Caro Giulio, dacci udienza. Panorama Economy, Gianluca Ferraris

Caro Giulio, dacci udienza. Panorama Economy, Gianluca Ferraris

Panorama Economy  

Intervista a
Pasquale Valentini – Caro Giulio, dacci udienza

Gianluca Ferraris


Caro Giulio, dacci udienza SAN MARINO

L’inchiesta sulla magistratura è solo l’ultimo atto di un
rapporto difficile. «Vogliamo essere vostri partner» dice il segretario
all’Economia. «Ma nessuno ci ascolta. E dobbiamo fare cassa in qualche modo».

Scontri istituzionali, scudi fiscali, inchieste della
magistratura, compresa l’ultima, dirompente, che coinvolge l’intero sistema
giudiziario (articolo nella pagina a fianco), reciproche accuse di scarsa
collaborazione. Sono ormai due anni che tra l’Italia e San Marino tira un’aria
pessima. Negli ultimi mesi, se possibile, il quadro è ancora peggiorato: l’isolamento
internazionale della Rocca (rimasta nella black list dell’Ocse) ha spinto il
ministro dell’Economia Giulio Tremonti ad alzare la posta, chiedendo di
rinunciare a quel segreto bancario gelosamente custodito dal 1296. Una minaccia
quasi mortale, se si pensa che nel frattempo c’è la necessità, per la prima
volta nella storia, di varare un piano di rientro da 44 milioni (è come se
l’Italia varasse una Finanziaria da 170 miliardi). «Un’intesa, però, vogliamo
trovarla: ma da tempo Tremonti si rifiuta persino di riceverci» sostiene
Pasquale Valentini, segretario all’Economia di San Marino, in questa intervista
concessa in esclusiva a Panorama Economy alla vigilia di un nuovo round di
trattative e di una riforma tributaria che potrebbe aiutare il Titano a uscire
dal suo cono d’ombra.

 

Quali riforme avete
in programma?

Stiamo cercando di ridurre la spesa corrente senza toccare
il welfare e mantenendo una fiscalità leggera, ma non è facile.

 

Avete varato alcune
norme, il prelievo una tantum sul beni dl lusso, quello sui redditi del
frontalieri, la tassa del 3% sui servizi ai privati, che colpiscono quasi
esclusivamente gli Italiani. Così à difficile che il dialogo decolli, no?

L’Italia deve decidersi: o manteniamo i nostri standard
precedenti, che comunque non sono quelli di una repubblica delle banane, o se
rinunciamo del tutto al segreto dobbiamo trovare altre strade per fare cassa.
Quanto al prelievo sui frontalieri, cercheremo di modulare le aliquote in modo
da causare un esborso minimo per i lavoratori e di ridurlo a una partita di
giro tra noi e l’Italia.

 

Crede che così i
rapporti tra voi e Tremonti miglioreranno?

Ripeto: da qualche parte i soldi dobbiamo prenderli. E gli
sforzi maggiori, finora, sono arrivati da noi. Pensi che io e T2emonti non ci
siamo mai parlati.

 

Non fate entrambi
parte del tavolo tecnico di negoziazione?

Sì, ma lui non viene mai alle riunioni… Si sfoga dicendo
che non siamo collaborativi ma nell’ultimo anno pochi del suo staff si sono
sforzati di ascoltarci veramente.

 

Immagini che ora vi
stia ascoltando. Cosa gli direbbe
?

Che vogliamo ancora essere vostri partner, anche se il
terrorismo mediatico a cui siamo sottoposti da Roma ci sta arrecando danni
enormi. Quest’anno sconteremo 200 milioni di entrate erariali in meno, in gran
parte dovute a misure unilaterali italiane.

 

Voi cosa offrite?

Abbiamo abolito le società anonime, che non è poco. E
attendiamo dal 2009 che l’Italia ratifichi l’accordo bilaterale che prevede
forti limitazioni al segreto fiduciario anche in caso di indagini unidirezionali
e l’abolizione della doppia imposta, oggi alla base di molte frodi
internazionali.

E iI segreto bancario?

L’Ocse ci consente di mantenere degli
ambiti di riservatezza, come fa la Svizzera. Possiamo
anche abolirli del tutto, ma occorreranno almeno un paio d’anni per
riconvertire la nostra offerta.

 

Nel 2010 un rapporto
dell’Agenzia delle entrate sottolineava altri due punti dl attrito: la lentezza
delle ricezioni di rogatoria e i controlli sulle residenze dico-modo, 8 mila
per il fisco Italiano, qualche centinaio secondo vol. Come stanno le cose?

Sulle richieste di rogatoria scontiamo una normativa
macchinosa e i limiti di un piccolo tribunale. Ma i primi a riconoscere i
nostri sforzi per accelerare le pratiche sono stati gli uomini della Guardia di
finanza. Sulle case, anche se lo squilibrio numerico è molto minore di quello
che ha citato lei, trovare un’intesa in tempi rapidi è francamente più
complicato.

 

Perché?

Questo non è mai stato un Paese dalle residenze facili come
altre mete offshore: ma con l’Italia c’è uno scambio frenetico e continuo.
Abbiamo già reso più difficili le accettazioni e più facili le revoche. Altro,
per ora, non possiamo fare.

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