Cartoline dal futuro: giovani sammarinesi si raccontano a Rosanna Ridolfi. Oggi la storia di Martina Zonzini

Cartoline dal futuro: giovani sammarinesi si raccontano a Rosanna Ridolfi. Oggi la storia di Martina Zonzini

Ci siamo affacciati ancora una volta, con curiosità ma anche con discrezione, sulla soglia delle vite dei ragazzi per ascoltarne la voce, per cercare di capire il rapporto con la Terra dove sono nati, col mondo che li circonda, con gli altri. E loro hanno continuato a rispondere a vecchie e nuove domande con intelligenza, sensibilità, sincerità.

Oggi la storia di Martina Zonzini.

 

Parte prima – Autoritratto

Chi è Martina?

Una ragazza di 21 anni che ama definirsi solare, sensibile, curiosa, testarda e… un po’ paranoica.

 

Com’è la tua vita in questo momento? 

Studio giurisprudenza all’università di Bologna; vivo tra questa città e San Marino, coltivando anche quelle che sono le mie passioni di sempre: lo sport (calisthenics, tennis e quando è possibile, qualche giorno di sci) e la fotografia.

 

Da cosa sono state guidate fin qui le tue scelte? 

Sono molto razionale ed idealista ed ho da sempre come riferimento di base i concetti di bene e male, di giusto e sbagliato; la stessa scelta della facoltà universitaria (resa complicata dai tanti interessi e curiosità che mi caratterizzano) è scaturita dal desiderio di giustizia e dall’aspirazione di contribuire all’affermazione di quest’ultima nella società.  Un ruolo determinante nelle mie scelte lo hanno avuto anche i miei genitori, che con la saggezza e la maturità che contraddistingue l’esperienza adulta, mi hanno dato giusti consigli, senza mai imporre nulla, sempre con l’intento di valorizzare i miei punti di vista e il mio pensiero. Oggi mi oriento sempre di più verso le cose e le persone che mi fanno stare bene, e credo che sia ciò che tutti dovrebbero fare evitando, dove possibile, influenze e condizionamenti esterni.

 

Quando devi prendere una decisione ti fidi di più del tuo istinto, di una tua accurata riflessione o dei consigli di qualcuno in particolare? 

In primo luogo mi rivolgo ai miei genitori, che mostrano sempre sensibilità e rispetto delle mie idee. E anche i miei amici mi sono d’aiuto e mi sostengono. In genere comunque mi affido ad un’accurata riflessione, anche se in alcuni casi forse, considerata la mia tendenza a razionalizzare eccessivamente, una reazione istintiva sarebbe più semplice e anche più opportuna. 

 

Hai un modello di riferimento?

Al di fuori della sfera famigliare – che è fonte di esempio per dedizione ai figli e al lavoro – un personaggio che suscita in me ammirazione e spirito di emulazione è Novak Djokovic, che stimo non soltanto per l’atleta che è, ma anche per la sua coerenza e la sua correttezza dentro e fuori dal campo e per l’insegnamento che si può evincere dalla sua storia di vita: nato in Serbia durante la guerra è diventato uno dei tennisti più forti di sempre credendo in se stesso e nel suo sogno, inserendosi nella storica diatriba tra i due grandi rivali Federer-Nadal con grande fiducia nelle sue capacità.

 

Che idea avevi dell’Università e della facoltà scelta? Hai avuto conferme o qualcosa ti ha deluso?

Quando ho scelto la facoltà di giurisprudenza pensavo che avrei trovato un ambiente stimolante, con coetanei pieni di voglia di imparare e di confrontarsi e professori preparati e professionali. A distanza di tre anni posso dire che sono contenta del clima fra studenti: è bello conoscere ogni giorno persone nuove provenienti da tutta Italia e confrontarsi con loro; riguardo ai professori devo dire che a fronte di bravissimi insegnanti capaci di trasmettere passione e di creare un bel rapporto con gli studenti, peraltro numerosissimi, ve ne sono altri che in alcune occasioni ho trovato più distaccati e meno professionali di quello che mi sarei aspettata. Per quanto riguarda invece l’istituzione universitaria penso che ci sia ancora molto da fare per evitare disguidi e disorganizzazione. 

 

Cosa pensi del tema del “merito”? 

Ritengo che il riconoscimento del merito sia la base di una società giusta, ma può diventare un’arma a doppio taglio: a volte potrebbe generare in elementi più deboli un senso di inferiorità che non può che essere tossico per la crescita personale.

 

Che definizione daresti dell’intelligenza?

La più alta forma di intelligenza per me è emotiva, non razionale e consiste nel vivere al meglio le situazioni in cui ci troviamo rimanendo al cento per cento noi stessi. 

 

Esistono situazioni o persone che fanno scaturire in te la voglia di ribellione?

La voglia di ribellione scaturisce in me, insieme a una profonda rabbia, quando ho la percezione di una situazione ingiusta o sbagliata, e non solo quando l’ingiustizia non è concretamente modificabile, ma anche e soprattutto quando la voce del cambiamento non può essere manifestata senza venire repressa o punita. È proprio la negazione della libertà di esprimere un’opinione o un parere ciò che più mi infastidisce; nonostante le grandi conquiste in tema di diritti umani, sociali e civili, la libertà di pensiero non è in realtà ancora così piena come dovrebbe. I poteri forti parlano delle nostre società come di società democratiche che perseguono alti valori morali e sociali ma a volte la voce fuori dal coro, nonostante si ponga in maniera civile, rispettosa ed educata, risulta scomoda e sovversiva, e per questo viene soppressa. Questa situazione è ciò che maggiormente suscita in me un senso di ribellione. 

 

Cosa ha il potere di renderti felice?

La felicità si manifesta in forme diverse: a volte è forte e potente e scuote l’anima e proprio per questo è forse la più effimera e la si prova solo in alcuni brevi istanti della propria vita; poi c’è una forma di felicità data dalla serenità e dalla pace interiore, la più difficile da raggiungere ma forse la più vera. Io sento di essere davvero felice quando riesco a portare questo stato di serenità in un pomeriggio insieme agli amici, a tavola a cena con la mia famiglia, nei viaggi e negli sport che pratico: in questi momenti il peso dei problemi svanisce e la mente smette di pensare freneticamente. Penso che questo stato di benessere e di leggerezza sia impagabile, così come la gioia del momento in cui ci si rende conto di superare i propri limiti e di migliorare giorno dopo giorno, rimanendo fedeli a sé stessi e a ciò in cui si crede.

 

Le emozioni secondo te vanno manifestate o represse? Rappresentano una forza o un limite?

Le emozioni sono il più potente strumento di comunicazione; un’emozione repressa mette prima di tutto a rischio il nostro benessere e in secondo luogo ci impedisce di mostrarci come realmente siamo e di entrare in sintonia con gli altri. 

 

Quale contributo immagini di poter dare al mondo del futuro?

Questa è una domanda a cui spesso tento di dare una risposta e mi rendo conto che nel corso del tempo è cambiata molte volte: ad oggi spero di poter un giorno con il mio lavoro contribuire a creare una società più giusta nella quale le persone possono essere meno egoiste e più aperte al dialogo e alla comprensione reciproca.

 

Tornare o andar via definitivamente da San Marino

Al momento non escludo nulla: la decisione di andar via o rimanere a San Marino dipenderà molto dal mio lavoro e da quello che vorrò fare una volta terminata l’università.

 

Parte seconda – Macrocosmo e microcosmo

Per la maggior parte delle persone l’IA è diventata una parte imprescindibile della vita. Prova ad immaginare un mondo in cui la tecnologia smette all’improvviso di funzionare …

I vantaggi dell’intelligenza artificiale sono indubbiamente tanti; su Internet si può reperire qualsiasi informazione e la comunicazione è divenuta molto più facile e veloce in qualsiasi contesto. Certo ci sono anche aspetti meno positivi, ad esempio per quanto riguarda i social, che spesso causano fra i giovani un senso di inferiorità, in particolare nel costante confronto con le vite degli altri di cui vengono mostrati solo gli aspetti migliori e felici. Si è creato un mondo falso e impacchettato con un nastro di felicità “di plastica”, fatta di finti sorrisi, di benessere ostentato, di opinioni omologate su quelle che la massa ritiene politicamente corrette. Penso che gli aspetti negativi dei social superino quelli positivi: tanti sono anche i casi di celebrità che decidono di eliminarli in quanto causa di depressione. Resta il fatto che i vantaggi delle tecnologie siano innegabili e meravigliosi, ma una tecnologia senza una giusta etica e morale rischia di diventare abuso di potere e schiavitù al dio del progresso e della ricchezza.

 

Opere d’arte imbrattate con zuppe e torte, vernice spray sui monumenti, blocchi stradali … in Italia viene proposto l’inasprimento delle pene nei confronti di quelli che da molti sono ritenuti ecoterroristi, associazione a delinquere: eppure loro sono disposti ad andare in prigione per salvare il Pianeta. Meritano di essere difesi? 

Se da un lato essi agiscono in questo modo con l’intento di attirare l’attenzione delle persone su un problema ambientale concreto e drasticamente preoccupante, dall’altro è molto più forte l’indignazione che suscitano piuttosto che una sana coscienza e comprensione dei problemi ambientali. Io ritengo che il fine non giustifichi i mezzi, e che i risultati fin qui ottenuti lo dimostrino. Non credo meritino di essere difesi perché la loro attività non è conforme ai miei ideali. Condivido l’inasprimento delle pene nei loro confronti perché deturpano opere di enorme importanza storica e culturale, per ripulire le quali occorrono spesso grande dispendio di acqua ed energia. 

 

Cosa pensi della riapertura delle centrali nucleari in Italia?

Per il momento è uno dei modi più ecologici per produrre energia; è un metodo sicuro e gli impianti costruiti hanno una vita molto lunga; inoltre la superficie da ricoprire è inferiore rispetto a campi pieni di pannelli solari ad esempio o pale eoliche le quali tra l’altro necessitano di grande manutenzione e sono quindi molto costose da gestire. La soluzione migliore sarebbe la fusione a freddo ma ancora non abbiamo la tecnologia adeguata. Per il futuro auspico politiche ambientali di collaborazione internazionale perché ritengo che sia l’unico modo effettivo e concreto per poter rimediare alla crisi ambientale sempre più preoccupante.

 

Il destino dell’Orsa JJ4 secondo te …

Nonostante la terribile fine del ragazzo coinvolto nell’incidente e il rispetto dovuto alla famiglia, ritengo che l’orsa meriti di vivere. L’uomo non ha il diritto di spadroneggiare sulla natura, di autoproclamarsi creatore e distruttore di vite, a maggior ragione in una situazione come questa in cui l’animale ha agito in difesa dei propri cuccioli e in quello che era il suo ambiente naturale. 

 

Inquinamento di vario genere, nuove malattie, intolleranza, guerre, disastri naturali: tutto sembra congiurare per far perdere la speranza all’umanità.

Purtroppo credo che il pensiero che il futuro non rappresenti più una promessa ma una minaccia si sia diffuso anche per il costante flusso di informazioni negative che i giornali, i telegiornali, Internet e i social ci propinano ogni giorno: spesso sembra ci sia una sorta di giornalismo del terrore che alimenta solo ansia e paura. Con questo non voglio dire che le problematiche attuali non siano reali ma che sia sbagliata la modalità di informazione: sarebbe molto più opportuno che accanto al problema, con la stessa enfasi, venisse prospettata la possibile soluzione. L’imperatore e filosofo Marco Aurelio diceva che la felicità dipende dalla qualità dei nostri pensieri: se anziché ipotizzare soluzioni e dare alle persone una speranza di cambiamento si spargono solo negatività, paura e pericolo, non si può far altro che accrescere la paura che il futuro sarà buio e che nessuno di noi ha il potere e la possibilità di fare qualcosa per cambiarlo. Il cambiamento di prospettiva può a mio avviso essere una fondamentale chiave per cambiare la nostra realtà.

 

Senti di poter offrire una visione alternativa a quella della narrazione ufficiale secondo cui i ragazzi sono ormai tutti anaffettivi, nichilisti ed annoiati, finendo con il manifestare il loro disagio con comportamenti violenti o asociali?

Questo modo di pensare è secondo me indice di una serie di problematiche relazionali e comunicative dell’uomo in generale: il solo fatto di giudicare qualcuno sulla base di generalizzazioni è sbagliato indipendentemente dal soggetto che stiamo giudicando. Uno stereotipo neutralizza il senso critico e la capacità di analisi profonda, impedendo di andare al di sotto della superficie, dell’apparenza. Il giudizio proviene da persone che forse non sono aperte alla comprensione dell’altro, all’ascolto, che mancano probabilmente dell’umiltà di comprendere che chiunque per ogni generazione ed età ha avuto delle problematiche.

 

Da cosa dipende secondo te una buona qualità della vita per le persone?

Una buona qualità della vita dipende chiaramente da cose materiali come possono essere la stabilità economica, il paese in cui si vive eccetera … ma spesso a parità di quelle che possono essere le condizioni di partenza, la grande differenza credo la facciano le persone di cui ci si circonda, gli ambienti frequentati e soprattutto il dialogo interiore che ciascuno instaura con se stesso: penso che ognuno abbia il potere di rendere migliore la propria vita grazie alla coltivazione costante di un pensiero positivo.

 

Come definiresti la cultura? Qual è e quale dovrebbe essere la sua funzione nel mondo?

Potrei definirla come un insieme di conoscenze del passato e del presente che formano valori che ci permettono di costruire il futuro. Conoscere da dove siamo venuti e cosa ci accade intorno ci permette di capire le problematiche di ieri e di oggi e i miglioramenti che possono essere apportati in futuro: questo penso sia il ruolo della cultura.

 

Nel nostro tempo spesso è la latitudine del mondo alla quale un essere umano si trova a nascere che ne determina la qualità della vita e le opportunità: cosa pensi dell’immigrazione, quali soluzioni ti aspetti dalle istituzioni europee e italiane, quale ruolo pensi potrebbe avere la nostra Repubblica? 

L’immigrazione è un fenomeno che in Italia è particolarmente sentito perché fuori controllo e mal gestito: troppi morti hanno visto i nostri mari e da troppo tempo ormai l’Europa si è lavata le mani di un problema che sembra essere solo italiano mentre così non è. Non penso in realtà che la nostra Repubblica abbia gli strumenti idonei per poter fare qualcosa in quest’ambito proprio per le dimensioni del nostro paese e per la scarsa rilevanza che il fenomeno ha per noi. Le soluzioni che posso prospettare hanno un respiro molto più ampio e dovrebbero effettivamente coinvolgere tutti i paesi Europei affinché chi scappa dalla guerra e dalla miseria possa effettivamente ricostruirsi una vita e integrarsi nel paese che sente più vicino alle proprie necessità e non per forza nel paese di approdo. Sono spesso impedimenti burocratici e legislativi che frenano le soluzioni, ma creando gli opportuni progetti si potrebbe aiutare non solo chi arriva nelle nostre terre ma anche cercare di arginare il fenomeno alla radice aiutando queste persone nei loro paesi di origine: nessuno infatti penso che lascerebbe la propria terra volontariamente se vivesse bene e anche coloro che partono fanno una scelta sofferta lasciando parte della famiglia. Chiaramente un tipo di aiuto di questo calibro richiederebbe una collaborazione internazionale.

 

Tu trovi che una giovane donna abbia oggi opportunità simili a quelle degli uomini? Quali sono, se ritieni che ci siano, gli ostacoli in cui più frequentemente ci si imbatte ancora?

Penso che la donna sia in partenza svantaggiata nel contesto lavorativo: basti pensare alle assunzioni di lavoratrici che contengono la richiesta di non avere figli o agli stipendi inferiori rispetto agli uomini. Posso sforzarmi di capire anche il punto di vista del datore di lavoro ma penso che il problema debba essere risolto a livello politico senza condannare nessuna delle due posizioni ma ricercando una soluzione congrua per entrambe le parti. 

 

Donne utilizzate per procreare figli per coppie omosessuali o eterosessuali che non ne possono avere: la tua opinione.

Sono a favore dell’adozione di bimbi che non hanno o non possono avere una famiglia, perché sono convinta che il diventare genitore sia legato al voler amare e voler bene a una terza persona, quindi non ci dovrebbe essere per forza la necessità di una correlazione tra il corredo genetico di genitori e figli. 

 

E infine cosa pensi di coloro che sono convinti di poter reperire da soli ogni informazione medica, scientifica, culturale senza più bisogno di esperti e disprezzano l’operato di scienziati, medici, insegnanti?

Penso che questo sia sintomo di grande ignoranza e superbia: chiunque può sempre imparare qualcosa di nuovo da altri, se c’è la giusta apertura e predisposizione mentale, a maggior ragione se colui al quale ci affidiamo ha maturato esperienze e competenze per quel determinato settore. La stessa apertura dovrebbe poi esserci anche e comunque da parte del professionista: nessuno ha la verità in tasca e tante teorie anche scientifiche col tempo si sono rivelate sbagliate: ogni nuova scoperta è un passo in più verso una certezza che mai sarà assoluta, per cui è importante mettere in discussione anche ciò che ci sembra inconfutabile. Questo soprattutto in campo medico: l’esperienza della pandemia che abbiamo vissuto può essere un ottimo esempio. 

 

Parte terza – Cosa ti passa per la mente se ascolti queste parole:

Trasgressione 

È un concetto che si lega necessariamente al suo opposto e dunque all’obbedienza; se penso alla trasgressione penso al mancare di rispetto ad una legge ma anche al trasgredire quelli che sono i valori e le regole personali che ciascuno di noi si costruisce.

Emarginazione 

Penso alla sofferenza cui si lega questo concetto e che può essere sperimentata in tanti contesti diversi: per me è un fenomeno sociale tra i più tremendi, perché fa sentire le persone che la subiscono come sbagliate per caratteristiche esteriori o interiori che in realtà contraddistinguono semplicemente il singolo dalla massa.

Coscienza 

È quella vocina interiore che parla per noi, il nostro lato forse più umano e morale. È quella parte del nostro essere che ci indica ciò che vogliamo e ciò che è più giusto.

Dio 

Per chi crede è il dio religioso; per il non credente è un insieme di valori, l’identificazione con un modello di vita o di pensiero. In ognuno dei due casi è coincidente con l’ideale di perfezione che ogni uomo si crea come lucerna da seguire nel buio.

Compromesso 

È l’essenza della vita; quasi nulla va secondo i piani, specialmente nelle relazioni interpersonali, per cui saper accettare l’altro punto di vista o l’evento imprevisto che la vita ci propone davanti diventa la chiave per superare incomprensioni e difficoltà.

Pace 

La più grande e bella aspirazione dell’umanità e allo stesso tempo l’utopia più grande. Ciò che invece è raggiungibile è la pace interiore, l’unica cosa su cui l’uomo singolarmente può lavorare; è ciò che può aiutare non solo noi stessi ma anche le persone che ci circondano perché un mondo di persone serene e in pace con sé stesse non può che essere un mondo migliore.

Amore 

È il sentimento più mutevole e variegato che ci sia: può essere l’amore per la propria famiglia, per il partner, per il proprio lavoro, per le proprie passioni, per sé stessi, per l’umanità; ed è bello pensare come sia diverso ma straordinariamente intenso in tutte le sue forme. È il motore del mondo e di tutte le azioni umane.

Pudore

È quella sensazione di disagio che ci blocca nell’agire, non necessariamente legato alla sfera sessuale. Quando si ha pudore si cerca di celare una parte di noi, la cui esposizione ci crea senso di insicurezza e paura del giudizio altrui.

 

Per terminare questa nostra conversazione cita una frase dal libro che più ti è piaciuto fra quelli che hai letto

“La felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi se solo qualcuno si ricorda di accendere la luce” 

  1. K. Rowling, “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” 

 

E infine un verso di un poeta o di un cantautore che secondo te ti rappresenta o in cui ti rispecchi

“Mai smetterai, canterai, perderai la voce. Andrai, piangerai, ballerai, scoppierà il colore, scorderai il dolore, cambierai il tuo nome …” 

Irama, “La genesi del tuo colore”

 

Rosanna Ridolfi

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