Antonio Fabbri: Tentativi di restaurazione e di inquinamento delle prove. L’informazione di San Marino

Antonio Fabbri: Tentativi di restaurazione e di inquinamento delle prove. L’informazione di San Marino

L’informazione

Nelle manovre per destabilizzare, tirati in ballo altri nomi eccellenti come Alvaro Selva e Augusto Casali

Tentativi di restaurazione e di inquinamento delle prove

Antonio Fabbri

Le esigenze cautelari che
hanno motivato l’arresto di
Gabriele Gatti sono in sostanza
l’inquinamento delle prove
e il rischio di reiterazione del
reato. In questo, come era già
accaduto anche per gli altri ex
Segretari di Stato finiti sotto
indagine nell’ambito dell’inchiesta
Mazzini, viene evidenziato
dai magistrati il ruolo
politico-istituzionale avuto
nel corso degli anni e l’intreccio
di numerosi rapporti.
Emblematico e per certi versi
inquietante, però, è come, nel
cercare di screditare le inchieste
in corso e gettare ombre
sul processo, sia stato messo
in atto, secondo gli inquirenti,
un tentativo di restaurazione.

I reati prescritti e
la reiterazione del reato

Nelle ricostruzioni fatte dai
magistrati spuntano a carico
dei diversi soggetti, che
hanno avuto a che fare con
l’associazione a delinquere,
numerose ipotesi di reato che
vanno dalla corruzione alla
concussione a reati societari, a
finanziamento illecito dei partiti,
alla corruzione elettorale.
Come già accaduto nell’indagine
“madre”, queste ipotesi
di reato sono però datate e,
pertanto, non più perseguibili.
I reati che rimangono
perseguibili sono, appunto,l’associazione a delinquere e il
riciclaggio, che si è protratto
addirittura fino ad oggi, con
lo scopo, da parte di chi viene
accusato, nello specifico Gatti,
di potersi assicurare l’enorme
fortuna accumulata con le
attività illecite che, secondo
l’accusa, costituiscono i
numerosi reati presupposti del
riciclaggio. In questo, quindi,
viene ravvisata dai magistrati
una prima esigenza cautelare,
quella del rischio di reiterazione
del reato.

L’inquinamento delle prove
e del contesto politico attuale

Altra esigenza cautelare è
quella dell’inquinamento delle
prove alla quale i magistrati
dedicano particolare attenzione.
Anche perché, è emerso,
sono arrivate in tribunale
delle registrazioni che, pur
giunte da fonte anonima,
hanno trovato riscontro e sono
state ritenute attendibili dagli
inquirenti. Le registrazioni
danno conto di una attività
volta, secondo l’accusa, a screditare
le indagini del tribunale,
gettare ombre sui magistrati,
in particolare Buriani e il
dirigente Pierfelici, e sulle
indagini svolte o in corso.
Lo scopo: delegittimare il tribunale
e ingenerare una sorta
di restaurazione tesa a giustificare
la nostalgia di pratiche e personaggi del passato. Dalla
ricostruzione dei magistrati
emerge, allora, che a sedersi al
tavolo per preparare l’offensiva
mediatica e non solo, ci
sono in particolare Giuseppe
Roberti, Gabriele Gatti e
Claudio Podeschi che, proprio
per delegittimare i giudici, si
incontrano anche poco prima
dell’arresto, il 23 giugno 2014,
dell’ex Segretario alla Sanità

Il coinvolgimento dei vecchi della politica Roberti, in questa attività di delegittimazione, punta, secondo le ricostruzioni dei magistrati, anche sull’apporto ritenuto decisivo di Alvaro Selva sul quale può contare, anche perché sostiene di avere entrature con i movimenti e con partiti di opposizione. Una attività che quindi mira anche ad “inquinare” il contesto politico attuale. I magistrati ricostruiscono le operazioni messe in campo per screditare l’azione del tribunale contando di riesumare, oltre al caso La Pietra, come poi è successo, la vicenda del trasferimento del Commissario Rita Vannucci. L’intento, ricostruiscono gli inquirenti, è addossare le responsabilità al magistrato dirigente Valeria Pierfelici di aver “fatto fuori” dal tribunale chi aveva buoni rapporti con le procure italiane e col presidente del Senato Grasso. A tal fine emerge tra Roberti e Gatti pure l’idea di utilizzare quel senatore Michele Giarrusso del Movimento 5 Stelle e della Fondazione Caponnetto che aveva proposto una commissione di inchiesta in Italia nella quale convocare il magistrato dirigente del tribunale di San Marino proprio sulla vicenda Vannucci. In questo entrano, secondo le ricostruzioni dei magistrati, anche i rapporti di Gatti, Roberti e Podeschi con Augusto Casali, che Giarrusso lo conosce.

E secondo le
ricostruzioni degli inquirenti
Casali si presta, a richiesta, a
fare comunicati, intervenire
sulla stampa e a mettere in
campo campagne mediatiche e
“operazioni verità” che, secondo
l’accusa, sono funzionali
al disegno di inquinamento
probatorio e discredito del
tribunale pensato da Roberti,
Gatti e Podeschi.
In tale contesto, il ruolo
avuto da Gatti come leader di
partito, di governo e per anni
incontrastato dominus del
Paese, con una autorità e una
personalità influenti ancora
oggi, è alla base della ordinanza
di custodia cautelare.

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