… un santo di nome Marino, che ricevette in dono un Monte: il Monte Titano. ‘NEMINI TENERI’ disse quell’eremita, parole che significavano ‘non dipendere da nessuno’. E fu così che vennero i Montefeltro, i Malatesta, lo Stato Pontificio con le loro mire espansionistiche e le loro rivalse; arrivò poi il Borgia, detto il Valentino, che occupò la piccola Repubblica per soli sei mesi poi dovette abbandonare l’impresa; l’Alberoni, che con il pretesto di ricercare due fuorilegge, entrò con le truppe sul territorio del Santo Marino, obbligando il Monte Titano a prestare fedeltà allo Stato Pontificio e a venire meno al NEMINI TENERI di quell’eremita venuto dalla Dalmazia, ma, grazie anche all’intervento del delegato pontificio Enriquez, l’indipendenza fu salva; pure Napoleone bussò alle porte e il reggente Antonio Onofri se ne accattivò le simpatie, garantendosi il pieno riconoscimento di San Marino in quanto Stato; Garibaldi poi se ne scappò di notte con la moglie Anita, sfuggendo a soldati austriaci armati fino ai denti, grazie all’appoggio dei sammarinesi; neanche il Fascismo, figliolo, neanche il Fascismo scalfì quelle parole incise nella roccia…
E oggi papà, e oggi??
Oggi tra scudi, Tremonti, accordi, memorandum, controlli alle dogane, tensioni diplomatiche e trattative prolungate sembra proprio di essere tornati indietro al tempo di cavalieri e dame, in uno di quegli assedi alla roccaforte dove i buoni sembrano i cattivi e i cattivi sembrano i buoni e finchè l’ultimo pentolone di pece bollente non sarà versato nessuno saprà come andrà a finire.
San Marino, Luca Zavoli
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