Calabria: Operazione Wind Farm, sequestrati 350 milioni di beni e indagate 31 persone. Da: lametino.it

Calabria: Operazione Wind Farm, sequestrati 350 milioni di beni e indagate 31 persone. Da: lametino.it

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  Calabria: Operazione Wind Farm, sequestrati 350 milioni di beni e indagate 31 persone

 

Catanzaro, 13 luglio – I Finanzieri del Gico di Catanzaro, con l’ausilio del comando provinciale di Crotone, hanno eseguito un sequestro preventivo di beni, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia, per un valore complessivo di circa 350 milioni di euro e che ha interessato, in particolare, il parco eolico denominato “Wind farm Isola Capo Rizzuto” dotato di ben 48 aerogeneratori e considerato fra i più grandi d’Europa per estensione e potenza erogata. Il provvedimento scaturisce da un’attività investigativa, tuttora in fase di svolgimento e che ha visto la collaborazione sinergica del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (SCICO) di Roma, diretta ad accertare l’ingerenza della criminalità organizzata nell’intera operazione economico-finanziaria relativa alla realizzazione del parco eolico.
Tale attività, caratterizzata anche dall’interessamento di numerose autorità giudiziarie straniere, ha consentito di acquisire una serie di elementi da cui emergerebbe la riconducibilità alla “cosca” Arena di Isola Capo Rizzuto, soprattutto tramite Pasquale Arena, 59 anni, dirigente presso il comune di Isola Capo Rizzuto, fratello di Carminem ucciso nell’ottobre 2004 in un agguato di stampo mafioso m nonché nipote diretto del vecchio capo clan Nicola Arena.
In particolare, Pasquale Arena, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato referente e gestore occulto degli affari della cosca medesima, avvalendosi di  prestanome interposti nella titolarità delle quote sociali e delle attività economiche, attraverso un articolato sistema di interposizioni fittizie e reali con le quali avrebbe avviato e realizzato, per conto della medesima cosca, il parco eolico formalmente di proprietà della “Vent1 Capo Rizzuto S.r.l.”, e come  tramite di una fitta rete di società estere strumentali all’occultamento della loro riconducibilità al parco e alla famiglia Arena.
Le attività investigative hanno inoltre evidenziato come lo stesso Pasquale Arena, il cui nominativo non compare mai in alcun atto, tantomeno in seno alle compagini societarie comunque interessate, abbia curato tutte le fasi realizzative del parco eolico, direttamente o indirettamente per il tramite del cugino Nicola Arena, 48 anni, Carmine Megna,  Josef Martin Frick, Roberto Gobbi, anche dopo la fuoriuscita (avvenuta nel 2010) della “Purena S.r.l.” dalla  “Vent1 Capo Rizzuto S.r.l.”, società proprietaria del parco eolico, per quanto attiene alle incombenze compresi i rapporti con la pubblica amministrazione, oltre che per il tramite di imprese a lui riconducibili alle quali venivano affidati i lavori di realizzazione del parco in questione, come la “Veda S.n.c. di Fabiola Ventura & C.”, di cui risultano proprietari fittizi  Giovanni Maiolo e Fabiola Valeria Ventura, ma di fatto riconducibile a Pasquale Arena che ne disporrebbe “uti dominus”. Non ultima, la “presenza” di Pasquale Arena nelle trattative in corso inerenti alla vendita del parco eolico, per come emerge dalle conversazioni intercettate ed intercorse tra Carmine Megna e gli intermediari nella trattativa individuati, verosimilmente, dallo stesso Pasquale Arena. Nel corso delle indagini sarebbe emerso che il clamore mediatico, più volte suscitato dalle vicende relative alla realizzazione del parco, convinceva Pasquale Arena a recidere quei sia pur minimi contatti diretti ed ufficiali della famiglia con l’iniziativa economica e le società interessate, inducendo i soggetti interposti a promuovere una serie di modifiche nelle strutture societarie finalizzate a schermare l’interesse e la partecipazione della cosca nell’affare ed evitare di attirare, per il futuro, l’attenzione mediatica e/o investigativa. Ciò si è potuto realizzare mediante la creazione di ulteriori schermi societari all’estero dietro i quali mascherare l’effettiva partecipazione della famiglia Arena nell’affare e garantendo, in tal modo, gli interessi della stessa. In particolare, tale obiettivo è stato conseguito attraverso:
•    La cessione delle quote inizialmente detenute dall’originario prestanome della famiglia, Salvatore Nicoscia, nella “Vent1 Capo Rizzuto S.r.l.”, pari al 10% del Cs, alla “Purena S.r.l.” e la successiva cessione della medesima quota, nel frattempo divenuta pari al 15%, da questa ultima società alla società di diritto tedesco “Tiger energy project gmbh.” Le restanti quote sociali della “Vent 1 Capo Rizzuto S.r.l.” sono riconducibili ad una serie di società di diritto estero (Repubblica di San Marino e Germania) alcune delle quali formalmente riconducibili  alle persone di Martin Frick e  Roberto Gobbi, tramite il figlio Maximiliano Gobbi, ritenuti interposti per effetto di interposizione reale, nella titolarità del parco eolico facente capo alla società “Vent 1 Capo Rizzuto S.r.l.”;
•    La cessione delle quote detenute dalla “Purena S.r.l.” nelle restanti società, alla “Beteilingungs-pool fur energieund umwelt ag”, società di diritto elvetico appositamente costituita per schermare la presenza della famiglia Arena che, all’epoca dei fatti era rappresentata in società dai soci Nicola Arena e  Carmine Megna, nonché dai soggetti realmente interposti, direttamente o per tramite della “Sipea s.r.l.” e della “Econex finance ag”,  Martin Josef Frick e  Roberto Gobbi tramite il figlio.
Tali modifiche societarie hanno consentito di recidere, sia pure fittiziamente, qualsiasi collegamento ufficiale tra la “Vent1 Capo Rizzuto Srl” ed i soggetti “locali” Nicola Arena e Carmine Megna, i quali hanno continuato, comunque, a rappresentare i principali referenti nell’affare di Pasquale Arena e, per mezzo di lui, della famiglia stessa. Ad avvalorare la tesi investigativa, secondo cui l’iniziativa imprenditoriale ideata e concretizzata da Pasquale Arena rientrava a pieno titolo negli interessi economico-patrimoniali della cosca Arena sono intervenute le risultanze tecniche nel corso delle indagini preliminari. Tramite, infatti, a mirate intercettazioni di conversazioni è stato possibile accertare che il boss Nicola Arena, non appena uscito dal carcere dopo un lungo periodo di detenzione a regime di 41-bis (in parte coincidente con il periodo nel quale emergevano questi investimenti), non solo “chiedeva conto” allo stesso Pasquale dell’iniziativa economica intrapresa durante la sua assenza (evidentemente per conoscerne nel dettaglio le dinamiche e le interessi economici sottesi) ma manifestava  l’intenzione di riappropriarsi del controllo della stessa, interessandosi per la vendita del parco eolico. Tali circostanze, oltre ad evidenziare il grado di autonomia con cui Pasquale Arena ha gestito, quale “responsabile economico” della cosca l’”affare dell’eolico” in assenza del capo storico, hanno dimostrato, dicono gli inquirenti “come lo stesso affare non costituisca il frutto di un’iniziativa economica libera e scevra da condizionamenti di natura mafiosa, bensì il risultato di un preciso disegno strategico rientrante nell’alveo degli interessi imprenditoriali della cosca ai quali rimane inscindibilmente avvinto e la cui rilevanza sotto il profilo patrimoniale e finanziario suscita la volontà del boss di riprendere in mano il controllo della situazione”. Accanto alle indagini proiettate alla dimostrazione della riconducibilità  del parco eolico alla cosca Arena, è stata svolta anche una mirata attività di indagine finalizzata ad accertare, da un lato, la legittimità dell’iter amministrativo che ha portato, il 14/11/2007 al rilascio dell’autorizzazione unica legittimante la realizzazione della struttura, dall’altro, la sua conformità alla normativa urbanistico-edilizia. In tale contesto, sono emerse numerose violazioni sia nella procedura amministrativa finalizzata al rilascio dell’autorizzazione unica da parte del dipartimento delle attività produttive della Regione Calabria sia nell’osservanza dei vincoli paesaggistici, archeologici ed urbanistici esistenti sulla zona interessata.
Il provvedimento di sequestro ha interessato le seguenti società:
Vent1 Capo Rizzuto Srl, con sede legale in Crotone (kr):
–     Relative quote societarie, attualmente così ripartite:
•    34% Tiger energy project gmbh (Germania);
•    30% Seas Srl (Repubblica di San Marino);
•    19% nyhuis beteilingungs gmbh & co. Kg (germania);
•    10% pommer & schwarz erneuerbareenergien gesellschaft m. (germania);
•    7% Eden Alfred Josef (Germania);
L’intero complesso aziendale (beni mobili, immobili e rapporti finanziari) costituito, in particolare, dal parco eolico denominato Wind farm icr, composto nel complesso da 48 aerogeneratori e relative opere accessorie realizzato in territorio di Isola di Capo Rizzuto (Kr) di proprietà della “Vent1 Capo Rizzuto Srl”;
Purena Srl, con sede legale in Isola Capo Rizzuto (Kr):
–     Relative quote societarie, attualmente così ripartite:
•    60% Econex finance ag (Svizzera);
•    28%  Nicola Arena cl. 64;
•    12%  Carmine Megna;
–  L’intero complesso aziendale (beni mobili, immobili e rapporti finanziari) della “Purena Srl”;
Veda Snc di Fabiola Ventura & C., con sede legale in Isola di Capo Rizzuto (Kr):
– Relative quote societarie, attualmente così ripartite:
•    80%  Fabiola Valeria Ventura cl. 1962;
•    20%  Giovanni Maiolo (cl 1967);
– L’intero complesso aziendale (beni mobili, immobili e rapporti finanziari) della “Veda Snc”.
Nel contempo, l’autorità giudiziaria di San Marino, con la quale è stata avviata una collaborazione investigativa, ha disposto il sequestro di un’ulteriore società (la Seas S.r.l.)  che, fin dalle fasi di avvio del progetto, è risultata coinvolta nelle operazioni legate alla realizzazione del parco.

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