Il lungo incontro della Commissione Mista ieri pomeriggio a Roma ha stemperato solo in parte gli elementi di tensione
Due bocciature e una promozione
per il sistema San Marino
Poche ore prima che la
delegazione tecnica
sammarinese (17 funzionari)
si sedesse al tavolo
della Commissione
Mista a Roma, il governo
ha annunciato la revoca
di sei società (cartiere)
che operano nel
campo della elettronica,
della telefonia e degli
alimentari.
Un modo
molto chiaro per lanciare
un segnale ad una
controparte, quella italiana,
particolarmente
agguerrita e intenzionata
a chiedere conto di
tutta una serie di fatti
che vanno dall’illecito
vero e proprio, alle frodi
fiscali, alla mancanza di
controlli, all’indebolimento
delle funzioni di
vigilanza, fino ad arrivare
alla collaborazione
giuridica e amministrativa.
La delegazione italiana
(12 funzionari),
ieri pomeriggio, ha posto
sul piatto immediatamente
la questione
dei fatti; troppo poche
le occasioni in cui un
evento criminoso (e per
tali i tecnici intendono
anche le frodi fiscali) è
stato segnalato dagli organi
sammarinesi; quasi
sempre sono le forze
di polizia italiane, i suoi
tribunali o le Fiamme
Gialle a segnalare il
coinvolgimento della
Repubblica e solo allora
giungono i segnali della
collaborazione. Occorre
dimostrare nei fatti che
le regole a cui San Marino
sta aderendo vengono
applicate: questa la
prima ferma richiesta
che proviene dall’Italia,
quindi occorre verificare
che San Marino è in
grado di adottare provvedimenti
amministrativi
e giuridici capaci di
prevenire i reati, di scoprirli
e di reprimerli.
Di
fronte a questo fuoco di
fila espresso diplomaticamente,
la frase detta
da Marco Arzilli San
Marino poche ore prima,
per cui le decisioni
relative alla revoca delle
sei società sarebbero
state assunte “a seguito
di un lungo lavoro in
collaborazione con le
Fiamme Gialle”, se da
un lato non esalta la sovranità
sammarinese,
dall’altro è stata sicuramente
accolta a Roma
come un buon segnale
di svolta.
I dati snocciolati
dalla controparte
italiana sulle triangolazioni
hanno riguardato
il periodo 2006-2008 e,
anche se datati, denotano
come l’economia
sammarinese rappresenterebbe,
se i flussi
fossero reali, un partner
migliore della stessa Inghilterra.
La preoccupazione
non sta però solo
nell’evasione dell’Iva e
delle imposte dirette,
ma anche nella possibilità
che nelle triangolazioni
si nascondano
consistenti attività di riciclaggio
di denaro della
criminalità organizzata.
Così la discussione
è subito stata dirottata
sul fronte della collaborazione
giudiziaria.
Qui è stato più facile rispondere
considerato
che nel settore delle rogatorie
la bilancia pende
a favore di San Marino.
Gli stessi tecnici del
Ministero della Giustizia
hanno confermato
‘l’inversione di tendenza’
e, a parte alcune
pendenze che gravano
sui pareri delle Procure
(sopratutto Forlì e Roma),
il giudizio pare
orientato positivamente
tanto che è stato proposto
di aprire un tavolo
di approfondimento
che, probabilmente, deve
verificare il modo attraverso
cui San Marino
può fornire assistenza
giudiziaria, senza incidere
sul sistema della
riservatezza in particolare
rispetto alle posizioni
pregresse.
Terzo
ed ultimo argomento,
quello di Banca Centrale.
Le tensioni su questo
punto si sono potute
parzialmente attenuare
dimostrando come la
sostituzione di presidente
e direttore sia avvenuta
in tempi celeri e
che la stessa vigilanza
sia stata ulteriormente
rafforzata con sette
nuovi ispettori. Ma
Banca d’Italia su questo
punto vuole vederci
chiaro fino in fondo e si
riserva un giudizio solo
nel momento in cui, oltre
ai nomi, saranno resi
noti i primi fatti concreti
che l’azione di
controllo è ripresa a pieno
ritmo. Grava sul giudizio,
che resta negativo,
non tanto l’allontanamento
dei vecchi vertici,
ma il motivo per
cui sono stati allontanati.
Secondo indiscrezioni,
che ovviamente non sono
state esplicitate al tavolo,
l’idea è che le sotituzioni
siano avvenute
per evitare di andare fino
in fondo nel controllo
dei flussi e dei patrimoni
di un istituto bancario.
Un incontro cruciale
quindi quello di ieri,
che ha messo a nudo
le debolezze del sistema
San Marino agli occhi
degli interlocutori
italiani e che ha ricevuto
due rinvii (interscambio
e controllo
banche) e una promozione
(rogatorie). Ma
un incontro che finalmente
riapre il dialogo
che si era interrotto da
anni e che neppure gli
sforzi di questi 16 mesi
di governo erano riusciti
ad avviare nella sostanza.
Ora si può veramente
lavorare perchè
vengano risolti i problemi
che si frappongono
alla firma dell’accordo
italo sammarinese, sapendo
fin da ora che la
richiesta finale sarà
quella di superare il sistema
dello scambio
delle informazioni su richiesta
(modello Ocse)
per arrivare a quello dello
scambio automatico.