ASCA, Guardia di Finanza, Il denaro della mafia cinese riciclato anche a San Marino

ASCA, Guardia di Finanza, Il denaro della mafia cinese riciclato anche a San Marino

MAXI OPERAZIONE GUARDIA DI FINANZA CONTRO LA MAFIA CINESE

Asca.
Arresti, perquisizioni e sequestri di beni immobili, auto di lusso quote societarie e denaro contante in 8 Regioni d’Italia (Toscana, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Sicilia) nei confronti di un’associazione a delinquere composta da cittadini cinesi ed italiani, dedita al riciclaggio di denaro di illecita provenienza, mediante una rete di agenzie di ”money transfer”. Le ordinanze di custodia cautelare (22 in carcere e 2 domiciliari) sono state emesse dal GIP del Tribunale Ordinario di Firenze – Michele Barillaro – su proposta del Pm, Pietro Suchan. Oltre 100 le aziende coinvolte, tutte riconducibili ad operatori di nazionalita’ cinese ed ubicati tra le Provincie di Firenze e Prato.

Sono i numeri definitivi della maxi operazione contro la mafia cinese conclusa oggi dalla Guardia di Finanza di Firenze.

I reati contestati sono l’associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al riciclaggio di proventi illeciti derivanti dai reati di: contraffazione, frode in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci o in violazione delle norme a tutela del ”Made in Italy”; evasione fiscale; favoreggiamento dell’ingresso e della permanenza nel territorio dello Stato di cittadini cinesi clandestini per il successivo sfruttamento nell’impiego al lavoro; sfruttamento della prostituzione; ricettazione.

Tra gli arrestati 17 sono cittadini cinesi e 7 sono cittadini italiani (per 2 di essi sono state previste la custodia cautelare domiciliare).

Nei confronti di 108 soggetti indagati (quasi tutti imprenditori) sono state eseguite misure cautelari reali con il sequestro di beni (immobili, auto di lusso, quote societarie, denaro contante) profitto dei reati oggetto di riciclaggio.

Dal 2006 ad oggi sono stati riciclati oltre 2,7 miliardi di euro.
Le indagini sono iniziate nel 2008 allorquando le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze hanno individuato un sodalizio criminale composto da una famiglia cinese, originaria della provincia di Hubei – CAI Jianhan, padre, 63 anni residente a Milano, e 2 figli, CAI Cheng Chun, 41 anni residente a Padova, e CAI Cheng Qui, 37 anni residente a Milano – e da una famiglia italiana, composta da 2 fratelli bolognesi Fabrizio Bolzonaro, 43 anni, residente a S. Lazzaro (BO), e Andrea Bolzonaro, 43 anni, residente a Pianoro (BO), nonche’ dal padre B. L., nato a Malalbergo (BO), 66 anni, residente a San Lazzaro (BO).

L’attivita’ criminosa della famiglia cinese e’ iniziata nel 2006 quando hanno acquisito una partecipazione della societa’ di ”money transfert” – Money2Money Srl- con sede legale in Bologna e sub-agenzie sparse su tutto il territorio nazionale. L’ingresso nella societa’ e’ avvenuta mediante un prestanome, una giovane donna che svolgeva le pulizie presso l’abilitazione della famiglia cinese. L’entrata nella compagine sociale di cittadini cinesi ha determinato un’improvvisa ed esponenziale crescita della raccolta di denaro da trasferire in Cina. Le rimesse erano effettuate sia da imprenditori che da privati.

La ”Money2Money Srl” era stata fondata dalla famiglia Bolzonaro che, una volta entrata nell’orbita dei soggetti cinesi, hanno messo a disposizione dell’organizzazione criminale la propria conoscenza del settore, controllando l’operato di ogni sub agenzia e risolvendo eventuali problematiche nel trasferimento del denaro. L’attivita’ illecita si e’ sviluppata con le caratteristiche mafiose. La struttura verticistica, che faceva capo alla famiglia CAI, controllava, con forme di intimidazioni psicologiche ed a volte violente, le attivita’ illecite della comunita’ cinese su tutto il territorio ove la stessa e’ risultata piu’ presente. Alcuni esponenti e soggetti collegati alla famiglia CAI risultano indagati e condannati nel contesto di differenti procedimenti penali seguiti dalla Procura di Firenze .

La societa’ tramite le filiali di Prato, Sesto Fiorentino, Empoli, Milano, Roma, Napoli, e’ servita per operare il riciclaggio del denaro ”sporco” proveniente dalle diverse attivita’ economiche illegali commesse dalla numerose imprese cinesi presenti nelle Provincie di Firenze e Prato. La principale attivita’ illegale delle aziende cinesi in Italia e’ consistita nella produzione di merce contraffatta (principalmente capi ed accessori di pelletteria) e nell’evasione fiscale. Vari interventi eseguiti durante le indagini hanno permesso, infatti, di confermare come molti soggetti che versavano denaro alle varie agenzie erano coinvolti in casi di contraffazione o risultavano aver dichiarato redditi irrisori. Un imprenditore, ad esempio, a fine 2008 e’ stato fermato in un controllo di routine svolto nei confronti del proprio autoveicolo. Nell’occasione si e’ constatato che il cittadino cinese trasportava, occultati in un borsone nel vano bagagli, 548.000 euro tra contanti ed assegni, somma che, per sua stessa ammissione, costituiva il ”nero” della sua societa’ tessile, di Prato e che stava per essere spedita in Cina attraverso la Money2Money.

Le attivita’ investigative hanno portato anche al complessivo sequestro di oltre 780.000 articoli contraffatti, anche prodotti in violazioni di norme a tutela del Made in Italy ovvero della sicurezza dei prodotti, fabbricati nell’area fiorentino-pratese oppure ivi importati via nave dalla Cina. Nelle operazioni di riciclaggio sono risultati coinvolti anche importatori di prodotti contraffatti che hanno utilizzato la medesima metodologia per trasferire in Cina ricavi derivanti da reati di contrabbando.

Dalla Cina e’ giunta anche manodopera clandestina da sfruttare nelle aziende: giovani donne da impiegare nelle varie ”case chiuse” camuffate da centri estetici e di massaggi orientali; uomini e donne da destinare ai laboratori ove lavoravano ”in nero” in condizioni disumane.

Durante le indagini e’ emerso, infatti, che molti di tali clandestini erano al centro di una vera e propria tratta di essere umani con un’organizzazione che ha curato ogni movimento dalla Cina sino in Italia. L’organizzazione, in questi casi, ha curato l’espatrio dei cittadini cinesi, a cui successivamente all’arrivo in Europa, sono stati sistematicamente ritirati i documenti Una volta giunti a destinazione, i clandestini venivano impiegati in condizioni di totale sfruttamento presso le aziende dei loro connazionali. Costretti a vivere sul posto di lavoro, in ambienti insalubri e sporchi, senza i piu’ elementari accorgimenti inerenti la sicurezza sul posto di lavoro e protezione personale. Non infrequenti sono state le vessazioni, pestaggi e minacce di morte per coloro che non avendo saldato il debito con l’organizzazione per l’ingresso in Italia (che ammontava a circa 13.000 euro a persona).

Altro canale per riciclare il denaro verso la Cina e’ risultato lo stato di San Marino. Sono stati accertati contatti di un cittadino cinese – Hu Shengwei – con una societa’ finanziaria/fiduciaria – Fininternational Spa – con sede centrale e legale in San Marino e sedi in Italia (Forli’, Bologna, Milano) ed Europa (Lugano, Montecarlo, Lussemburgo, Londra).

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