Consiglio Grande e Generale, report 21 luglio 2020

Consiglio Grande e Generale, report 21 luglio 2020

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 20, 21, 22 E 24 LUGLIO

SEDUTA DI MARTEDÌ 21 LUGLIO – MATTINA-POMERIGGIO

 

Di seguito una sintesi degli interventi

Prosegue nella seduta del 21 luglio del Consiglio Grande e Generale il dibattito sul tema della giustizia dopo la lettera inviata da una maggioranza dei magistrati del tribunale al Consiglio d’Europa. In Aula non si placa lo scontro tra maggioranza e opposizione. “E’ successo che qualcuno ha fatto una forzatura non normata e da lì in poi è partito il caos” dice Gian Matteo Zeppa (Rete). Il Segretario di Stato Roberto Ciavatta invoca “il rispetto” delle istituzioni, a cominciare dall’Ecc. Reggenza. “Nel 2018 – ricorda – il Governo aveva deliberato di mettere sotto osservazione, stile Gestapo, tutti i testi, le comunicazioni e le serate del Movimento Rete. Ogni nostra parola era setacciata. Noi eravamo sul banco degli imputati, perché fieramente ci siamo scontrati contro chi usa questo Paese per motivi personali”. Alcune affermazioni, aggiunge Giancarlo Venturini (Pdcs), “hanno il senso di una minaccia e di una dichiarazione di guerra a San Marino”. “La rappresentazione che viene fatta è parziale e riguarda solo i primi mesi di questa legislatura e non tiene conto del passato e dell’inizio di questa vicenda, che risale al 2017 e alla rimozione del magistrato dirigente”. Iro Belluzzi (Npr) torna sulle motivazioni che lo hanno portato ad esprimere voto contrario nel Consiglio Giudiziario Plenario. “Nel Consiglio Giudiziario si è cercata di dare la piena attuazione della legge, cosa che non era stata concordata all’interno del Parlamento. Non sarebbe stato il caso, invece di farsi scavalcare da una parte del tribunale, muoversi di moto proprio, che la politica andasse a verificare la costituzionalità di quella norma?” Quindi chiede di creare “le condizioni perché si possa avere la lettura completa di quello che è accaduto”. Critica la posizione di Maria Katia Savoretti (Rf). “Oggi è chiaro che la legge numero 1 avrebbe avuto effetti retroattivi perché quello era lo scopo che si voleva raggiungere. Una legge non applicata dai giudici, ma dai politici con l’obiettivo forse di cacciare qualche giudice scomodo, anziché mettere mano a una giustizia che non funziona come dovrebbe”. “Il mio esposto non lo avete visto sulla stampa” rimarca il Segretario di Stato Marco Gatti, rivendicano l’azione compiuta nel 2017 sempre nei riguardi del Consiglio d’Europa. “Cosa avrebbe dovuto fare la politica di fronte a una maggioranza dei magistrati che si è espressa in maniera chiara di fronte a fatti tanto gravi?” domanda Andrea Zafferani (Rf) tornando sulla rimozione dell’ex magistrato dirigente.

Si arriva quindi alla presentazione di due ordini del giorno: uno da parte della maggioranza (approvato) e un secondo da parte di Rf (respinto). Con il primo viene dato mandato al Congresso di Stato di integrare il fascicolo già presentato al Consiglio d’Europa nel 2018 con l’aggiunta di nuovi fatti ritenuti “illegittimi”, inclusa quindi la rimozione del magistrato dirigente. Il documento di Rf chiedeva invece di “posticipare la convocazione del Consiglio Giudiziario Plenario in attesa del Consiglio Giudiziario Ordinario; di attendere i responsi del Consiglio d’Europa prima di proseguire con atti e deliberazioni; di favorire nuovi momenti di confronto e dialogo fra poteri legislativo e giudiziario”.

Terminato il dibattito sul Comma 1, nel pomeriggio i lavori proseguono celermente e si arriva così al Comma 13: “Ratifica Decreti – Legge e esame Istanze d’Arengo relativi all’emergenza sanitaria Covid-19 e successivo dibattito”.

Comma 1

Gian Matteo Zeppa (Rete): Dal 2017 in poi non accade mai o accade di rado che vi sia l’unanimità nell’organismo che unisce le due entità che devono parlare. Rimango dell’idea che i magistrati non devono fare le leggi, ma chiedono di farle. Sono le stesse persone che oggi pretendono, mettendo in difficoltà le loro Eccellenze, divulgando informazioni all’esterno. Marco Gatti è andato a fare una segnalazione, ma c’è stata una riservatezza che è venuta a mancare in questo caso, ma quindi è anche una questione di classe, di forma. Bisogna avere una visione di insieme molto più ampia. Questo sta succedendo in diversi ambienti. Tra l’altro, mi fa sorridere che la stragrande maggioranza dei magistrati negli allegati portano solo una parte, citano come mezzo di informazione L’Informazione. Strano. Sono cose molto strane. Sulla ricostruzione di un giornalista, Rf legittima quell’articolo frapponendo un’interpellanza. Se si mettono i pezzettini insieme, qualcuno incomincia a fare uscire le cose a livello interno ed esterno. Le Commissioni dei due Paesi – San Marino e Italia – si incontrano. Stefania Craxi, senatrice di FI, in questo contesto, dice: lei sa, insomma, ci sono diversi ‘professori anche ordinari della Luiss che prestano servizi a San Marino e questa è la loro preoccupazione’, ovviamente facendo riferimento alla legge 1 del 2020. C’è la latitanza dello Stato di diritto, perché qualcuno sta facendo una guerra propria. E’ successo che qualcuno ha fatto una forzatura non normata e da lì in poi è partito il caos. Ci vuole il rispetto per le istituzioni, soprattutto per i Capi di Stato.

Marika Montemaggi (Libera): E’ un argomento delicato, potenzialmente esplosivo. Cambiano gli attori rispetto a quanto successo nella passata legislatura: questa volta sono i giudici, l’altra volta era la politica. Ho sentito dire che nel 2017 c’è stata quella presa di posizione non più all’unanimità. Bisogna cercare di conoscere e di capire perché si è arrivati a quel punto. Un intervento onesto è stato quello che ha detto che i problemi della giustizia non ci sono solo da 3 anni, ma che c’erano problemi sopiti a cui si è cercato di mettere mano. Davvero si vuole la deregulation di cui parlava il Segretario? Venerdì in qualunque modo ci sarebbe stata una spaccatura feroce. E’ davvero quello il modo? Per voi è fondamentale agire in quella maniera? Se da una parte il potere giudiziario può portare avanti delle proprie istanze se si ritiene leso nel proprio potere. Il nostro Paese ha bisogno di tante altre cose. Se da una parte parlare di giustizia può essere conveniente per qualcuno, perché permette di non ragionare sulle mancanze di questo Governo. Io non vedo prospettive ed è questo che mi preoccupa. Il mio appello si rivolge a chi in maggioranza non vuole concentrare tutte le forze in una sola battaglia, ma ha la capacità e la visione di risollevarci dalle ombre.

Sds Roberto Ciavatta: Noi ci facciamo forti del rispetto delle nostre istituzioni. Il Cgg si è sempre alzato in presenza della Reggenza. Non lo fanno i giudici in Consiglio Giudiziario. Un passo indietro bisogna farlo perché spiega quello che sta succedendo oggi. Nel 2018 il Governo aveva deliberato di mettere sotto osservazione, stile Gestapo, tutti i testi, le comunicazioni e le serate del Movimento Rete. La stessa cosa aveva fatto Cassa di Risparmio. Ogni nostra parola era setacciata. Noi eravamo sul banco degli imputati, perché fieramente ci siamo scontrati contro chi usa questo Paese per motivi personali. C’era chi si strappava le vesti quando l’opposizione diceva che era in corso un colpo di Stato, oggi dice le stesse cose. Quegli erano gli anni in cui il tribunale apriva un fascicolo su una banca, arrestava il direttore di quella Banca e qualche ora dopo un altro magistrato annullava quelle disposizioni. Io credo che da questa cosa qua usciamo solamente insieme. Noi ci saremo per interlocutori per chi vuole superare questa situazione. Non c’è interesse a dialogare con quelle persone che sono il male del Paese e prestano il fianco ai profittatori.

Giancarlo Venturini (Pdcs): Un mese fa discutevamo in quest’Aula di giustizia e ci ponevamo degli interrogativi, disquisendo se ci trovassimo in una situazione di emergenza, in quanto siamo di fronte a una impossibilità di ricomposizione interna, perché gli organismi del potere giudiziario hanno prevaricato le loro funzioni. Allo stesso tempo occorre avviare una riforma del sistema giudiziario per restituire ai cittadini piena fiducia nella magistratura. Riforma che non potrà essere attuata tenendo conto delle peculiarità del nostro ordinamento e delle indicazioni che arriveranno dagli organismi internazionali e coinvolgendo le varie parti. Alcune considerazioni sulle affermazioni del professor Guzzetta. Affermazioni che hanno il senso di una minaccia e di una dichiarazione di guerra a San Marino. Una missiva che trovo gravissima. Ci sono rilievi critici che sono una strumentalizzazione verso la posizione di alcuni consiglieri. Altro elemento: viene contestata la legge qualificata numero 1 del 2020. Vorrei ricordare che la legge prevede la composizione del Consiglio giudiziario in numero paritario tra parte togata e politica: questa è la scelta fatta dal legislatore. Oggi questa è e come tale va rispettata dai magistrati. Si manifesta la volontà di rivedere la composizione, arrivando quasi a volerla determinare loro. Dicono che via sia l’ingerenza della politica. Tutto questo è molto grave e potrebbe mettere in seria difficoltà il nostro Paese. La rappresentazione che viene fatta è parziale e riguarda solo i primi mesi di questa legislatura e non tiene conto del passato e dell’inizio di questa vicenda, che risale al 2017 e alla rimozione del magistrato dirigente. Se vogliamo risolvere i problemi della giustizia, non è questo l’approccio. Ci deve essere un punto di incontro anche da parte della magistratura. I magistrati che prestano servizio qui prestano un atto di fedeltà alla Repubblica, certi atti e affermazioni non sono corrette nei confronti dei cittadini e sono sintomo di mancanza di indipendenza. Quanto sta accadendo è veramente deplorevole. Auspico il coinvolgimento di tutte le forze politiche per trovare una via di uscita.

Iro Belluzzi (Npr): Alcune considerazioni che mi hanno fatto prendere una decisione non rispettosa delle decisioni prese nel Parlamento. Tante volte mi sono domandato, anche in funzione di chi è presente all’interno dell’Aula: un avvocato è più legato e rispondente alla fedeltà verso il cliente oppure alla fedeltà verso le istituzioni? Era capitato di assistere ad un clima nell’Aula consigliare da aula di tribunale. La grevità del linguaggio nei confronti di uomini e donne – che ricoprono istituti importanti – vada soltanto a nocumento dell’intera Repubblica. Il problema della certezza normativa. E l’incertezza normativa porta a creare quella confusione nel dibattito che dopo 7 mesi che ancora purtroppo occupa l’Aula. Si è ragionato molto su come applicare la legge numero uno, si è stati fermi dal febbraio scorso fino a qualche giorno fa. Nel Consiglio Giudiziario si è cercata di dare la piena attuazione, cosa che non era stata concordata all’interno del Parlamento. Non sarebbe stato il caso, invece di farsi scavalcare da una parte del tribunale, muoversi di moto proprio, che la politica andasse a verificare la costituzionalità di quella norma? Facciamo tutti i passaggi che devono essere fatti. A questo punto mi sembrano non più rimandabili. Una procedura è stata avviata. Una verifica è stata avviata. Condivido le considerazioni svolte dal Segretario Ugolini: non facciamo rappresentare solo una parte della storia della Repubblica, creiamo le condizioni perché si possa avere la lettura completa di quello che è accaduto. Agire per il bene e la reputazione della Repubblica e in funzione del mandato popolare e del mandato parlamentare e della propria coscienza rispettosa delle istituzioni.

Maria Katia Savoretti (Rf): Rispondo al Segretario Ciavatta. Rispetto alla Reggenza. Dice che c’è sempre stato rispetto alle istituzioni da parte del suo Movimento, ma questo non mi risulta. Sono stata tre anni in Segreteria Esteri, non ho mai visto un rappresentante del Movimento Rete portare i saluti ai Reggenti neo eletti. Il rispetto deve essere nei confronti di tutte quelle che sono le nostre istituzioni. Accanimento quasi esasperato nei confronti del precedente Governo e di Rf: quando sappiamo che la situazione ha origini ben più lontane. Sarebbe opportuno farsi un esame di coscienza e smettere di accusare gli altri di ciò che non funziona. Siamo qui per parlare di certe scelte che stanno facendo solo del male al Paese. Un passo indietro va fatto per spiegare cosa sta succedendo e riuscire a capire dove si vuole veramente arrivare. Certe decisioni devono essere chiarite. Nonostante avessimo chiesto più volte al Segretario quali fossero gli effetti prodotti dalla legge, lo stesso Segretario ha detto di non saperlo. Oggi è altrettanto chiara che la legge numero 1 avrebbe avuto effetti retroattivi perché quello era lo scopo che si voleva raggiungere. Una legge non applicata dai giudici, ma dai politici con l’obiettivo forse di cacciare qualche giudice scomodo, anziché mettere mano a una giustizia che non funziona come dovrebbe. Un Paese lento con troppa burocrazia e poco efficiente dal punto di vista della giustizia è un Paese poco attrattivo per chi ci guarda da oltre confine. La logica vuole che se l’organismo è giudicato illegittimo, tutte le deliberazioni assunte devono essere annullate, non solo quelle che fanno comodo. La legge prevede che le norme vadano interpretate scegliendo giudici di grado inferiore se quelli di grado superiore non ancora confermati. Ciò evidenza che non si tratta di una interpretazione autentica ma di un cambiamento di una legge. Ci si sarebbe dovuti preoccupare dell’attività del tribunale fin da subito anche durante l’emergenza Covid, mettendo fine alla lentezza dei processi: andare avanti con l’acceleratore solo su alcuni temi, non è la strada giusta.

Segretario di Stato Marco Gatti: Il mio esposto al Consiglio d’Europa ha notevoli differenze nell’approccio. La deriva era partita già da prima, da quando era partito il Mazzini. Allora Pasquale Valentini in Consiglio disse: chi stiamo servendo? Da lì un organismo che dovrebbe fare giustizia ha iniziato a fare politica. Da lì sono iniziati i processi sui giornali. Il mio esposto non lo avete visto sulla stampa. A me è costato tanto andare a denunciare quella che sarebbe stata la deriva della Repubblica, ma l’ho fatto nel silenzio. Questa è la grande differenza. Per me c’è il rispetto verso la Repubblica. Per tanti questo problema non esiste. Quello è un atto politico. Non sono andati attraverso le vie giurisdizionali che gli competono. Quella lettera racconta solo una parte del film. Racconta solo la fine. Mi auguro che i procedimenti seguiti da questi giudici non abbiano la stessa procedura di questo esposto. Preoccupante vedere che sono tutti gradi di giudizio del penale, mi pare ne manchi uno. Il Segretario Beccari ha detto una cosa giusta. Se a fronte di atti non ancora presi, qualcuno si fosse sentito leso, può procedere con le procedure di tutela del nostro ordinamento: aprire una causa incidentale e chiedere l’incostituzionalità della norma. Quello che è stato fatto in maniera illegale deve essere rimosso. Abbiamo la responsabilità di riportare l’ordine nel tribunale. Loro sono un potere autonomo, ma non possono decidere di non rispondere a nessuno. Non è possibile autodeterminarsi in quelle che sono le regole del gioco. I poteri devono essere divisi e si devono rispettare a vicenda. Abbiamo un settore della giustizia che non funziona e se continuiamo così non funzionerà. A livello internazionale non siamo preoccupati: se si leggono le documentazioni che hanno già da tempo e che non abbiamo ritirato. Questa integrazione ci darà la possibilità di riattivare il processo e vedere come si è evoluto per capire se ci sono state forzature.

Mirko Dolcini (Domani – Motus Liberi): Se si puntano i riflettori sulla giustizia si fa solo spettacolo. Se giustizia è, non ha bisogno di riflettori. Questa può essere fatta negli organi preposti. Esprimo solidarietà nei confronti di Iro Belluzzi. Come persona si può difendere benissimo da solo. E non nei confronti della sua posizione. Ma sulla possibilità di ogni consigliere di potere avere una posizione di coscienza autonoma e non legata necessariamente al partito. Posizione che può cambiare da un secondo all’altro. E’ sui progetti di riforma del Paese che vanno puntati i riflettori. Concludo il mio breve intervento ringraziando il consigliere Nicolini che ha espresso le sue scuse per il comportamento tenuto ieri: non può passare in quest’Aula l’esempio della legge del più forte.

Andrea Zafferani (Rf): Ho citato una parte della deliberazione che riguarda la decisione del Consiglio Giudiziario plenario sull’ex magistrato dirigente che dà il tenore di quello che successe precedentemente. E’ questa azione, questo atto dell’ex magistrato dirigente, che diede il via a tutto quanto. Quella deliberazione non fu mai censurata e mai dichiarata illegittima. Cosa avrebbe dovuto fare la politica di fronte a una maggioranza dei magistrati che si è espressa in maniera chiara di fronte a fatti tanto gravi come quelli che ho espresso? Avrebbe dovuto usare i suoi numeri per ribaltare quello che i giudici avevano deciso? Per me la risposta è ovviamente negativa. Nessuna risposta alternativa a questa domanda è mai giunta. Nessuno della passata compagine governativa si sognò mai di fare qualunque tipo di pressione su chi stava seguendo l’indagine sulla questione Titoli di cui attendiamo tutti la conclusione. Evitiamo di dire sciocchezze e falsità. Queste azioni che state portando avanti stanno avendo conseguenze pesanti. Bisogna permettere ai giudici di riunirsi e di trovare canali di dialogo. Altrimenti sarete responsabili delle conseguenze che a livello internazionale subiremo come Paese. Il consigliere Zeppa dice che ci vuole rispetto. Ovviamente sono d’accordo con questo richiamo ma è lo stesso Zeppa che uscì in massa con il suo gruppo quando la reggenza Zavoli – D’Ambrosio pronunciò il discorso di saluto. Una replica al consigliere Civerchia che ci ha detto di aver esposto il Paese agli attacchi della stampa italiana: se ha le prove dica chi è stato, altrimenti eviti accuse a vanvera. La stessa opposizione che non si fece scrupoli ad andare dalla stampa italiana a parlare male del Paese.

Denise Bronzetti (Npr): Non ci sta dire che la maggioranza di allora seguiva le decisioni proposte dai giudici di allora. Cosa avrebbe dovuto fare la politica? Dialogare, per esempio. Non arrivare in quel consesso imponendo soluzioni. E se si fossero sbagliati i magistrati in quell’occasione? Quando dieci giudici bollano come illegittima una legge fatta dal Parlamento, allora questa non è ingerenza. O l’una o l’altra, colleghi. Mi corre l’obbligo di precisare le tante inesattezze che ho sentito proferire in quest’Aula. Noi avevamo chiesto di arrivare a una ridefinizione dell’ordinamento giudiziario, ma non mandare l’allora Segretario di Stato alla Giustizia e il presidente della Commissione in missione a Roma per contattare il prof Guzzetta all’insaputa della Commissione e arrivare con la soluzione già pronta. Prendere o lasciare. Le filastrocche che si dice siano state raccontate nei partiti non rendono dignità all’intelligenza delle persone stesse. Come fa il collega Renzi ad essere informato in anticipo? Allora cari colleghi dell’opposizione, iniziate a farvi due domande rispetto alle filastrocche che vi raccontano nel partito. La lettera dei giudici gioca molto sulla posizione contraria del collega Belluzzi. Al consigliere Belluzzi il gruppo di Npr non ha mai chiesto le dimissioni, anzi, approfitto per dire che stiamo ancora aspettando di ricevere le dimissioni formali come gruppo. Questo lo voglio precisare per un semplice fatto. La ricostruzione parziale e fantasiosa che compare in quelle 15 pagine: sono inesattezze rispetto a questa posizione qua. Hanno dichiarato che rispetto a chi non si allinea la politica tende ad estromettere. Non è così e questa è la prova provata.

Eva Guidi (Libera): Nel maggio del 2009 i vertici di Cassa vengono posti ad arresto nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria importante. Le conseguenze di questo investimento sammarinese in Italia ancora oggi sono note. Dalla metà di settembre arriva lo scudo tremontiano seguito dallo scudo bis e ter dal procrastinarsi di questo evento. Nel 2010 viene cacciato Stefano Caringi capo della vigilanza di Banca Centrale. Viene estrapolata una frase per creare indignazione attorno ad un ispettore. Quando si parla di ispettori rimossi, dobbiamo andare a vedere dove comincia il problema per il quale oggi stiamo pagando. Abbiamo fatto un lungo lavoro sulla strada della trasparenza. Manca il memorandum con Banca d’Italia. Ma è stato fatto un lungo lavoro di cui oggi dobbiamo andare orgogliosi perché è stato molto difficile variare un settore come quello. Siamo usciti dalla black list con una delle più complete normative sull’anti-riciclaggio. Cosa avrà pensato Banca di Italia guardando al girotondo che è stato fatto nei presidenti e nei direttori? Manca l’equilibrio, manca la stabilità. Sono proprio la diretta emanazione di quella che deve essere l’autonomia di determina organismi. Dobbiamo mantenere quella credibilità anche nel settore della giustizia. La lettera al Consiglio d’Europa impone riflessioni da questo punto di vista. La sfida è riuscire ad avere un prestito essere. Ci affacciamo sul mercato forti dell’indipendenza politica e trasparenza, non dobbiamo dimenticarcelo mai, continuando nella autonomia dei poteri. Dobbiamo assolutamente continuare in questo solco dopo tutti gli sforzi che sono stati fatti. Abbiamo convenuto con lei Segretario che si cominciava a trattare con tutte le parti una riforma organica. La procedura di urgenza su quella legge ha evitato ulteriori confronti. Abbiamo chiesto le motivazioni di un atto così forte.

Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete): Si è parlato di indipendenza dialogante. Per questo politica e Reggenza sono inseriti ovunque. Essendo così pochi, è questa l’unica forma di controllo che possiamo avere. Ci mancano i numeri per una netta separazione dei poteri. Questo reciproco controllo non deve sfociare nell’influenzare un potere dello Stato. Cosa che non sta venendo fatta. Su una questione come la legge in oggetto, io continuo a ribadire: noi siamo il legislatore. Partiamo dal presupposto che questa legge è stata fatta perché necessaria per quanto avvenuto prima. Si vuole parlare di forme? Ho apprezzato un intervento di un consigliere di opposizione. C’è stata una escalation di violenza mediatica molto evidente. Si utilizza la strategia di screditare tutti per colpire qualcuno. Pur di screditare questa maggioranza, si va a minare l’interesse del Paese a danno di tutti i cittadini. Non si riesce mai ad avere una riunione o un incontro segreto. Tutto viene puntualmente divulgato alla stampa il giorno dopo. Guarda caso tutte le affermazioni che escono vanno a discapito di una forza politica piuttosto che un’altra. Come si può pensare di fare una buona riforma se mancano le basi? Facciamo venire questi organismi a vedere cos’è successo in questi anni. Però tutto quello che è successo, non solo negli ultimi mesi. Per ora il fascicolo del Caso Titoli non si sa dove finirà. Facciamoci commissariare da organismi internazionali che hanno più competenze di noi, però non solo nel tribunale, anche in Banca centrale, nel sistema economico. Per quanto riguarda la giustizia, tutto parte dagli atti che hanno portato alla revoca di quel magistrato dirigente. Io voglio parlare di giustizia ma in un’ottica di riforma. Non in questi termini. Sono stanco. Voglio anche tornare a parlare di tematiche economiche.

Francesco Mussoni (Pdcs): Questo è il dato politico. Ci sono effetti che si sono concatenati negli anni. Se noi confondiamo l’autogoverno con l’autonomia non stiamo parlando del sistema di giustizia sammarinese. Avere espresso ad un organo europeo un taglio di questo tipo porta fuori strada. Non è una descrizione accurata del nostro modello. E’ un’azione particolare da questo punto di vista. Non è un tribunale che si esprime, ma una parte della magistratura. Diventa in qualche modo un’azione istituzionale verso il Paese e verso la Reggenza, verso altri poteri dello Stato. Noi ci aspettiamo giudici che facciano il loro lavoro nei fascicoli. Queste sono azioni che fanno parte dell’organizzazione della giustizia ma si collocano su un piano di equilibrio. Ci sarebbe piaciuto che questi atti fossero gestiti in modo diverso. Noi a conferma di quanto è stato detto avremmo preparato un odg sottoscritto dalle forze politiche di maggioranza che dà coerenza all’azione istituzionale da portare avanti nel rispetto non solo di questo documento ma anche un po’ della storia. Il documento riporta una ricostruzione parziale dei fatti ponendo in difficoltà la Reggenza. I sottoscrittori hanno omesso di rappresentare alcuni fatti. Tutto ciò premesso, si dà mandato di integrare il fascicolo inviato nel 2018 al Consiglio d’Europa indicando i fatti considerati illegittimi avvenuti da quel momento in poi.

Ordini del giorno

Ordine del giorno delle forze politiche di maggioranza

Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete): Riteniamo sia doveroso inviare gli opportuni fascicoli con le dovute integrazioni al Consiglio generale d’Europa.

Andrea Zafferani (Rf): La nostra contrarietà riguarda il fatto che in questo ordine del giorno sono contenuti una serie di giudizi. Noi abbiamo dei compiti e dei ruoli. Non siamo d’accordo sulle opinioni espresse in maniera sprezzante. Non c’è bisogno di dare posizioni così forti in un documento del Parlamento.

Eva Guidi (Libera): L’ordine del giorno della maggioranza trova la piena condivisione nel momento in cui manifesta piena difesa della Reggenza. Non riteniamo opportuni altri passaggi della missiva e ribadiamo pieno rispetto nei confronti della Reggenza e di quello che rappresenta per noi. Da questo punto di vista consideriamo anche opportuno il disposto finale dell’Odg della maggioranza. Dichiariamo il nostro voto non favorevole a questo ordine del giorno. Viste le visioni e le sensibilità differenti portate avanti durante il dibattito, chiediamo che il voto possa essere portato avanti con lo scrutinio segreto.

Denise Bronzetti (Npr): Sono ben lieta di esprimere la posizione di Npr su questo ordine del giorno ma in realtà su tutto il dibattito. Quello che sta facendo Guzzetta da vari mesi a questa parte è invadere il campo della politica. Quanto accaduto nella Commissione mista Affari Esteri è sotto gli occhi di tutti. Stiamo assistendo a interessi personali che hanno il sopravvento su tutto il resto. Senza pensare ai danni incalcolabili per San Marino. Un documento gravissimo che contiene un racconto di parte. Esprimo il voto favorevole di Npr all’Odg.

Mirko Dolcini (Domani – Motus Liberi): Voteremo favorevolmente all’Odg in considerazione del fatto che non si tratta altro che una richiesta di completamento di documentazione già inviata al Consiglio d’Europa nel 2018 ed è un passo ulteriore nella ricerca della verità.

Francesco Mussoni (Pdcs): Sosteremmo questo Odg che abbiamo proposto.

Ordine del giorno Rf

Andrea Zafferani (Rf): Chiediamo di posticipare la convocazione del Consiglio Giudiziario Plenario in attesa del Consiglio Giudiziario Ordinario; di attendere i responsi del Consiglio d’Europa prima di proseguire con atti e deliberazioni; di favorire nuovi momenti di confronto e dialogo fra poteri legislativo e giudiziario. Il testo evita di esprimere giudizi sulle azioni dei giudici. Ovviamente il nostro voto è favorevole.

Comma 2

Segretario di Stato Roberto Ciavatta: Noi abbiamo provveduto a inviare una richiesta sia all’ordine degli avvocati e dei notai sia all’ordine dei commercialisti affinché potessero indicarci dei nominativi. E’ pervenuto il nominato di uno dei due ordini. Chiederei se ci fosse la disponibilità di poter rinviare questa nomina. Entro giovedì saremo nelle condizioni di poter indicare il nominativo.

Comma 10

Progetto di Legge Costituzionale “Modifica del comma 2 dell’articolo 10 della Legge Costituzionale 14 giugno 2019 n.2 (Istituzione di una Commissione Consiliare d’Inchiesta su presunte responsabilità politiche o amministrative che hanno coinvolto la Società Credito Industriale Sammarinese – Banca CIS – e sulle crisi bancarie)” (presentato da tutti i Gruppi Consiliari) (I lettura) (sarà richiesta la procedura d’urgenza)

Francesco Mussoni (Pdcs): Questa modifica legislativa è minimale. Si imponeva che le riunioni si tenessero nell’aula del Cgg, ma con questa modifica si consente di potersi riunire anche in altre sale del Palazzo Pubblico.

Comma 11 – Progetto di legge “Legge sull’arte di strada” (presentato dal Capogruppo di NPR Denise Bronzetti) (I lettura) (sarà richiesta la procedura d’urgenza)

Segretario di Stato Andrea Belluzzi: Chiediamo al Consiglio Grande e Generale l’adozione della procedura di urgenza per avere il testo di legge attivo e capace di produrre effetti a partire dal mese di settembre con lo Smiaf. Quell’occasione sarà un momento importante per parlare di artisti di strada. E’ l’ultimo Consiglio prima della pausa estiva e questo sarebbe un ottimo strumento per avere un’arma in più a disposizione del nostro Paese e anche come elemento di attrattività anche per avere un turismo diverso.

Matteo Ciacci (Libera): Il nostro gruppo consigliare richiede la possibilità di spostare il Comma un po’ più avanti per poter condividere alcuni emendamenti che in termini generali ci trova assolutamente d’accordo.

Denise Bronzetti (Npr): Noi concordiamo di votare adesso la procedura d’urgenza e di rinviare l’esame dell’articolato. Votiamo la procedura d’urgenza adesso e concordiamo lo spostamento dell’esame dell’articolato.

Segretario di Stato Andrea Belluzzi: Io chiedo di fissare la discussione al termine del Comma 13.

Comma 12 – Permute ed assegnazioni varie

Comma 13 – Ratifica Decreti – Legge e esame Istanze d’Arengo relativi all’emergenza sanitaria Covid-19 e successivo dibattito

 

 

San Marino News Agency

 

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