Comitato Toscano Verità e Giustizia per Niki Aprile Gatti. Toscana News 24

Comitato Toscano Verità e Giustizia per Niki Aprile Gatti. Toscana News 24

Toscana News 24

Redazione

Firenze. Riceviamo e pubblichiamo un intervento del Comitato Toscano Verità e Giustizia per Niki Aprile Gatti, in merito al dossier , pubblicato questa mattina su Toscana News 24 a firma di Matteo Pazzaglia, in merito alla condizione delle carceri toscane, in base ai dati contenuti nella relazione dell’associazione Antigone.
“Buonasera ottimo dossier quello di Matteo Pazzaglia sulle condizioni di detenzione nelle carceri della Toscana. Noi, del Comitato Verità e Giustizia per Niki Aprile Gatti (l’unico suicida del 2008) attendiamo ancora delle risposte e, proprio in occasione del terzo anniversario, abbiamo scritto questa lettera che potrete leggere in allegato. Cordiali saluti”, si legge nella email inviata alla  Redazione Toscana News 24.
Di seguito, il testo della lettera.
Tre anni fa Niki abitava a San Marino. Tre anni fa Niki aveva un lavoro che svolgeva con passione e competenza e una famiglia che adorava. Tre anni fa Niki aveva tutto. Tre anni fa, prima del 24 giugno, Niki era vivo: un ragazzo pieno di sogni e di obiettivi da raggiungere. Il 24 giugno 2008 Niki è stato trovato morto in una cella del carcere di Sollicciano. La vita di un ragazzo di 26 anni è stata “archiviata”: suicidio. In questo modo si è posto la parola “fine” ad una storia a dir poco oscura. Insieme a Niki vengono arrestate diciassette persone, compreso il titolare e socio della ditta per cui Niki lavora a San Marino.
Niki, incensurato è stato tradotto a Sollicciano, carcere di massima sicurezza, in “custodia cautelare” per una “ipotesi di reato”: frode informatica, nell’ambito dell’Inchiesta Premium, partita da Firenze. Tutti gli altri vengono tradotti in carceri con regimi più “morbidi”. Perchè lui da Rimini è stato tradotto e solo lui nell’immediatezza, nel carcere di Sollicciano?
Tutti si avvalgono della facoltà di non rispondere. Niki non si avvale di questa possibilità, vuole parlare, raccontare in cosa consiste il suo lavoro. Perchè a Niki non viene concessa la telefonata di rito alla famiglia? Perché la mamma non lo risentirà più? Perchè alla mamma viene detto che Niki è nel carcere di Rimini e che solo il giorno dopo viene portato nel carcere di Firenze? Falso, Niki non è mai stato nel carcere di Rimini. Tutti escono dal carcere con le loro gambe, nel giro di poco tempo, solo Niki ne uscirà subito e chiuso in una bara.
Nel primo pomeriggio del 24 giugno la madre, Ornella Gemini, riceve una telefonata sul cellulare, è il carcere di Sollicciano che l’avvisa del suicidio del figlio. Più tardi le verrà spiegato che, non è questa la procedura da seguire, sta di fatto che alla mamma non resta altro che la sua disperazione e una pila di foto che ritraggono Niki sorridente nei momenti più felici della sua vita. E’ talmente “contro natura” che un figlio muoia prima della propria madre che il nostro vocabolario non contempla neppure questa eventualità: non esiste un termine per definire un genitore che perde un figlio.
Lo psicologo ha dichiarato che “Niki era sicuro che la sua permanenza nell’Istituto fosse di breve durata e che sarebbe stato scarcerato una volta avuta la possibilità di andare in udienza e spiegare le sue ragioni al giudice”. Non solo, lo psicologo sottolinea che Niki “aveva dimostrato di saper gestire cognitivamente ed emotivamente la situazione in cui si era venuto a trovare. Il tono dell’umore era normale, aveva uno stato ansioso reattivo lieve, congruo alla situazione che stava vivendo: era assente l’ideazione suicidaria”.
L’ultimo agente di polizia penitenziaria che ha parlato con Niki la mattina del 24 giugno ha dichiarato che Niki chiese a lui informazioni circa l’interrogatorio di garanzia avvenuto il giorno prima e lui lo rassicurò dicendo che non essendo pervenuto nulla di scritto la sua scarcerazione poteva sopraggiungere in qualsiasi momento. Sicuramente entro l’indomani mattina gli avrebbe potuto fornire ulteriori informazioni. “Il detenuto appariva soddisfatto e sereno – sottolinea l’agente – ringraziandomi per la risposta ricevuta mentre io proseguivo”.
Evidentemente, sia lo psicologo sia l’ agente si sono sbagliati perché Niki ha preferito non arrivare alla mattina successiva, “suicidandosi” in una cella in cui, forse, non doveva essere, con il laccio di una scarpa che, forse, in una simile circostanza, non doveva possedere. L’appartamento che Niki aveva in affitto a San Marino verrà ritrovato dalla famiglia di Niki dopo venti giorni dalla tragedia, completamente “ripulito”, la mamma non potrà risentire neanche il “profumo” del figlio. Oltre alla scomparsa dei computers di Niki che sicuramente avrebbero fornito la vera chiave di lettura sulla sua morte.
Ci sono tre interrogazioni parlamentari a cui non è ancora stata data una risposta, tuttavia, noi aspettiamo fiduciosi perché crediamo fermamente, come ha sempre creduto Niki, nelle principali regole del diritto: “Honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere”.    

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