Antonio Fabbri: Minafra e Di Paolo prosciolti per insufficienza di prove, L’informazione

Antonio Fabbri: Minafra e Di Paolo prosciolti per insufficienza di prove, L’informazione

L’informazione di San Marino

Accusa di tentata estorsione, due assoluzioni

Insufficienza di prove, prosciolti Minafra e Di Paolo

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Erano finiti davanti al giudice con l’accusa di estorsione mancata. Alla fine sono stati assolti per insufficienza di prove, “perché non consta abbastanza che siano colpevoli”, è la formula.
I fatti contestati I due imputati, Arcangelo Minafra, quarantenne originario di Gravina di Puglia ma residente a Bellaria, e Giovanni Di Paolo, 47enne di Francavilla in provincia di Chieti e Brigadiere della guardia di finanza in servizio presso compagnia di Pescara, erano accusati di aver preteso dalla titolare del salone Auto&Auto srl, 13.800 euro, prezzo di un’auto che la donna aveva pagato ad un terzo, Paolo Canarelli, per l’acquisto di un’Audi A4.
 
I due, recatisi presso la concessionaria, il 18 aprile del 2012 avevano chiesto alla titolare del salone auto il corrispettivo di quella vendita. Ne era scatutito un litigio ed erano volate parole pesanti. Minacce, secondo l’accusa. Minafra, era l’accusa, disse di vantare entrature con un
Capitano Reggente che avrebbe fatto in modo che le venisse revocata la licenza della concessionaria. Poi aggiunse che, se la donna non avesse pagato, le avrebbero “fatto saltare in aria il salone”.
Le dichiarazioni degli accusati Sia Minafra, sia di Paolo, hanno ieri mattina deposto davanti al giudice Gilberto Felici. Entrambi hanno rigettato le accuse e negato in maniera decisa di avere fatto minacce alla donna, pur ammettendo che una discussione accesa ci fu. “Escludo categoricamente che Minafra abbia detto certe
parole, che avrebbe fatto saltare in aria il salone. Se così fosse stato io per primo sarei intervenuto nei suoi confronti, visto il mio stato di 28 anni di onorato servizio nella Guardia di Finanza”, ha dichiarato di Paolo
La Procura fiscale Si è quindi passati alle conclusioni e il procuratore del Fisco nella sua requisitoria ha condiviso, invece la ricostruzione contenuta nel capo di imputazione, richiamando anche una sentenza di primo grado italiana a carico dei due per fatti analoghi. “La procura fiscale ritiene credibile la versione della parte lesa
e ritiene che le minacce nei suoi confronti minacce siano state proferite”. Di qui la richiesta della prigionia prigionia per entrambi a 9 mesi, 600 euro di multa e l’interdizione per 2 anni.
Le difese Di parere diametralmente opposto la difesa, sostenuta dagli avvocati Andrea Belluzzi e dalla collega italiana Carmela Caputo del foro di Foggia. “Della parte offesa abbiamo diverse versioni, nessuna uguale all’altra”, ha sottolineato l’avvocato Belluzzi evidenzindo come le minacce delle quali erano accusati i suoi assistiti non erano tali e non idonee a causare timore. Più dura l’avvocato Caputo: “La sentenza italiana citata dal Procuratore del Fisco non è ancora definitiva, l’abbiamo appellata e viola i diritti dell’uomo. Canarelli è un pluripregiudicato. E ritengo anzi che fosse già d’accordo con la parte offesa. Erano soci e ritengo che entrambi fossero d’accordo nel denunciare gli imputati, giocando sporco sapendo che prima o poi sarebbe arrivata la denuncia nei loro confronti. Ad essere truffato è stato il Minafra”, ha detto l’avvocato Caputo chiedendo l’assoluzione. Tra l’altro alla donna parte lesa è stato anche risarcito il danno. “Per chiudere la vicenda che per noi è un peso, ma non per ammettere la nostra responsabilità”, aveva dichiarato uno dei due imputati. Una difesa che pare aver convinto il giudice Gilberto Felici che ha assolto entrambi gli imputati per insufficienza di prove

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