Commissione Affari Esteri. Audizione comandante della gendarmeria, Alessandro Gentili. Agenzia Dire

Commissione Affari Esteri. Audizione comandante della gendarmeria, Alessandro Gentili. Agenzia Dire

COMUNICATO STAMPA

 

 

COMMISSIONE CONSILIARE PERMANENTE AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE E
IMMIGRAZIONE, SICUREZZA E ORDINE PUBBLICO, INFORMAZIONE

 

VENERDI’ 18 APRILE – mattina

 

            I lavori della commissione si aprono con una serie di
comunicazioni del segretario di Stato per gli Affari esteri, Pasquale
Valentini, cui seguono quelle di alcuni consiglieri.

Si
passa poi al comma 2, l’audizione del comandante della Gendarmeria, Alessandro
Gentili, sul riordino delle forze di polizia e al riferimento in merito da parte
del segretario di Stato per gli Affari, Pasquale Valentini. Si apre il
dibattito.

Il
comandante Gentili risponde ai quesiti sollevati in Aula dai commissari.
Terminata la sua audizione, Maria Luisa Berti, Ns, propone un ordine del giorno
conclusivo del Comma con cui la Commissione affari esteri “impegna il governo a
predisporre le modifiche normative riguardanti il funzionamento del
Dipartimento di Polizia e impegna altresì il governo a dare prioritaria
attuazione alla formazione del personale dei Corpi con particolare attenzione
alle esigenze derivanti dagli impegni internazionali”.  L’Odg viene approvato a maggioranza, con
l’astensione dichiarata di Ps-Upr e Rete. Terminato il comma 2, la seduta viene
sospesa momentaneamente prima di proseguire con gli altri punti all’ordine del
giorno.

 

 

Di seguito un riassunto
degli interventi

 

Comunicazioni

Pasquale Valentini,
segretario di Stato per gli Affari esteri
: “La prima comunicazione riguarda il
Memorandum con l’Organizzazione mondiale del Turismo per organizzare una
conferenza europea sul turismo accessibile a novembre. Ala seconda un altro
Memorandum d’intesa per un meccanismo di consultazione tra la segreteria di
Stato per gli Affari esteri e il ministero degli Esteri della Mongolia. Non è
un impegno di accordi precisi ma una disponibilità delle parti ad attivare i
canali diplomatici per eventuali intese che potranno nascere. Chiedo inoltre
che  il comma 7 sulla convenzione di Cape
Town venga rimandato. Mancano alcuni parti nel materiale. Sull’adempimento sulla
legge per la carriera diplomatica: le modifiche sull’attribuzione degli
incarichi vanno comunicate alla commissione prima di avviare l’iter. Nel
dipartimento Affari esteri ci sono due dirigenze vacanti, Affari giuridici e
Affari europei, la seconda da giugno. In vista del negoziato con l’Europa
occorre riempire i vuoti per cui comunico che agli Affari europei andrà Luca
Brandi, Alessandra Albertini agli Affari giuridici. Sono le due figure di più
alto grado diplomatico all’interno del dipartimento. Darò comunicazione in
commissione dei passi in avanti che si fanno sul fronte del negoziato con
l’Ue.  Nelle nomine diplomatiche ci sono
una serie di pensionamenti”.

Marco Podeschi, Upr: “Ho inviato il 17 marzo
una nota per chiedere una convocazione della commissione per discutere la
riorganizzazione dei corpi di polizia, chiedendo copia dei documenti. Vorrei
avere qualche informazione sul negoziato con l’Ue. Infine sulle cerimonie
istituzionali pubbliche, in molti mi hanno chiamato rilevando la dicotomia con la
popolazione, in particolare per le cerimonie di insediamento dei Capitani
reggenti. Si potrebbero studiare forme di coinvolgimento per i bambini e
sinergie con i competenti uffici turistici. Occorre riavvicinare i sammarinesi
alle istituzioni. Anche noi consiglieri ci sentiamo un po’ estranei rispetto
alla cerimonia”.

Luca Santolini, C10: “Mi unisco alle richieste
del consigliere Podeschi sull’Ue e chiedo le motivazioni del ritardo nel
negoziato e formazione del team. Ci sarebbe dovuto essere un confronto con
tutte le forze politiche e un’opera di informazione con la popolazione”.

Alessandro Mancini, Ps: “Dovremmo calendarizzare
le prossime sedute. Si avvicina la visita del presidente Napolitano e ne
dovremmo parlare. Ci sono novità sull’incontro bilaterale tra le commissioni
Esteri? Mi associo a quanto detto dai colleghi sui rapporti con l’Ue. Gradirei
un riferimento per sapere lo stato di fatto dell’accordo quadro e capire quali
indirizzi il governo intenda prendere. Siamo un po’ indietro”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Anch’io mi associo alla
richiesta di maggiori informazioni sulla possibile entrata nello Spazio
economico europeo. Il gruppo tecnico ancora non si è instaurato, anche se il
governo voleva accelerare i tempi. Va condivisa la posizione che il governo
vorrà intraprendere in questo percorso. Ieri si è reiterata la questua annuale
a un ente. Noi siamo contrari. Lo Stato deve investire i denari con entità che
siano chiare, quello che è successo ieri è molto grave. Dovremmo avere un corpo
diplomatico in grado di fare incontri con personalità internazionali
direttamente qui. Questo non accade. Dalla votazione di ieri esce a pezzi
l’intera attività diplomatica”.

Marino Riccardi, presidente: “Il documento della
Gendarmeria richiesto da Podeschi è stato pubblicato ed è oggi all’ordine del
giorno. Sull’incontro a Roma sono d’accordo che va fatto prima della visita di
Napolitano. Tramite l’ambasciata abbiamo indicato come date la prima decade di
maggio, ma è molto difficile trovare momenti di comune incontro. Sono d’accordo
anche sul fare un programma dei lavori. La prossima convocazione dovrebbe
essere il 30 di aprile per esaminare la legge sull’editoria. In un’altra seduta
discuteremo la visita del presidente italiano della Repubblica”.   

Pasquale Valentini,
segretario di Stato per gli Affari esteri, replica
: “Sul negoziato con l’Ue
preciso che si sta facendo tanto. Abbiamo già definito il capo negoziatore, il
capo missione a Bruxelles, Antonella Benedettini; il dipartimento Affari esteri
ha una sezione ad hoc che si sta incrementando dopo il pensionamento di Lea
Pedini. Ci sono nove referenti di ciascun dipartimento della Pa, indicati dai
segretari di Stato; ci sono consulenti, tra cui il professor Baratta; e c’è già
una tabella di marcia. Ma il mandato definitivo non è ancora arrivato. La
Commissione ci ha assicurato che voleva accelerare i tempi, ma le vicende
politiche e le elezioni stanno procrastinando la data. Il mandato sarà dato non
aprile, ma a giugno con la nuova Commissione. Il vero e proprio negoziato non
potrà partire con ogni probabilità prima di settembre. Noi comunque saremo
pronti alla fine di giugno a sederci al tavolo delle trattative. Ci sarà una
parte istituzionale comune e dei protocolli specifici per ognuno dei tre micro
Stati, magari con implementazioni secondo gradi diversi. E’ già prevista una
serie di incontri con l’Austria, con Malta, e già ne sono stati fatti con
Svizzera e Germania.

Sulla
visita di Napolitano stiamo lavorando a livello di ambasciate per avere il
programma definitivo. Le ipotesi su cui si lavora sono un incontro ufficiale
con la Reggenza e il Consiglio grande e generale e altri soggetti e, a lato,
una delegazione del governo italiano che incontrerà una delegazione del governo
sammarinese. Il Quirinale con le ambasciate e il cerimoniale sono in contatto
quotidiano per definire i dettagli della visita che ha un’importanza notevole.
Ho chiesto alla collega Federica Mogherini di incontrarci in maniera
preliminare perché l’incontro tra le due delegazioni di governo sia sostanziale,
per fare il punto sulle relazioni.

Sulla
partecipazione alla cerimonia della Reggenza, la dimensione internazionale
sempre maggiore della Repubblica porta a un’attenzione sempre più forte delle
ambasciate che chiedono di essere presenti. E’ un elemento da curare. Le
ambasciate hanno vari incontri. Comunque il Consiglio grande e generale ha la
priorità, anche se i consiglieri spesso non confermano la presenza. Questa sala
ha 150 posti e non potere organizzare in maniera certa la presenza comporta difficoltà
notevoli. Siamo sempre oltre la capienza. I cittadini possono partecipare in
tante forme alla cerimonia. Ma non c’è stata una svalutazione della presenza
sammarinese.

Sul
riordino dei corpi di polizia, il materiale è stato tutto dato. Oggi vedremo
come procedere. Una prima bozza è diventata di dominio pubblico prima del
confronto. Sulle votazioni di ieri non entro, ma mi sento in dovere di
respingere un certo atteggiamento, a volte frequente, verso la politica estera.
C’è una grande mole di attività da svolgere con risorse ridotte all’osso. Malta
per esempio ha a Bruxelles 70 funzionari, noi due. Il lavoro del nostro
personale è di altissima qualità. Questi temi andrebbero discussi in uno spazio
dedicato”.

 

Riferimento del segretario
di Stato per gli Affari esteri sulla relazione illustrativa della proposta di
revisione normativa e organizzazione del Dipartimento di Polizia e relativa
audizione del comandante della Gendarmeria

Alessandro Gentili,
comandante
:
“Sono qui da cinque mesi e oggi posso parlare di una tematica che è stata alla
base della mia scelta. La problematica affonda le sue radici nel tempo. Il
primo tentativo è del 2001. Ho preparato una relazione illustrativa, sfruttando
le mie esperienze, anche all’estero. Mi sono fatto un’idea precisa di come
funzionano le polizie delle altre Nazioni.

I
corpi di polizia sono quasi sempre più di uno in quasi tutti gli Stati e sono
spesso dei giocattoli con cui tutti amano giocare. E così si rompono e
rimetterli in piedi è complicato. Capisco che ci si ponga il problema di un
assetto più razionale. Ovunque è così. I corpi di polizia svolgono attività
preventiva, che costa molto e non si vede se non quando fallisce, e attività
investigativa.

E’
stata diffusa una prima bozza, ma non ne sono influenzato. A San Marino ci sono
tre corpi di polizia, un dipartimento di polizia, un consiglio di dipartimento
e infine la figura del coordinatore. Sono stati due negli anni, entrambi con
poca fortuna. Il primo non ha lasciato segni, il secondo ha dato dei contributi
all’interno di una presenza burrascosa. Da tre anni la figura non c’è ed è una
carenza grave. Manca l’elemento di sintesi tra i tre corpi, occorre dunque
trovare una soluzione. La riforma della Pa richiama il dipartimento di Polizia
istituito nel 1994 e modificato nel 1998 e ha tolto i collegamenti con i
dipartimenti Interni ed Esteri. Ci sono anche problemi amministrativi, di
assegnazione di fondi. Occorre mettere in funzione il dipartimento di Polizia,
che ora deve non solo coordinare ma anche amministrare.

La
riforma va fatta lasciando ai corpi i compiti che hanno. Hanno delle
specificità. Gendarmeria e Guardia di Rocca non fanno parte della funzione
pubblica, la Polizia civile ha le sue peculiarità, serve omogeneizzazione ma
con gradualità. Ora va messo in funzione il dipartimento di Polizia. Un corpo
unico per me non è possibile, dove c’è una sola polizia la magistratura vi è
assoggettata. La Gendarmeria ha dei limiti, di preparazione, ma è organizzata.

L’autonomia
del dipartimento di Polizia è fondamentale. Il congresso militare ha competenze
che forse vanno riviste per un fatto funzionale. I comandanti dei tre corpi non
hanno infatti potere disciplinare. Il congresso militare è fatto di volontari,
è un organo non in linea con la tradizione occidentale. In Europa non si vuole
che i militari disciplinino e governino i corpi di polizia. Questo è lo spirito
con cui parlo di differenziazione delle competenze del congresso militare. Sarà
la politica a definirne i modi. Alcuni funzioni amministrative devono essere in
capo al dipartimento di Polizia. Nella relazione non c’è pretesa di dire alla
Repubblica cosa fare.

Il
direttore di dipartimento, alla luce degli insuccessi dei coordinatori, deve
avere delle prerogative. Nella relazione parlo di un direttore che è anche
comandante della Gendarmeria, per avere la certezza che le direttive siano
eseguite da almeno uno dei tre corpi. Non voglio azzerare i comandanti dei
corpi, il direttore di dipartimento svolge funzioni amministrative. Per il
comandante della Gendarmeria caldeggio di scegliere tra i Carabinieri perché ci
sono affinità tra i due corpi e hanno una preparazione più vasta rispetto ai
funzionari di Polizia. E’ ora comunque di selezionare qualche giovane laureato
e formarlo: prendetene tre, mandateli a fare un corso nelle scuole di polizia
italiane e tra cinque-dieci anni potrete avere comandanti sammarinesi. E’ una
vostra scelta. Non è la laurea che conta, ma una formazione specifica.

Il
dipartimento di Polizia sarà composto da tre-quattro persone, non facenti parte
dei corpi di polizia. C’è un consiglio di dipartimento. Sulla lotta al
riciclaggio pensavo a un reparto interforze, si troverà una soluzione, ma va
fatto. E servono formazione, tempo e soldi. Anche se il comandante
nell’immediato va trovato da qualche altra parte. Anche in questo caso è una
scelta. Occorre formare anche dei futuri quadri direttivi per tutti e tre i
corpi.

Un
altro punto riguarda l’ufficio centrale nazionale Interpol: dovrebbe rientrare
nel dipartimento di Polizia. Non la Protezione civile, anche se quando c’è
un’emergenza scatta il problema della centrale operativa. Dovrebbe essere
unificata per gestire i tre corpi. Sull’ufficio informazioni e sicurezza, San
Marino tiene molto alla sua sovranità e deve avere una porta con la targa
Servizi segreti. Quando non ci sono si presta il fianco a strumentalizzazioni e
problemi di ogni genere. Non una mega struttura: una o due persone che facciano
da referenti dei Servizi in Italia. Stabilirete voi l’autorità cui
risponderanno e chi li deve dirigere.

Io
non chiedo uomini anche se servono, ma siamo in spending review. E’ una riforma
a costo zero, non si chiedono soldi. Anch’io sono a costo zero. Ho un
trattamento economico modestissimo, inferiore ai mie predecessori con cui ho
posizioni molto diverse, io sono dirigente in Italia da 15 anni. Ho la mia età
ed è una bella sfida. Sono disponibile ad adattare ciò che sceglierete alle
normative. Sappiamo cosa si dovrebbe fare e cosa si potrebbe fare. Il punto è
cosa si vuole fare”.

Pasquale Valentini,
segretario di Stato per gli Affari esteri
: “L’illustrazione ha dato modo di capire le
preoccupazioni che hanno mosso la relazione. Il tema è la necessità di rivedere
la funzionalità del dipartimento di Polizia e l’organizzazione dei corpi, alla
luce delle nuove esigenze. Il riferimento del governo parte dalla funzionalità
del dipartimento, il riordino dei corpi verrà di conseguenza. Il dipartimento
deve fare attuazione delle politiche e curare l’ordine pubblico, deve fare
coordinamento tecnico, formazione: ha un direttore e un consiglio di
dipartimento.

Sul
direttore ci sono due proposte: nominato dal Consiglio grande e generale, su
proposta del congresso di Sto, viene scelto tra i comandanti dei corpi o tra
personale esterno, con attenzione al titolo di studio, alla formazione e alla
esperienza. Le competenze sono di rendere operativo il consiglio di
dipartimento, assolvere alle indicazioni che l’organo esecutivo dello Stato
darà, adottare i provvedimenti adeguati, garantire il coordinamento dei corpi e
rispondere all’esecutivo. Il consiglio di dipartimento è costituito dai
comandanti e dal direttore e alle riunioni può partecipare il direttore
dell’ufficio Interpol. Ne possono fare parte i due segretari di Stato
competenti e ogni funzionario sia necessario convocare. Deve provvedere
all’attuazione della politica, dell’ordine e della sicurezza.

Il
primo compito del consiglio di dipartimento è formulare ipotesi sul riordino
dei corpi evitando sovrapposizioni di funzioni e un utilizzo non adeguato delle
risorse. La centrale operativa unitaria, il reparto antiriciclaggio, il nucleo
antifrode sono obiettivi e la formazione è essenziale, ma senza mandare
personale fuori territorio. Molte competenze ora non ci sono. Occorre rivedere
i regolamenti dei corpi di polizia per omogeneizzarli. Dovremo ridefinire anche
i rapporti tra i corpi, il dipartimento e il congresso militare. Ci sono delle
funzioni che andranno distinte e chiarite. Tutto questo è nell’ottica di
rispondere a un’esigenza reale e sottolineata da 15 anni di esperienza.
Mantenere tre corpi distinti e autonomi, che siano operativi ed efficaci, esige
la funzionalità del dipartimento. E’ importante anche dal punto di vista
internazionale”.

Andrea Belluzzi, Psd: “Le forze di polizia sono
garanti dell’ordine democratico. Si possono approfondire alcuni temi? Le
priorità in materia di formazione, le necessità sulle infrastrutture e
dotazioni nel breve e medio termine, cosa va valorizzato, il carcere, le
prerogative e i limiti tra chi dirige i corpi di polizia e il direttore del
dipartimento”.

Marco Podeschi, Upr: “Ci sono delle differenze
tra la relazione di Gentili e quella di Valentini. Il generale è pagato? Ci
sono problemi di sicurezza sui Capitani reggenti? La proposta parla di un
servizio di sicurezza. San Marino è uno Stato ancora neutrale? E’ necessario un
consigliere militare per la Repubblica? Nella relazione Gentili ci sono molti
riferimenti alle forze dell’ordine italiane, qual è la sua idea di
riorganizzazione? Nella proposta ci sono molte posizioni nuove, come si fanno a
costo zero? Mancano le dotazioni tecnologiche nel documento. Servono
investimenti, centrale operativa a parte? Quali sono le criticità all’interno
dei corpi? Mi aspetto che alcuni fenomeni criminali si riducano quasi a zero.
Sulla collaborazione internazionale ci sono dei costi. Sui servizi di
intelligence quali sono le intenzioni del governo? Un servizio di
controspionaggio? Il congresso militare è un’autorità rilevante, il rapporto
con la Gendarmeria va tenuto in forte considerazione. A importare modelli
italiani si creano delle difficoltà. Vorrei capire anche il ragionamento
culturale fatto dal comandante. Ci sono molti interventi da fare. Quanto
costerà questo progetto?”.

Alessandro Mancini, Ps: “Mi fa piacere che nella premessa il Generale
abbia segnalato la pericolosità ad avere un unico corpo di polizia. Avrei
preferito che prima di arrivare alla riorganizzazione del dipartimento si fosse
proceduto alla revisione dei corpi e in particolare ai loro regolamenti
interni. Chiedo quindi se è iniziato un lavoro di revisione del corpo della
Gendarmeria, quali sono i tempi che si è dato il comandante se ci sono delle
linee di indirizzo e quali, e come sarà il metodo di lavoro che il generale
vorrà adottare”.

Federico Pedini Amati, Ps: “Prendo atto di una relazione tecnicamente ben
curata. Ha elencato dei punti adattabili e che si potrebbero sviluppare nel
nostro piccolo Stato in base alle sue prerogative. E’ la prima volta che mi
trovo a potermi confrontare con lei, mi riservo di fare ulteriori valutazioni
in futuro perché immagino che non sia questa la relazione definitiva. Immagino
che siano delle linee guida sottoposte all’attenzione del governo sull’ordine
di un’esperienza maturata da lei in Italia. Ci sono molte indicazioni di una volontà
reale di cambiare una struttura”.

Denise Bronzetti, Indipendente: “La riorganizzazione delle forze di polizia è
diventata urgente, questa occasione ci da l’opportunità di confrontarci
direttamente evitando incomprensioni generate da fughe di notizie. Si è voluti
ripartire da ciò che alcune leggi avevano già stabilito in relazione alla
definizione del Dipartimento delle forze di polizia. Associandomi al quesito
del collega Mancini, chiedo al comandante se, pur riconoscendo la necessità di
rimettere in piedi il Dipartimento, se questo possa funzionare ancor prima di
aver rivisto i regolamenti dei corpi”.

Marco Gatti, Pdcs: “Ringrazio il comandante per la disponibilità e per la chiarezza
della relazione. Le scelte politiche devono nascere da analisi portate
all’attenzione delle forze politiche stesse partendo anche da esperienze
esterne. Questo consentirà alla politica di interrogarsi anche su diversi
aspetti per fare le cose che servono. Per le attività di ordine pubblico, c’è
bisogno di un coordinamento, altrimenti si disperdono le energie e non si
riesce a controllare il territorio. Essendo anche senza confini, abbiamo
bisogno di pattugliare il territorio e dare attenzione a chi passa.

Il discorso dell’intelligence credo sia una necessità dello Stato, se non
si dota di questi organismi siamo noi che diamo informazioni senza riceverle e
mi sembra una cosa stupida. Dobbiamo fare una norma apposita, questo non è un
corpo di polizia, è un’attività di prevenzione che serve al governo per capire
quali fenomeni possono condizionare il nostro governo e le nostre attività
economiche. E’ un tema che le forze politiche devono aggiungere al
dibattito”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Colgo l’occasione per esprimere apprezzamento
per il lavoro svolto dal Generale e i per i suoi suggerimenti. Mi piace la
dimostrazione di autorità e autorevolezza che rappresenta nel suo ruolo e
l’aver colto le peculiarità del nostro essere Stato sovrano. Non ho
assolutamente domande da porle, la relazione è esauriente e da indicazioni
chiare e apprezzo la sua disponibilità a fermarsi di fronte alle scelte che
spettano alla politica”.

Gian Franco Terenzi, Pdcs: “Il Generale ci ha portato informazioni
importanti e valutazioni approfondite di un lavoro già svolto sul territorio
memore della sua esperienza. E’ un lavoro apprezzabile e può essere inserito
nel nostro contesto con tutte le osservazione che ha fatto. Questo Paese viveva
una situazione di sana tranquillità, ma oggi ci sono dubbi sulla sua sicurezza.
Possiamo politicamente parlando tenere conto che abbiamo una popolazione che è
in apprensione per quello che sta accadendo. Ci si augura di poter avere altri
momenti di confronto. La relazione mi ha soddisfatto per le indicazioni date
che possono essere calate al nostro territorio”.

Luca Santolini, C10: “Il Generale ha fatto capire bene alla commissione le motivazioni
dei contenuti della relazione. Chiedo anche io, rispetto all’ufficio deputato
al rapporto con i servizi segreti, come si intende sviluppare questa sezione.
Chiedo poi cosa ha lo portato a identificare nel comandante della Gendarmeria
la figura del direttore di dipartimento, forse ci possono essere delle
incompatibilità”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Non mi piace dalla sua relazione come è stato
trattato il Congresso militare. Facendo parte della storia di San Marino deve
essere in qualche modo tutelato e non esautorato della maggior parte delle sue
competenze, anche se è un corpo volontario. Abbiamo fatto interpellanza
parlamentare perché la sua struttura ha un costo importante, che siano
eccessivi o meno non sto a sindacare, ma dire qui che lei non ha uno stipendio
mi sembra un po’ una forzatura. Su tutto quello che può essere la
riorganizzazione dei corpi di polizia, credo ci si debba mettere seriamente a
un tavolo e contestualizzare tutte queste novità, salvaguardando San
Marino”.

Alessandro Gentili, comandante, replica: “Le domande dei consiglieri sono la prova
provata dell’attenzione a quello che ho detto e scritto. Le domande sono molte,
cercherò di essere sintetico. Partiamo dal consigliere Belluzzi: I nostri corpi
hanno livelli di forza essenziali, negli ultimi anni non sono stati sostituiti
coloro che sono andati via. Ci vuole formazione permanente di chi è già nei
ruoli, tenendo conto che non è possibile inviarli fuori per settimane. Gli
organici a San Marino sono rimasti quelli di quando non succedeva nulla ma i
compiti sono aumentati. Parlo per la Gendarmeria, la montagna di carte che ci
affligge è immensa. Vedo la formazione di chi è già in servizio diluita nel
tempo, farei piccoli corsi di formazione, si può fare ma in un quadro unitario
perché per trarre delle risorse, i tre corpi possono garantire un impiego
razionale delle forze sul territorio e nell’arco dell’orario giornaliero. La
formazione deve essere strutturata e abbiamo bisogno di un dipartimento che
possa gestire le forze, assicurare i servizi essenziali e dedicare ore
all’aggiornamento. Se andremo ad assumere nuove figure troveremo il modo di
farlo in Italia o anche a San Marino. Quando reclutiamo dei giovani possiamo fargli
fare un corso di tre mesi nelle scuole italiane, dove imparano l’essenziale,
oppure qui, ma dobbiamo comunque prepararci qualcuno che permanentemente è in
grado di fare formazione. Non intravvedo una priorità infrastrutturale per
nessuno dei tre corpi. Le dotazioni: si può migliorare in tutto, le dotazioni a
San Marino vanno bene, c’è un problema di ponte radio, come per i cellulari, ma
va bene così. Sulle intercettazioni la politica dovrà decidere. Detto da
italiano, queste al momento non sono emergenze. Forse c’è più bisogno di
personale che di dotazioni. Ogni forza di polizia ha delle specificità, è
giusta la concorrenza tra loro. Il carcere: ho iniziato la mia carriera nei
supercarceri italiani, quello di San Marino va benissimo, lo so che non risponde
agli standard internazionali, ma viviamo in un contesto occidentale di
emergenza carceraria, quello di San Marino dà grande dignità a chi sta dentro.
Si può rifare, può essere migliorato ma non lo giudico un’emergenza. Possiamo
pensare a un personale professionale, ma oggi l’esigenza non c’è. Le
prerogative dei comandanti e del direttore: non c’è nessun bisogno di un
direttore che tutti i giorni faccia il direttore. La gendarmeria a San Marino
ha tutte le funzioni istituzionali senza togliere nulla agli altri, il capo
della gendarmeria tutti i giorni farà il capo di gendarmeria e quando ci sarà
bisogno farà il capo del dipartimento. Non mi sono voluto rifare al modello
italiano, ma ho dovuto rifarmi a quello perché il vostro sistema è quello
italiano. Consigliere Podeschi, rispondo per correttezza, spero di non aver
detto di essere qui senza stipendio, ho detto invece che la riforma si fa a
costo zero. Non ho potuto trattenermi dal dirlo, il mio stipendio è stato
oggetto di un’interpellanza e di una serie di ‘giornalate’, mi si fa passare
per miliardario. Sono ufficiale generale, dirigente da oltre 15 anni, ho preso
il posto dato in passato a capitani, vengo da un trattamento italiano economico
di impiego, contesto, interlocutori, alloggio di servizio nel cuore di
Trastevere, mi è stato dato quanto previsto, io non ho chiesto niente. Per
essere Alessandro Gentili mi state dando un trattamento economico modestissimo
e sono mesi che si parla del mio trattamento economico. Altro aspetto: forse mi
sono espresso male, mi sono riferito ai consiglieri militari della sicurezza
che in Europa hanno i capi di Stato. Sono un generale dei carabinieri e sono un
militare, ho un grado elevato, laddove necessario posso fungere da consigliere
militare, posso fungere da accompagnamento. Ritengo con tutti i rispetto per i
colleghi del congresso militare,  se mi
si chiede un parere di carattere militare io sono molto competente. E’ stato un
limite nello scrivere, era un di più e se non l’avessi messo mi sarei
risparmiato dei vostri interventi. Il Direttore di dipartimento non può essere
un politico, è un organo amministrativo, se poi è anche comandante di un corpo
sono due funzioni distinte. In Italia il capo della polizia fa il direttore di
dipartimento per 7 anni. Se fossero politici avrebbero perso il posto dopo
poco. Mi si diceva i costi: un ufficio legale serve, se poi il funzionario
amministrativo che proviene dal pubblico impiego fosse un legale, non
guasterebbe per dare un supporto legale. Ufficio informazione-sicurezza lo vedo
come una cosa piccolissima, embrionale. Negli altri Stati, l’attività viene
fatta nelle sedi diplomatiche. A noi servono un paio di persone che siano
referenti ufficiali di chi fa lo stesso mestiere in Italia e negli altri Paesi.
La criticità dei corpi: i corpi hanno dei regolamenti che vanno bene, non
pensiamo di rivoluzionarli. 
Collaborazione internazionale: 
speriamo di avere presto accesso diretto alle banche dati italiane, ma
quando chiamiamo alle centrali di Rimini o Pesaro le informazioni ce le danno.
Congresso militare: non metto in dubbio la sua professionalità, mi è stato
chiesto  una relazione illustrativa e ho
detto che in Europa siamo stati costretti a separare le realtà militari dalla
polizia, perché l’Europa ce lo chiede. Poi è un problema il fatto che un
comandante non ha facoltà disciplinari, io posso solo ammonire i gendarmi. Io
non sto dicendo di togliere tutto, ma di dare a Cesare quello che è di Cesare,
ridando il comando gerarchico. Il congresso militare gestisca i corpi militari.
Comunque decidete voi. Consigliere Mancini: la revisione dei corpi è una cosa
complessa, penso si possa fare seduti attorno a un tavolo, non ognuno per conto
suo. Prima occorre far funzionare il dipartimento, poi attraverso il consiglio
di dipartimento e il contatto con i segretari di Stato si potrà arrivare ai
regolamenti. Ciò che conta è fare in modo che i tre corpi lavorino in modo
razionale e che coprano tutto il territorio. Le linee di indirizzo: sono il
comandante di 15 unità operative differenti, nessun dirigente riesce a gestirle
in modo realistico. E’ impensabile, ho bisogno di una struttura a costo zero,
di un vicecomandante cui delegare delle funzioni. La polizia giudiziaria la
devono fare i marescialli, i miei colleghi hanno perso il posto per questioni
di polizia giudiziaria, in tutto il mondo le indagini le fanno gli ispettori o
i marescialli. Un prefetto o un questore in Italia mi deve considerare alla
pari. Se devo trattare per accordi devo essere credibile. A chi far il
direttore di dipartimento dovete dare il rango che gli compete. Consigliere
Gatti: è vero che non ci dobbiamo rifare ai problemi dell’Italia, sono il primo
a dirlo, le criminalità organizzate italiane hanno invaso la riviera romagnola
40 anni fa, era inevitabile arrivassero a San Marino. Quella è una criminalità
perfidissima e intelligentissima, distinguere il colletto bianco dal criminale
è complesso. Il controllo del territorio è la cosa più importante, è un
servizio preventivo che costa molto ed è molto impegnativo. Consigliere
Terenzi: il problema dei furti è un problema grosso, ma ne parlo in termini di
non allarme. E’ un problema endemico, è aumentato a San Marino dove ci sono
periodicamente ondate che noi affrontiamo. A Santolini, Bronzetti ho già
risposto. Ribadisco la funzione di direttore di dipartimento non è permanente.
A Zeppa, su accentramento di poteri, ho spiegato, il costo zero pure, e per la
visione militaresca, è quella che ho”.

Marino Riccardi, presidente: “Ringrazio in generale per il suo contributo, per i chiarimenti
e il lavoro svolto”.

Alessandro Mancini, Ps: “Vorrei capire come si procederà ora dopo la
relazione del comandante”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari
esteri:
“Per poter dar seguito ai
diversi aspetti contenuti nella relazione, è necessario che i tre corpi
dialoghino tra di loro e sia possibile valutare le direttive operative. C’è
un’esigenza amministrativa, nel caso specifico, come segreteria cerchiamo di
sopperire alla gestione dei tre corpi per le funzioni amministrative. Direi che
è necessario uscire dalla commissione con un input operativo.

Sull’ipotesi di un servizio di intelligence: è un problema
dell’autonomia della sovranità dello Stato e ora che ci imbarchiamo con
l’accordo Ue, dall’esterno chiedo di essere letti con i parametri con cui sono
letti gli altri Paesi. Non possiamo affidarci ad autorità degli altri Paesi, è
un’esigenza nel passaggio di internazionalizzazione. Chiederei a tutti i gruppi
consiliari come concludere questo dibattito con un mandato preciso”.

Marco Podeschi, Upr: “Sono curioso su  come volete
procedere, c’è una delibera che affida al comandante la proposta di
riorganizzazione dei corpi. Se ci sono atti normativi urgenti che si possono
dirimere con delibera, per esempio sulla centrale operativa, è un atto che si
può fare con legge o con atto del congresso? E poi se l’internazionalizzazione
è oggi avere una intelligence forse ci muoviamo tardi, non abbiamo nessun tipo
di organo”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Dal documento del segretario emergono le priorità di
intervento, attuare subito la costituzione del dipartimento di polizia, su
questa finalità, è chiara la condivisione di tutti. Come maggioranza riterrei
utile che il documento del segretario fosse recepito dall’odg della Commissione
per dare input operativo affinché si avvii al più presto il dipartimento di
polizia. Con questo proposito avremo predisposto un odg che sottoponiamo ai
commissari, che recita la “Commissione affari esteri, preso atto della
Relazione illustrativa della proposta di revisione normativa e organizzativa
del Dipartimento di Polizia formulata dal generale Gentili, sentito il
riferimento svolto a nome del governo del segretario di Stato per gli Affari
esteri, alla luce delle osservazioni e precisazioni emerse nel dibattito che ne
è seguito, esprime condivisione per gli orientamenti espressi dal congresso di
Stato che riassumono le esigenze di maggiore funzionalità del Dipartimento di
Polizia; impegna il governo a predisporre le modifiche normative riguardanti il
funzionamento del Dipartimento stesso; impegna altresì il governo a dare
prioritaria attuazione alla formazione del personale dei Corpi con particolare
attenzione alle esigenze derivanti dagli impegni internazionali”. 
 

Marco Podeschi, Upr: “Noi ci asterremmo dal voto all’odg, il congresso ha
già la facoltà di fare delibere, gli argomenti in gioco sono tanti. Upr e Ps
non propongono modifiche e data l’importanza dell’argomento in gioco mantengono
una posizione di attesa e attendono il confronto per ogni provvedimento successivo”.

Gian Matteo Zeppa, Rete:  “Ricalco la
posizione presa dal consigliere Podeschi, il mio voto di astensione all’odg è
per non avere un aspetto cooperativo su prerogative che spettano al governo. Mi
auguro ci sia un clima collaborativo poi perché di carne a fuoco ce n’è tanta.
L’astensione non significa la non volontà di cooperare negli step successivi”.

L’ordine del giorno viene
approvato a maggioranza

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