatte, i soldi movimentati sul conto della ragazza sarebbero riconducibili alle attività illecite dei due: dal gioco d’azzardo, al traffico internazionale di stupefacenti. L’indagine per riciclaggio L’indagine per riciclaggio ha portato fino in Croazia per ricostruire la provenienza del denaro ritenuto di origine illecita. Tramite rogatoria, infatti, è emerso che i denari giunti a San Marino avevano già avuto un primo “schermo” per occultarne la provenienza. Infatti, secondo l’accusa, erano stati già riciclati attraverso l’acquisizione e successiva cessione di quote in società croate.
L’altro caso Da questa inchiesta sono saltati fuori altri conti, sempre riconducibili a soggetti della
criminalità romana. Denari accomunati dallo stesso percorso e già frutto di riciclaggio, secondo l’accusa, attraverso partecipazioni in società della Croazia. In questo secondo caso gli inquirenti ritengono che si tratti di denari sempre di Paolo Marcoccia e di Roberto Pietro Piu. Dai reati dei due deriverebbero anche questi soldi, 220.000 euro per l’esattezza, che sul Titano erano stati versati in banca in contanti da Giorgia Piu, 30enne romana, accusata e rinviata a giudizio e, quindi, per riciclaggio. I denari dei due casi, quasi mezzo milione di euro in tutto, sono stati posti sotto sequestro. Data del processo ancora da fissare.

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