Consiglio Grande e Generale 24-28 febbraio. Mercoledi’ 26 febbraio, notturna. Agenzia Dire

Consiglio Grande e Generale 24-28 febbraio. Mercoledi’ 26 febbraio, notturna. Agenzia Dire

COMUNICATO STAMPA

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 24-28 FEBBRAIO

MERCOLEDI’ 26 FEBBRAIO – Notte

 

Il
dibattito sullo stato e lo sviluppo del sistema bancario e finanziario è
protagonista della seduta notturna. I lavori riprenderanno domani alle 13.
 

Di seguito un riassunto degli interventi

Massimo
Cenci, Ns
: “Ci sono molte
correlazioni col dibattito appena concluso. L’industria bancaria ha sofferto
questo ultimo periodo di incertezza sul nostro riconoscimento internazionale. A
fine 2008 c’erano 12 banche e oltre 60 finanziarie, ora sono 6 e una
quindicina, mentre la raccolta si è dimezzata. I dipendenti non sono diminuiti
nello stesso numero, né le filiali. Il mercato di riferimento non basta e in
alcuni casi non esiste più. La sfida è operare su nuovi mercati e attrarre
nuovi operatori. Si passa a un orizzonte di lungo periodo. E il passaggio si
progetta con le banche. La politica deve creare le migliori condizioni perché
gli operatori possano crescere. Occorre procedere nell’adeguamento normativo e
aiutare gli operatori nel percorso. Per uno sviluppo corretto è però il Paese
che deve crescere, le norme non bastano: servono tecnologie, una macchina
pubblica che funziona e un marchio San Marino adeguato.

Il sistema finanziario deve diventare fondamentale per
lo sviluppo del Paese. Il freno più grosso era l’immagine di non trasparenza e
le banche ne sono consapevoli. Bcsm ha un ruolo centrale. Va aggiornata e
potenziata. Bene la task force che completa il lavoro di Banca centrale. E bene
che il 2014 sia l’anno del Memorandum. L’università deve sostenere gli asset
strategici del nostro Paese e i nostri giovani devono far esperienze
all’estero. Occorre riprogettare il futuro con le banche, con coraggio, senza
perdere di vista ciò che siamo”.

Ivan Foschi,
Su
: “La relazione non è stata
consegnata in tempi utili. Perché non sono state portate prima in Aula le
relazioni di Bcsm? Oggi sembra ci sia una prospettiva più ottimistica per il
futuro. Ieri si è impostato il ragionamento su termini quantitativi, ora
occorre puntare sulla qualità e preoccuparci del tipo di raccolta che facciamo.
Le cifre sono impietose: scudo fiscale, l’atteggiamento cambiato degli
organismi internazionali, il segreto bancario, molte cose sono cambiate. Nella
relazione 2012 il presidente Clarizia sottolinea che non c’era controllo su chi
portava capitali: si è badato a fare numero, c’è stata superficialità, a volte
connivenza. Anche l’ambiente politico è stato tollerante. Ci sono state
connivenze. Molti nostri problemi sono dovuti alla deregulation nel mondo
bancario. Ci sono stati banchieri improvvisati, in quegli istituti che sono
andati nei guai. Gli organismi sono stati delegittimati e le critiche venivano
da personaggi coinvolti in inchieste giudiziarie. C’è stata asimmetria nei
provvedimenti di Bcsm a volte, però ci sono stato problemi grossi.

Il processo di cambiamento è lenti e incontra ancora
resistenze. Per rilanciare il sistema occorre studiare. Abbiamo un enorme
potenziale di giovani. Ma serve una classe dirigente all’altezza per realizzare
un circolo virtuoso. Il libro bianco dell’Abs è criticato dalla relazione di
Bcsm, sembra che i controlli siano vessatori. Sulla trasparenza delle proprietà
bancarie non si è fatto nulla e si discute sul ruolo della vigilanza. Già ci
sono state ingerenze. Elementi da mettere ora al bando”.

Stefano
Canti, Pdcs
: “Nonostante l’andamento
sia positivo, c’è stato un trend discendente. L’attuale sistema è profondamente
diverso dal passato, per numeri, sportelli e banche, e per le masse gestite. Il
mondo è cambiato e dobbiamo trarne le conseguenze. L’anonimato societario e  il segreto bancario non sono più al tempo. I
mercati si basano su fiducia e reputazione. Su questi temi siamo come gli altri
ci vedono, non conta quanto facciamo. La percezione è legata a eventi quali
l’uscita dalla procedura rafforzata e dalla black list. E’ questa la direzione.
Dobbiamo aderire alle normative internazionali, la sovranità si difende
integrandosi. Serve la Centrale rischi, tenuta da Bcsm. La politica deve fare
da facilitatore e da stimolo, operando nel lungo termine. Bcsm deve avere un
ruolo di guida, cercando efficienza e risparmio, ma non a scapito del controllo
e dei rapporti internazionali. L’entrata nel Sepa è una garanzia, anche per
trovare nuovi operatori. Occorre puntare sulla formazione dei nostri giovani. E
il Paese dovrebbe essere unito”.

Marco
Podeschi, Upr
: “I documenti arrivano
con 2-3 anni di ritardo. E il 2010 per Bcsm è stato molto turbolento. A ottobre
2010 era stata varata una mini riforma per una maggiore autonomia. Si è perso
molto tempo dall’odg respinto sempre nel 2010. In nove anni si sono dimessi tre
presidenti, Valentini, Bossone e Reggia. Per molto tempo ci sono state cariche
vacanti. Serve una riforma dello statuto di Bcsm. A gennaio 2012 Upr ha presentato
un progetto di legge, ora è in attesa di prima lettura. Ci piacerebbe
confrontarci per trovare larghe condivisioni.

La governace va riorganizzata. Oggi è un ibrido. Va
rivista l’autonomia dell’Aif, i vertici sono nominati dal congresso di Stato,
non hanno la stessa dignità di Bcsm e Clo, per i quali nomina il Consiglio. La
riforma andrebbe fatta prima del prossimo arrivo del Fmi. Servono dati
sistemici, è una grave lacuna. Non ci sono analisi da parte degli organi di
Stato, manca un ufficio studi che produca dati. Sono necessarie anche le
audizioni in Aula.

Sul futuro la relazione mi è piaciuta. Ci sono
argomenti innovativi come la finanza islamica. Certo le prospettive non sono
rosee e inciderà il provvedimento di rimpatrio del governo Renzi. I competitor
a livello finanziario hanno elevata professionalità, i parametri sono la
capacità di offrire servizi evoluti. E siamo molto indietro. Le banche hanno
dato decine di milioni alla società sammarinese, serve coerenza e non urla allo
scandalo. Lo Stato, purtroppo, è dovuto intervenire, come nei Paesi seri.
Occorre ora riflettere sull’aspetto dimensionale delle nostre banche. Non
possiamo crescere senza controllo. Spesso sfugge anche la tutela del
risparmiatore. Qui la relazione è carente. Ci preme la sorta dei dipendenti del
settore, circa 600: decine hanno perso il lavoro e c’è difficoltà a
ricollocarli. Serve una politica di riallocazione”.

Antonella
Mularoni, Ap
: “Qualche anno fa era
facile fare banca perché i soldi arrivavano senza cercarli. Oggi è più difficile.
Dovremo offrire prodotti, servizi e tempi superiori ai concorrenti. Abbiamo
ragazzi molto bravi e sono in Svizzera e Inghilterra. Hanno competenza e
voglia. Il nostro sistema deve promuovere la possibilità per i giovani di
prepararsi fuori. Le banche devono fare uno sforzo a preparare i giovani
formati. Avere dei gruppi di lavoro tripartiti può essere importante, governo,
Bcsm e Abs, per decidere dove andare. I costi non devono essere spropositati.
Nel corpo diplomatico e negli amici del Paese ci sono esperti. Potrebbero darci
una mano. Certe consulenze strapagate non ci sono servite. Alcuni settori sono
stati individuati, tra cui la finanza islamica. Anche qui abbiamo amici felici
di darci una mano. Ed è una finanza etica. Il fatto di fare banca tradizionale
ci hanno evitato problemi maggiori. Sul coinvolgimento dell’università: o la
nostra garantisce alto livello, altrimenti è meglio che i nostri ragazzi si
formino fuori. Chi vuole fare carriera deve acquisire le competenze, se non va
all’estero non va avanti. L’inglese è fondamentale La difficoltà che vive il
Paese va gestita come una grande opportunità di cambiamento di mentalità e di
formazione. Facciamo percepire ai giovani che vince la competenza. Per
diventare un punto di riferimento dobbiamo essere tutti concordi”.

Andrea
Belluzzi, Psd
: “Il nostro sistema
bancario ha avuto il sistema economico al suo servizio. Invece deve essere una
colonna su cui costruire il futuro del Paese. Il sistema deve trovare le sue
traiettorie di sviluppo, in maniera condivisa. Non è solo un problema di
risorse umane e formazione, sono necessarie anche risorse finanziarie. Il
passaggio ha un costo che va coperto con le opportunità create dalla  trattativa Ecofin, dalla Centrale rischi e
dal Memorandum d’intesa. La formazione deve avere un respiro internazionale. Giusto
individuare la task force, ma si tratta di una scelta di persone. Per cui va
confrontata al tavolo di confronto”.

Massimo
Andrea Ugolini, Pdcs
: “Quando si
parla di competitività le banche sono importanti. Non si può rilanciare il
Paese senza accesso al credito. Le nostre banche non si sono mai sottratte, a
differenza di altri sistemi fuori confine. E ora hanno coefficienti di
liquidità importanti e possono sostenere la crescita. Per stabilizzare il settore
ci sono stati dei costi, ma è affidabile. Chiunque ha depositi a San marino non
ha mai visto sottrarsi nulla. Per il futuro gli istituti di sorveglianza
dovranno avere un ruolo più incisivo. In Repubblica ci sono due gruppi di
sistema, Crrsm e Bsm, che si distinguono perché destinano gli utili sul
territorio.

Bcsm deve accompagnare il sistema nello sviluppo, per
il Sepa per esempio, una conquista molto importante. Vanno sottoscritti dei
memorandum, il sistema deve uscire dal territorio. Servono la Centrale rischi e
un consorzio per emettere carte di credito. Ci sono molte opportunità di
business, ma servono formazione e crescita a tutti i livelli”.

Roberto
Ciavatta, Rete
: “La pubblicazione
della relazione è avvenuta fuori tempo massimo. Spesso manca la capacità di
fare rispettare le leggi. C’è stato lassismo. Ora dobbiamo pretendere da banche
e finanziarie un atteggiamento che non metta a repentaglio i passi in avanti
fatti. Sembra ci sia fibrillazione per lo scambio automatico nel 2015 e per il
bagaglio del passato. Si prova ad aggirare l’indirizzo preso. Mi auguro, e sono
rincuorato da alcuni toni di Felici, che si rimanga lungo la strada. La
politica deve chiedere fermezza alla banche, anche sul rischio d’impresa. C’è
sempre un occhio di riguardo per il settore. Si è garantito senza
contropartite. Per cui va bene formare chi ha perduto il lavoro, ma le banche
dovranno accollarsi l’onere. Le situazioni sono diverse da istituto a istituto.
Mancano dati anche elementari per capire le esposizioni. Riconosco al segretario
di Stato la fermezza e che la formazione è un’opportunità, ma mettendo tutti
nelle stesse condizioni. Per l’università si possono prevedere degli accordi.
La Centrale dei rischi è un ottimo strumento, mi stupisco non ci sia già. Se
c’è la richiesta di un impegno di adeguamento al sistema daremo il nostro
contributo. Il settore è importante ma non può essere il centrale”.

Gian Matteo
Zeppa, Rete
: “Anche io segnalo
l’impossibilità di leggere la relazione. Come per il comma successivo sui
giochi. Prendo atto delle intenzioni del segretario di Stato su un comparto
così importante. Anche se non è l’unico da sviluppare. Ci sono stati
infiltrazioni di cosche malavitose, la piazza finanziaria è stata una delle
cause per cui siamo stati additati come paradiso fiscale. La relazione pone
buone basi su cui trovare collaborazione. Ma il cambiamento di mentalità ci
sarà in certi ambienti? Le banche possono essere di supporto allo Stato, non
viceversa. Il passato va tenuto presente per cosa non deve essere da qui in
poi. Lo scambio automatico è la base per essere etici, come la Centrale dei
rischi. Condivido le linee di principio, siamo disponibili al confronto. Anche
il dibattito è la base per quel cambio di mentalità necessario”.

Marzo
Arzilli, segretario di Stato per l’Industria
: “La relazione è una visione del nostro futuro. Ho partecipato a tutte
le situazioni che ha vissuto il sistema. E’ cambiato il mondo e abbiamo dovuto
fare fronte a una difficoltà enorme. Dare linee di indirizzo è difficile. Lo
Stato ha fatto la sua parte per mantenere il sistema solido, senza aiuti
esterni. Ora dobbiamo dare una prospettiva. Negli ambiti internazionali ci si
interroga sulle strade da prendere, sulla trasparenza e sulla stabilità. E c’è
molta curiosità verso San Marino. Molti Paesi sono curiosi di sapere come
abbiamo superato la crisi, lo scudo fiscale e l’isolamento internazionale.
Abbiamo tenuto una lezione al Fmi con Bcsm. Abbiamo le carte in regola e
dobbiamo guardare al futuro.

Bcsm deve dare indirizzo al sistema, è fondamentale.
Abbiamo prospettive forti: trasparenza e legalità offrono mercati enormi di
investimenti trasparenti. E la relazione offre gli strumenti. Essere isolati
significa l’asfissia, noi abbiamo scelto di essere competitivi nella
trasparenza. Ed è la filosofia del libro banco dell’Abs. I principi della
relazione riguardano la possibilità di attrarre investimenti e di creare nuovi
strumenti, non solo in base alla fiscalità, per esempio anche  alla transazione elettronica della moneta. Con
questo documento guardiamo avanti. La finanza islamica è importante,
l’Inghilterra ci ha scommesso. Alla base ci sono l’etica e la partecipazione
del rischio da parte della banca. Possiamo aprire un faro di immagine e
credibilità. Le riassicurazioni sono interessanti, c’è grande movimento di
capitale. Il sistema bancario deve essere più vicino alle imprese. Lo è stato,
ma oggi servono strumenti nuovi. Bene i fondi di venture capital per la ricerca.

La strada è tracciata, ci sono grandi opportunità:
dobbiamo fare una piazza finanziaria dinamica. Il confronto sarà fondamentale”.

Elena
Tonnini, Rete
: “La finanza è uno
strumento importante se aiuta le imprese. A San Marino è molto sovvenzionata
dalla Stato, senza un grande ritorno. E’ stata scelta come motore dell’economia
e non è stata accompagnata dai necessari anticorpi. E non è stata una
casualità. Dobbiamo capire quali sono stati i punti deboli. Sono elencati dalla
relazione di Bcsm e dal libro bianco di Abs. Se si punta molto su una carta, si
perde molto se non è quella giusta. Abs si sofferma sull’evasione e su leggi
non adeguate, Bcsm sul collegamento con la mafia. Serve piena trasparenza,
verso l’esterno e l’interno. Occorre trovare la giusta dimensione della
finanza, va rivalutato il suo elemento trainante, trovare alternative virtuose.
Occorre creare credito per le imprese e dare disponibilità di fondi per
orientare la struttura produttiva verso una crescita sostenibile. Sviluppo
economico e impatto sociale non devono essere sottomessi alla finanza. Ben
venga l’adattamento alla nostra realtà delle richieste degli organismi
internazionali. Si discute del tema di legare la finanza alla sostenibilità.
Permette di gestire i fondi con minor rischio attuando un meccanismo virtuoso.
La Centrale dei rischi sarà tutta sammarinese?”.

Giovani
Francesco Ugolini, Pdcs
: “Il sistema
del passato dal 1990 ha fatto sviluppare ricchezza e lavoro. È stato un volano
e ha creato le condizioni per lo sviluppo. Nel 2006 per la non firma si sono
schierati poteri forti e parte della politica. E ci ha indebolito. La
situazione internazionale e con l’Italia ha fatto il resto. Oggi però dobbiamo
guardare avanti. Per essere credibili dobbiamo proporre un futuro. La
collaborazione con gli organismi internazionali va proseguita, valorizzando le
professioni esistenti. Dobbiamo internazionalizzare il comparto e il ritardo
sul Memorandum non ci fa stare tranquilli, è un provvedimento saliente. Avevo
apprezzato i capitali cinesi che poi si sono dissolti. Occorrono altri accordi,
anche con enti privati per collocare il debito pubblico. Immettiamo una linea
di debito sostenibile sul mercato per investitori di alto livello. Serve
coraggio”.

San Marino, 26 Febbraio
2014/03

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy