Consiglio Grande e Generale, 28 aprile, parte prima. Agenzia Dire

Consiglio Grande e Generale, 28 aprile, parte prima. Agenzia Dire

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 23-30 APRILE

MARTEDI’ 28 APRILE/prima parte

La mattinata odierna è dedicata quasi interamente al dibattito sul decreto n.19 “Disciplina applicativa delle prestazioni di lavoro occasionale e accessorio”, in particolare sull’articolo 7  “Solidarietà familiare” che divide l’Aula.     

I lavori ripartono con la ratifica a maggioranza dei decreti n. 25 “Incremento quota forfetaria degli oneri deducibili” e il n. 37 “Tariffe e criteri per il contributo dello Stato ai servizi socio educativi privati accreditati”. Quindi si apre il lungo dibattito sull’ultimo decreto rimasto all’ordine del giorno, il n.19 che, tra l’altro, all’articolo 7, introduce la possibilità di impegnare nelle piccole attività del commercio, dell’artigianato, di produzione con relazione diretta con il pubblico, parenti stretti a titolo gratuito. I consiglieri di Cittadinanza attiva annunciano la richiesta di ritiro proprio di questo articolo con cui “non parliamo di dare una mano nell’attività”, motiva Andrea Zafferani, C10. “Parliamo invece di lavoro continuato, organizzato, senza limiti di orario, senza tasse e senza contributi, quindi senza copertura in caso di malattia o infortunio” . Rete propone invece la sospensione dell’intero decreto: “Contestiamo questa formulazione- manda a dire Roberto Ciavatta- non il principio di solidarietà familiare”. Federico Pedini Amati, ind.  punta il dito contro la mancanza di concertazione, mentre Nicola Selva, Upr, lamenta l’assenza di un limite previsto all’aiuto dei parenti nelle attività. Paride Andreoli, Ps, chiede “una serie di modifiche per calmierare gli effetti del dispositivo e per migliorare l’articolo”

Anche dalla maggioranza, in particolare dal Psd, si alzano voci non convinte: l’articolo 7 per Guerrino Zanotti, è “un intervento spot” non sufficiente a risolvere una “materia molto complessa”, Marino Riccardi si dichiara persino pronto a votare contro il decreto “se non si modifica l’articolo 7”. E infatti sono diversi gli emendamenti depositati anche da alcuni consiglieri di maggioranza. L’intervento viene difeso da Marco Gatti, Pdcs: “Qui stiamo confondendo il lavoro subordinato con la solidarietà familiare- manda a dire- dobbiamo recuperare quello che è un valore, ovvero la famiglia prima di tutto deve essere capace di fare squadra, soprattutto nel mondo di lavoro”. Anche Maria Luisa Berti, Ns esprime il suo favore: “Non penso assolutamente che questo decreto, se ratificato come spero, sia una sciagura per il nostro Paese”. Al contrario, “penso sia frutto di quello che da anni addietro manca, ovvero è frutto del buon senso”.  “Se arrivano esigenze di tutela e di mettere nero su bianco delle possibilità di sostegno- sostiene infine Nicola Renzi, Ap- credo che queste non possono non essere prese in considerazione”.

Quindi il segretario di Stato per il Lavoro, Iro Belluzzi, in replica, respinge le richieste di sospendere l’esame del decreto o ritirare l’articolo 7, ma si fa carico dell’impegno di riprendere la materia, con il confronto anche con categorie e parti sociali, all’interno della legge sul mercato del lavoro, entro l’anno. L’Aula inizia così l’esame dell’articolato.

Di seguito un estratto degli interventi della prima parte dei lavori odierni.

Comma 15. Ratifica decreti delegati e decreto-legge

Decreto delegato n.19 “Disciplina applicativa delle prestazioni di lavoro occasionale e accessorio”

Tony Margiotta, Su: “Abbiamo chiesto lo scorporo del decreto che va a regolamentare il lavoro occasionale. Noi dobbiamo assolutamente mettere regole ben chiare, precise e specifiche senza dare l’opportunità a coloro che potranno utilizzare strumenti come questo di utilizzarli in maniera sbagliata. Il mondo del lavoro in questo momento è in difficoltà e non possiamo permettere che alcune categorie abusino di strumenti come questo. Per noi sarebbe opportuno abrogare l’articolo e lo chiederemo attraverso emendamento, con gli altri emendamenti inseriamo tempistiche precise inerenti la solidarietà familiare perché così facendo eviteremo l’utilizzo improprio”.

Mimma Zavoli, C10: “Si tratta di uno strumento che crediamo sia stato in qualche modo costruito in maniera non adeguata rispetto ai gravi momenti che il Paese sta attraversando nell’ambito del mondo del lavoro. Questo governo non ha saputo cogliere i veri segnali che giungono dal Paese. La parte più anacronistica di questo decreto è nell’articolo 7. Un articolo peggiorato dalle proposte della maggioranza. Noi chiediamo l’abrogazione di questo articolo anche se la cosa più costruttiva da fare sarebbe quella di ritirare questo decreto”.

Massimo Cenci, Ns: “E’ un decreto importante che non parla solo della solidarietà familiare. Gli interventi che mi hanno preceduto sono significativi perché sono i soliti ritornelli. Il principio di base è ‘quei delinquenti dei commercianti che o evadono o tranquillamente possono abusare di questa legge’. Davvero siete convinti che l’aiuto di un familiare tolga lavoro ad altri? Non potete pensare che senza l’aiuto del familiare l’attività chiuderebbe? Stiamo discutendo di piccole realtà commerciali sammarinesi che, magari, con l’aiuto dei propri familiari potrebbero sopravvivere”.

William Giardi, Upr: “Vorrei sapere dal segretario di Stato competente cosa si intenda per ‘solidarietà familiare’? E’ importante definirla. Non può passare come un’attività abituale o prevalente. Se il familiare lavora nel mio negozio facendo il commesso, e dunque gestendo le cose direttamente, allora serve una regolamentazione diversa, non basta la solidarietà familiare. Potremmo inserire il discorso delle 70 giornate lavorative come limite temporale”.

Iro Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro: “Vorrei fare alcune precisazioni in maniera tale che non si ripetano sempre le stesse questioni. L’applicazione della solidarietà familiare, parlando di lavoro saltuario, dovrebbe rimanere nell’ambito di applicazione della legge stessa. Apertura al confronto nel momento in cui andremo a verificare l’articolo 7”.

Paride Andreoli, Ps: “Mi chiedo come mai il segretario Belluzzi non abbia voluto scendere in pista e confrontarsi con le associazioni sindacali. Come ex segretario di Stato per il Lavoro in passato ho avuto l’opportunità di legiferare in merito alla riforma del mercato del lavoro. Oggi è indiscutibile che quella legge debba essere aggiornata e integrata. Lei, segretario, ha di fronte a sé l’obbligo di portare a termine la riforma del lavoro. A mio avviso sarebbe opportuno fare una piccola riflessione sull’articolo 7 per definire meglio il concetto di solidarietà familiare. La politica in questo momento deve essere vicina al cittadino, alle imprese e alle attività. Noi dobbiamo sforzarci di condividere questi problemi e anche di risolverli. Se non si vuole ritirare l’articolo 7 si potrebbero però inserire una serie di modifiche per calmierare gli effetti del dispositivo. Prendiamoci il tempo necessario per migliorare quell’articolo 7”.

Guerrino Zanotti, Psd: “Mi dispiace che l’attenzione si sia focalizzata solo sull’articolo 7. Mi sembra una buona legge. Ero contrario all’introduzione dell’articolo 7 e alla luce della lettura degli emendamenti presentati sono ancora più convinto della mia posizione. La mia contrarietà si basa sul fatto che, come già detto da alcuni, al problema delle attività che si basano sul lavoro familiare soprattutto in un momento di grave difficoltà economica, non si può dare risposta inserendo un articolo in un decreto delegato. E’ un intervento spot mentre invece si tratta di una materia molto complessa con implicazioni enormi. Non basta un articolo all’interno di un decreto. L’ambito corretto sarebbe quello della riforma del mercato del lavoro. Chiedo al governo e alla maggioranza di ragionare su questi temi negli ambiti consoni, anche per approfondire la materia e regolarla in maniera precisa”.

Luigi Mazza, Pdcs: “Quando si parla di lavoro è evidente che il dibattito diventi molto acceso. Tutte queste tematiche debbono essere riprese nella generale disciplina della riforma del lavoro. Se posso mandare un messaggio: invito a venire entro la fine di quest’anno in Aula con la riforma del mercato del lavoro che regolerà tutti i settori. Per avere un quadro generale. Mi permetto di fare alcune brevi riflessioni sull’articolo 7. Introduciamo una novità? No, ripristiniamo una situazione che c’era fino al 2010. Perché fino al 2010 il Tribunale, in seguito ai controlli degli ispettori del lavoro, in tutte le sentenze nell’ambito della solidarietà familiare, ha indicato che non c’erano violazione delle norme. Poi nell’ambito del decreto 2010 si è detto che non c’era nessuna deroga. Nel reintrodurre l’articolo 7 non introduciamo nessuna novità. Ma restiamo nei limiti indicati inizialmente. Per solidarietà familiare si intende solo quella nell’ambito della linea retta (nonno, padre, figlio), è uno strumento che non si può applicare alle società e che non vale per i legami di secondo grado. Non è un lavoro, ma si tratta di un sostegno alla famiglia e all’attività. Non è lavoro mascherato: chi di noi non ha dato una mano a un genitore o a un figlio? Non derogheremo a quegli spazi e non allargheremo quegli ambiti. Trattiamolo nell’ambito della riforma globale. L’appello è di arrivare in Aula con una riforma condivisa, perché singoli interventi possono generare confusione”.

Federico Pedini Amati, Indipendente di minoranza: “Il capogruppo Mazza ha suggerito al Segretario di portare una riforma condivisa in Aula entro il 31 dicembre. Auspico che in futuro ci sia un confronto vero. Non è possibile che un decreto non sia concertato né con le minoranze consiliari, né con le associazioni sindacali. Andrebbero tutelate maggiormente alcune categorie di persone, in primis i pensionati. Fino al 2010 ci sono state le sentenze, ma io credo che il Consiglio debba regolamentare meglio la casistica senza affidarsi alle sentenze”.

Marino Riccardi, Psd: “Non credo sia per nulla scandaloso se un familiare in linea retta aiuta la propria famiglia nell’attività. Molte attività nella storia di San Marino sono state portate avanti grazie alla conduzione familiare. Non è vero che senza il familiare verrebbero assunte altre persone. Vi sbagliate. La solidarietà familiare va regolamentata, ma non va disconosciuta. In Italia un pensionato percepisce la pensione e può continuare la propria attività come artigiano, commerciante o libero professionista. Sull’articolo 7: non lo voterò così come è stato formulato perché è limitativo. E’ fatto ad hoc per il centro storico. Ma gli operatori fuori dalle mura non sono nelle stesse condizioni? O si allargano le condizioni, oppure è meglio fare un ragionamento diverso. Noi abbiamo abbassato di molto i parametri per poter mantenere una ditta individuale. E chi ha una Srl viene escluso dalla possibilità di solidarietà familiare? O si fa un discorso serio, prendendo in considerazione tutti i vari aspetti, oppure è molto meglio ritirare l’articolo 7. Non mi fido dei proclami e dei rinvii messi a verbale. Sono pronto a votare contro il decreto se non si modifica l’articolo 7”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Il fatto che il decreto non sia stato discusso nemmeno dentro la maggioranza sta creando problemi e forse bisogna prendere tempo per ridiscutere l’articolo più problematico. Nessuno mette in discussione la solidarietà familiare. Proponiamo la sospensione del decreto non per portare a un vuoto normativo, infatti scade a maggio e da qui a maggio è possibile metterci mano per migliorarlo, perché tutti, maggioranza e opposizione, dicono che è problematico. Non è posto un limite al numero di familiari che possono lavorare, bisogna vedere contributi, assicurazione: noi contestiamo questa formulazione, non il principio solidarietà familiare. Sulla proposta di Mazza non posso essere che contrario, approvare il decreto e mettere a verbale che entro l’anno ci mettiamo mano. In questo modo affronteremo la stagione estiva con un articolo che non funziona”.

Andrea Zafferani, C10: “ Il concetto, in sé condivisibile, è stato introdotto in modo eccessivo come lavoro gratuito ed era il timore che avevamo. Non è supporto per la malattia o perché uno deve assentarsi un attimo, qui si può lavorare tutto il giorno gratis, senza retribuzione o contributi anche se una persona sia in pensione. Con la differenza che i titolari dell’attività, e anche i soci, che hanno a disposizione parenti di primo grado o affini, possono avere un lavoratore che non produce reddito e si crea disparità tra chi ha parenti e chi no. Chi ha due o tre familiari disponibili può fare un’attività senza pagare i dipendenti. Si dirà ‘le attività sono in crisi e non possono pagarsi un dipendente’, ma questo principio cosa può portare? Non parliamo di dare una mano nell’attività, cosa legittima, parliamo invece di lavoro continuato, organizzato senza limiti di orario, senza tasse e senza contributi. E quindi senza copertura in caso di malattia o infortunio. Ovvero c’è la copertura, ma a carico della collettività, senza necessità di dare il dovuto. Avete esagerato e di molto.  

Il concetto però resta valido. Lascerei la retorica di Cenci, il supporto familiare va bene, non va bene introdurre lavoro senza orari e gratis. Noi avevamo proposto quindi di dare alle attività la possibilità di usare i propri familiari anche se pensionati o già occupati per le attività di supporto occasionale, con limiti di tempo, casistiche e possibilità di essere retribuiti, con tasse e contributi. Noi suggeriamo di togliere l’articolo 7 e di ripensarci o, meglio ancora, di eliminarlo del tutto”.

Nicola Selva, Upr: “Ho sentito fiumi di parole, in senso estremamente liberista e in senso contrario. Stiamo parlando di un problema di grande attualità per chi ha un’attività commerciale in un momento di grave crisi economica e del lavoro. Sono concetti da prendere con responsabilità. Tra chi ha avuto esperienze in famiglia di attività commerciale, chi non si è trovato a dare una mano? A me basta questo per trovarmi d’accordo. L’aiuto di parentela è stato da sempre un aspetto reale dell’attività, sul dare un aiuto non abbiamo niente da dire. Ma questo è il nodo. Qui non c’è nessun limite o precisazione su questo aspetto. Un minimo di regolamentazione credo debba esserci. Non andiamo allo sbaraglio, serve un urgente approfondimento della tematica con il dovuto confronto con gli addetti ai lavoro. E’ dovere della politica dare una risposta tempestiva a questo problema che non si risolve con un articolo”.

Marco Gatti, Pdcs: “Chi ha un’attività non ha orario. Le imprese strutturate sono totalmente diverse dalle piccole imprese che si caratterizzano per un’attività familiare Occorre entrare nel merito dell’attività lavorativa per capire il senso di una cosa logica che abbiamo stravolto nel 2010. Se uno ha bisogno in negozio per un’impennata di lavoro improvvisa e chiama il figlio per un aiuto, cosa dovrebbe fare, chiamare un dipendente? O il padre in pensione che ha lasciato l’attività al figlio, non può andare in negozio per rimanersi impegnato e passare il tempo? Qui tutto è ridotto ai soldi, non a una funzione sociale. Sono d’accordo, visto che parliamo di supporto familiare deve essere ristretto a padre-figlio. Nell’ambito commerciale è normale che il genitore vada a dare una mano al figlio che continua la sua attività. Qui stiamo confondendo il lavoro subordinato con la solidarietà familiare. Dobbiamo recuperare quello che è un valore, ovvero la famiglia prima di tutto deve essere capace di aiutarsi, fare squadra, soprattutto nel mondo di lavoro. Non possiamo recuperare i valori di una società se non recuperiamo il valore della famiglia”.

Matteo Zeppa, Rete: “Credo che da una parte e dall’altra si siano sviscerate le problematiche. Fa riflettere il modus operandi di andare a decretare un argomento delicato. Io resto molto perplesso di fronte molte osservazioni portate nel dibattito. Il segretario Belluzzi ha detto che ci sono stati incontri sulla formazione della legge che ha portato al decreto, ma non sul decreto e a me pare paradossale. Oltretutto ci sono emendamenti della maggioranza che vanno a modificare l’essenza del decreto stesso. Si parla tanto di condivisione in quest’Aula ma è evidente che sul decreto la condivisione non c’è stata”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Non penso assolutamente che questo decreto, se ratificato come spero, sia una sciagura per il nostro Paese. Penso sia frutto di quello che da anni addietro manca, ovvero è frutto del buon senso che non c’è stato nel concepire la differenza tra lavoro come attività che ha un corrispettivo e valore economico e quella che è una forma di collaborazione solidale di carattere familiare. In tante occasioni sento parlare spesso di solidarietà, un principio consolidato nel nostro ordinamento antichissimo. Ma oggi stranamente, nella sua concezione naturale viene contestato. A chi chiede che la norma sia scritta in modo puntuale: lo faremo, è in cantiere una riforma del lavoro e in quella sede potranno essere fatte le osservazioni sulla solidarietà familiare. Ma qua dei punti li mettiamo ed è opportuno che oggi il decreto sia ratificato”.

Vladimiro Selva, Psd: “C’è stata la necessità di ragionare su come evitare alcune situazioni che si sono venute a creare e la soluzione è arrivata con l’articolo 7, che risponde al problema anche se non al 100% magari. Ma non si può impedire che la famiglia sia coinvolta in modo saltuario. Il numero di coloro che in ambito familiare possono operare in regime di solidarietà dovrebbe poter essere definito. Questi elementi non li ritroviamo nell’articolato, tuttavia c’è una stagione turistica che sta partendo e la necessità di portare avanti il lavoro con serenità. Riteniamo che questo articolo potrebbe essere con valenza limitata nel tempo, in modo che ci dia la possibilità di sperimentare la sua applicazione. E in modo di garantire che non è un’apertura tout court, ma ha una scadenza, con l’impegno di fare una norma sul lavoro discutendo con le forze sindacali e le categorie. D’altra parte avremo modi di fare anche sperimentazione e anche emendamenti di maggioranza si potrebbe valutare di ritirarli”.

Nicola Renzi, Ap: “Si tratta di cercare di rispondere a esigenze da tempo manifeste. Bisogna avere un approccio più laico possibile e il più sistematico possibile. Sulle politiche del lavoro sia l’Italia che l’Europa stanno facendo ampie riflessioni e anche noi non possiamo prescindere. Ciò non significa che bisogna eliminare le tutele, ma cercare di trovare soluzioni migliori per affrontare questo grave momento di crisi. Se arrivano esigenze di tutela e di mettere nero su bianco delle possibilità di sostegno, credo che queste non possono non essere prese in considerazione. Dobbiamo anche cercare di stare dentro certi margini per quella che si configura come collaborazione di familiari in attività commerciali. E’ poi opportuno intavolare un discorso, da qui in avanti, più complessivo sul mercato del lavoro, sugli ammortizzatori sociali e sulla possibilità per i pensionati di continuare ad esser utili alla società. Ma non possiamo drammatizzare questa discussione. C’è stato un incontro con le attività sindacali e credo anche io che la cosa migliore sia portare avanti l’iter del decreto, attenendoci al testo così com’è stato presentato”.

Iro Belluzzi, segretario di Stato replica: “I passaggi fondamentali devono essere quelli per riformare il mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali a garanzia sistema sociale.

La norma in questione riguarda un lavoro non continuativo e più importante è andare a regolamentare tutto il lavoro familiare, con determinati crismi e all’interno di realtà e strutture aziendali in cui può esserci una serie di eventi, penso alla visita medica, all’assicurazione per evitare che si creino danni a chi va a operare in quel contesto.

Non posso accogliere la sollecitazione di ritirare il decreto per avere uno spazio temporale per coordinare al meglio l’articolo 7 e accogliere le varie esigenze emerse nel dibattito perché ci si deve rendere conto che per far funzionare il lavoro familiare si devono coinvolgere tutta una serie di strutture normative. Non posso con l’articolo di un decreto andare a stravolgere le norme sulla previdenza e le leggi sul lavoro stesso. Rispetto ad avere pronta la legge sul mercato del lavoro entro l’anno: è un impegno che prendo con serietà e tranquillamente perché la maggior parte del lavoro è stato fatto. Nuova occupazione però non si crea con le leggi, ma si crea con nuova economia e con scelte per il sistema economico, solo così potremo dare risposta a chi cerca lavoro”.

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