Antonio Fabbri: Terza istanza Podeschi, per Annetta “operazione di politica giudiziaria”

Antonio Fabbri: Terza istanza Podeschi, per Annetta “operazione di politica giudiziaria”

L’informazione di San Marino

Terza istanza Podeschi, per Annetta “operazione di politica giudiziaria” 

Per i legali provvedimento da cassare. Il Pf Ugolini ribatte: “Minuziosi riscontri temporali e meticolose ricostruzioni dei passaggi di denaro”

Antonio Fabbri 

SAN MARINO. Udienza di terza istanza con la quale gli avvocati Annetta, Pagliai e Campagna hanno impugnato la decisione di secondo grado del giudice Ferroni, che aveva confermato il decreto dei commissari inquirenti, con cui, pur attenuando le prescrizioni restrittive, è stata di fatto mantenuta la misura cautelare del divieto, per Claudio Podeschi e Biljana Baruca, di uscire dalla Repubblica salvo giustificati motivi. La misura è stata mantenuta dopo che – dallo stralcio di una parte dell’indagine che è già al vaglio decisorio di primo grado davanti al giudice Gilberto Felici – a carico dell’ex ambasciatore Paul Phua e di Podeschi è stata aperta una ulteriore inchiesta per corruzione relativa all’incarico diplomatico conferito al malese. Unito a ciò nei confronti di Podeschi e Baruca è contestato il riciclaggio di quei denari frutto della dazione ritenuta illecita. Soldi che fanno parte di movimentazioni per complessivi 2,5 milioni arrivati dalla Svizzera sui conti della Clabi e in parte finiti sui conti di Podeschi, in parte di Baruca e in parte retrocessi a Phua. Questo, in sintesi, il quadro. Nell’udienza di ieri l’avvocato Stefano Pagliai ha contestato che “per questo stesso fatto si sta già procedendo in giudizio e la custodia cautelare è stata già revocata. Quindi non può permanere la misura per i medesimi fatti, come se ci si trovasse in un fenomeno dell’eterno ritorno dell’uguale”.

Poi ha aggiunto: “La corruzione, poi, non sta in piedi. Non si può far credere che come Podeschi schioccava le dita gli altri Segretari si muovevano come se fossero delle mammolette. Il rilascio del passaporto diplomatico non c’entra nulla con il Segretario alla Sanità. Poi si contestano ifatti fino all’11 febbraio 2013, ma a quella data non esisteva l’autoriciclaggio, quindi di questo Podeschi non può essere accusato perché la norma è entrata in vigore nell’agosto del 2013”.

Per dovere di cronaca va tuttavia specificato che fino al febbraio 2013 il provvedimento degli inquirenti contesta la corruzione, mentre l’autoriciclaggio è contestato fino alla data dello stesso decreto (giugno 2016) per le movimentazioni di quei denari ritenuti provento della contestata tangente. Tanto che è lo tesso provvedimento degli inquirenti a specificare che quanto contestato a Podeschi è “punibile a titolo di autoriciclaggio in relazione alle
condotte successive all’entrata in vigore della legge 29.7.2013 n. 100”.

Dal canto suo l’avvocato Massimiliano Annetta ha richiamato, come fa usualmente, i ricorsi pendenti davanti alla Corte di Strasburgo ed ha portato la questione sul piano politico, di fatto sfidando pure Emiliani. “Una sentenza della Cedu che noi aspettiamo con serenità… non altrettanto qualcun altro. E attendiamo con particolare attenzione anche la sua sentenza, perché vogliamo vedere se questo giudice avrà coraggio di emettere una decisione politicamente scorretta rispetto a quello che una parte, non so quanto grande della giurisdizione, si aspetta da lei. A me l’operazione di politica giudiziaria nei confronti di Podeschi è stata chiara fin dall’inizio. Il tempo ci dirà chi sono e se ci sono registi occulti, si saprà tutto, ma di ordinanze così malscritte ne ho viste poche, tanto appare sfacciata e posticcia la ricostruzione”. Per Annetta, poi, non sarebbe rispettato il modello dell’equo processo europeo. “Le chiediamo di applicare la legge sammarinese e i principi internazionali. Glielo dica anche ai suoi colleghi che le regole vanno rispettate. Ai sammarinesi dico: non chiedetevi per chi suona la campana, se consentiamo a qualcuno di aggirare la regole”.

Non è così per il procuratore del fisco, Giorgia Ugolini. “Nel merito: nelle parti in cui i difensori parlano di suggestione, il giudice delle appellazioni dà per contro atto di minuziosi riscontri temporali, di puntuali, meticolose e particolareggiate ricostruzioni dei vari passaggi di denaro fatte dagli inquirenti. Ma non siamo qui per discutere nel merito. Questa procura ritiene che nel caso in esame sia stata ben applicata la legge sia dai giudici inquirenti che dal giudice di appello. Non sono intervenuti vizi di giudizio. Pertanto la procura fiscale chiede che la richiesta dei ricorrenti venga respinta perché manifestamente infondato ricorso presentato”.

Ha quindi chiesto di poter parlare Claudio Podeschi ed ha dato la sua versione.

“Dopo quattro anni di indagini ci troviamo un cambio di imputazione sullo stesso presunto reato. Lei ha posto a base di tutta la sua carriera anche il buon senso – ha detto Podeschi rivolgendosi al giudice Emiliani – Lei ci ha fatto uscire dal carcere dicendo che avevamo il diritto di difenderci. Come possiamo avere oggi le stesse condizioni di tutti gli altri quando la nostra libertà è limitata, ancora con la tesi che potremmo modificare le prove? Dobbiamo continuare a difenderci tutta la vita? Non finisce mai?”

Poi ha ripercorso il periodo della detenzione cautelare: “Otto mesi in isolamento -ha detto- in cui dovevo stare 22 ore in cella. Pressioni -secondo la sua percezione- per farmi confessare. Ma non riusciranno mai a farmi confessare quello che non ho fatto”.

Periodo di detenzione cautelare nel quale si è inserito anche il famoso episodio delle radioline, che ha portato alla condanna in primo grado di un secondino per favoreggiamento. Poi Podeschi ha aggiunto: “Io lotto per la mia famiglia e non cederò mai.Hanno scoperchiato la mia vita politica, guardato dappertutto.
Lavoravo, portavo investimenti a questo paese. Se oggi a San Marino c’era Aman Resort ci sarebbe stato vero sviluppo, oggi che non c’è più niente. Io non voglio la responsabilità politica di tutto questo”.

Poi il giudice: “Non è un processo politico, siamo qui per parlare di diritto” lo ha interrotto Emiliani che ha quindi dichiarato chiusa l’udienza e si è riservato di depositare la sentenza entro il termine di dieci giorni previsto
per legge.

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