Alvaro Selva, L’Informazione di San Marino: Banca del Titano / Quando i soci devono rispondere
Ringrazio Marino Cecchetti
per avere ricordato – commentando
l’approvazione di una importante
e significativa istanza
d’arengo – come fin dal 2007
avevo ipotizzato una responsabilità
dei soci di Banca del Titano
per non avere fornito idonea
giustificazione della spesa,
quantificata ora dalla tessa Segreteria
di Stato alle Finanze in
nove miliardi di lire (ma forse
sono di più), iscritta al passivo
di bilancio per non meglio qualificate
“spese di avviamento”.
Di detto prelievo dal capitale
della Banca non esiste alcun documento
giustificativo, per cui,
in base alle vigenti disposizioni
di legge, i soci sono obbligati al
reintegro del capitale sociale.
Desidero tuttavia precisare
all’amico Cecchetti, perché non
sorgano equivoche interpretazioni,
che i soci, non solo delle
Banche, ma di ogni società di
Capitali, sono obbligati al versamento
delle somme che non
trovano, come nel caso di Banca
del Titano, la idonea giustificazione
del loro lecito impiego
e non per ogni perdita che
la società dovesse riscontrare
nell’esercizio della sua attività.
Nel caso Banca del Titano
inoltre non vanno confuse le
perdite di gestione con il mancato
versamento e la sottrazione
ingiustificata del capitale.
Per la cronaca, le azioni di
responsabilità intentate contro
la direzione ed alcuni clienti
non hanno alcun legame con
la questione da me sollevata ed
oggetto dell’istanza d’Arengo
approvata.
Infatti sono state
indebitamente iscritte dai soci
a Bilancio, già nel primo esercizio
finanziario somme per
generiche spese di avviamento,
che probabilmente nascondono
trasferimenti di danaro di pertinenza
della Banca per fini che
definiamo semplicemente – per
non incorrere in querele – non
pertinenti.
[…]
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