Banca della vita. A che punto siamo? Mov. RETE

Banca della vita. A che punto siamo? Mov. RETE

La fondazione “banca della vita – Rep. di San Marino” sarà strutturata sulla falsariga di una spin-off: al suo vertice, infatti, non ci sarà il consiglio di amministrazione bensì il comitato scientifico, composto da autorità che si sono distinte per attività a tutela della biodiversità. Dai due vicepresidenti di Navdanya international (l’associazione di Vandana Shiva) a Salvatore Ceccarelli, da Maurizio Pallante e altri rappresentanti del Movimento Decrescita Felice a Slow Food, sono tanti gli intellettuali e i tecnici che hanno aderito. 

Al momento RETE, fondatore della “banca della vita”, sta attendendo di ricevere i certificati dei membri del comitato scientifico, dopodiché eleggerà il consiglio di amministrazione che a sua volta assumerà un funzionario che inizi a lavorare attivamente. Nel frattempo il 31 gennaio un rappresentante della “bdv” è stato ospite al Festival culturale per la Cooperazione “Officina Futura” di Milano e una presentazione di “banca della vita” sarà presente all’Expo di Milano nel padiglione di San Marino. 

Sono sempre di più gli agricoltori sammarinesi convinti che un cambio di rotta sia necessario per garantire al loro lavoro e alla loro salute una maggiore dignità e salubrità: sembrerà infatti strano ma l’agricoltura convenzionale (che a San Marino fino ad oggi tutti gli agricoltori hanno praticato) è considerata dall’EEA (l’Agenzia Europea per l’Ambiente) uno dei maggiori elementi di inquinamento ambientale insieme all’industria. Pesticidi, fertilizzanti che nutrono chimicamente la pianta ma sterilizzano il terreno. Ed è proprio il terreno a pagare le conseguenze maggiori: mezzi sempre più pesanti, che consumano sempre più petrolio ma sono indispensabili per compensare in quantità ciò che non viene più remunerato in qualità, pressano un terreno oramai privo di elementi organici sterminati dai pesticidi… il risultato? Terreni che non assorbono più gli elementi naturali, che vengono progressivamente impermeabilizzati fino a creare bombe d’acqua ad ogni pioggia appena più battente del solito. 

I costi ambientali, idrogeologici, sanitari, contributivi per lo Stato nei confronti di un sistema di produzione agricola che sfrutta la natura fino ad ucciderla in modo autolesionista sono altissimi. Una produzione biodiversa, che vieti l’uso di prodotti chimici, che nutra i terreni e solo di conseguenza i suoi frutti, dà come risultato non solo cibi di qualità migliore, più sani e più buoni, ma comporta un risparmio indiretto molto significativo per il paese che applica queste tecnologie naturali. 

Perché allora, ci si chiederà, non sono tutti gli Stati a creare una “banca della vita” nazionale? La risposta è al contempo semplice, scontata e disarmante: perché i governi, e dunque di riflesso gli Stati, rispondono sempre più agli interessi non dei cittadini ma delle lobby che finanziano e fanno pressioni. Le multinazionali degli ogm, dei prodotti chimici sono potentissime e hanno addentellati tra i potenti della terra. A livello globale serve un esempio, serve uno Stato che si liberi dal giogo del monopolio di pochi che, sulla salute della gente, decuplicano i propri profitti. San Marino serve come esempio di libertà globale, ancora una volta, come storia insegna. 

Questi sono i motivi del grande interesse che gravita attorno a “banca della vita – Rep. di San Marino”, e che ha convinto i più importanti attivisti nel campo della biodiversità ad abbracciare il progetto. Una bella scommessa che possiamo vincere tutti insieme.

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