Conferenza stampa vertici Carisp San Marino. Agenzia Dire Torre 1

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PRESIDENTE REPLICA A STOLFI: NESSUN INDAGINE DI BCSM SUI
BILANCI    

“Nessun
rimpianto” per il mancato  acquisto
delle quote Unicredit nella Banca agricola commerciale e  “nessuna indagine da parte della Banca
centrale su nessun  bilancio
dell’istituto”. Il presidente della Cassa di risparmio  di San Marino, Leone Sibani, presentando alla
stampa i dati del  bilancio 2010, spiega
dunque il mancato acquisto di Bac,  sottolineando
che si e’ trattata di una scelta ponderata. E 
replica alle insinuazioni, messe in bocca, a suo dire, da un  “suggeritore bolognese” al
consigliere del Partito dei socialisti  e
dei democratici, Fiorenzo Stolfi, su una possibile indagine di  Bcsm ai danni di qualche membro del cda.      L’istituto di vigilanza nel 2007 ha avviato
“un’indagine  ispettiva conclusa
qualche settimana fa”, invitando i consiglieri  di allora “a fornire risposte su cio’
che non e’ ancora chiaro.
  Io non sono stato convocato
semplicemente perche’ ai tempi non  ero
presidente e amministratore delegato”.      In
merito alla Bac, prosegue Sibani, se da un lato e’ vero che  “un sistema del credito composto da 12
banche e tante finanziarie  oggi e’ un
eccesso, per cui sono necessari degli accorpamenti”,  questi determinano una diminuzione del
personale impiegato, ora  di circa 750
persone. “E noi non volevamo essere i protagonisti  di questo fenomeno”.  In secondo luogo, prosegue Sibani,  la trattativa e’ partita tempo fa, quando si
riteneva l’acquisto  funzionale allo
scudo fiscale. Con Unicredit “si era convenuto  quasi tutto”. Ma oggi i valori delle
aziende bancarie sono  diversi rispetto
qualche anno fa, prosegue Sibani, per cui era 
necessaria una due diligence su Bac e una ridiscussione del  prezzo. Unicredit ha invece optato per una
soluzione di riserva  andando ad
accettare l’offerta di Ibs sostanzialmente uguale a  quella della Crrsm, anche se “un parola
fine sull’operazione  ancora non
c’e'”.      La trattativa, aggiunge il membro del cda
John Mazza, e’ stata  “lunga e
complessa ed era nostro obiettivo anche cercare di non  fare uscire completamente da San Marino il
gruppo Unicredit”. Le  cose sono
andate diversamente e anche se Crrsm punta a tornare a  investire sul Titano, anche in virtu’ di un
momento storico molto  delicato, non per
questo “vuole isolarsi e infatti si valutano  proposte di collaborazione con operatori
bancari europei e non  solo”, anche
se per ora agli istituti sammarinesi e’ proibito  operare fuori dal Titano”. 

RACCOLTA OLTRE 2,2 MLD; “SIAMO PRONTI A
INVESTIRE SUL TITANO”
 
La Cassa di risparmio della  Repubblica di San Marino chiude il bilancio
2010, il primo dal  2008 certificato da
una societa’ di revisione, con un rosso da 
155 milioni di euro. Frutto pero’ non di perdite effettive, ci  tengono a precisare alla stampa i vertici di
quello che e’ ancora  il primo istituto
di credito del Titano, ma di rettifiche e 
accantonamenti per 191 milioni di euro, principalmente per fare  fronte all’esposizione nel gruppo Delta.
Comunque il patrimonio  da 295 milioni di
euro fa dormire sonni tranquilli e infatti, 
quasi alla fine del tunnel imboccato il 4 maggio 2009 con gli  arresti dei vertici della banca, si puo’
finalmente guardare al  futuro e a un
piano di sviluppo che, una volta recuperati 1,5 
miliardi di euro di crediti verso Delta, puntera’ decisamente al  sostegno delle famiglie e dell’economia
sammarinesi. Un piano in  cui per scelta
non e’ pero’ rientrato l’acquisto delle quote 
Unicredit nella Banca agricola commerciale.
     Dunque, spiega alla stampa il presidente
dell’istituto, Leone  Sibani, la vicenda
Delta e’ alle battute finali. Anche se “la  Cassa
si trova in uno stato patrimoniale ridotto rispetto a due  anni fa soprattutto per gli effetti dello
scudo fiscale”. La  holding
bolognese nel 2009 valeva 400 milioni di euro di cui  restera’ ben poco alla Cassa, una volta
fallita la trattativa di  cessione. Ma da
qui al 2015-2020 si contano di recuperare tutti i  crediti. “Il periodo piu’ complicato si
e’ concluso”, ribadisce  Sibani, e
il 18 maggio i cento istituti esposti verso Delta  dovranno esprimere la loro adesione, o meno,
al piano di  ristrutturazione varato dai
commissari. L’auspicio e’ che tutte  le
banche lo accettino, non solo il 60% previsto dall’articolo  182 bis della legge fallimentare italiana.  Da Delta, rispetto all’esposizone da  2,1 miliardi di euro, Crrsm ha gia’ incassato
975 milioni di  euro, destinati
soprattutto alla gestione ordinaria e al sostegno  delle uscite di liquidita’ causate dallo
scudo fiscale. Cosi’ i  dati 2010 dicono,
illustra il vice direttore generale Pierluigi 
Martelli, che il totale dei crediti verso la clientela e’ di  1,756 miliardi di euro e la raccolta supera i
2,2 miliardi, “la  piu’ alta nel
Paese”. Ancora, prosegue Martelli, “il margine di  interesse e’ in flessione di 60 milioni,
quello di  intermediazione di 70, mentre
il risultato di gestione, 37,8  milioni,
e’ positivo. Cosi’ la quota di mercato di Crrsm e’  salita dal 29% del 2008 all’attuale 30%. E’
vero, aggiunge John  Mazza del cda, che
“il bilancio si chiude con un disavanzo e non  e’ positivo. Ma siamo nella fase terminale di
un percorso  difficile, che ora prelude a
un punto di partenza diverso.
  Abbiamo creato un presidio, un argine a
fronte di fenomeni  negativi che
potrebbero realizzarsi”. Cosi’, aggiunge, “possiamo  affrontare gli obiettivi che ci siamo posti
per il futuro:  riappropriarsi del nostro
ruolo nel Paese che e’ stato perso di  vista
per priorita’ proiettate fuori dal territorio”. Tutto cio’  una volta recuperati i crediti in Delta e
restituiti 140 milioni  di euro a Banca
centrale.      Ottimista per il futuro anche il vice
direttore vicario  Vladimiro Renzi:
“Siamo andati avanti perche’ in Delta e’ stato  fatto un lavoro serio, i crediti sono piccoli
e facilmente  recuperabili, mentre non
avevamo disperso guadagni, ma c’era un  patrimonio
da 630 milioni, riserve incluse, che ci ha messo in  sicurezza”. Insomma “ogni ipotesi
di crac e’ smentita” e se la  vicenda
Delta ha fatto danni, “ora si vede la luce fuori dal  tunnel”. Recuperato il miliardo e mezzo
dalla holding la raccolta  salira’ a 3
miliardi con impieghi per 500-600 milioni, “il futuro  e’ molto tranquillo, anche perche’  non siamo impegnati solo in  investimenti immobiliari e non abbiamo in
portafoglio titoli a  rischio”.    

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