Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Bonifico bcs durante il blocco dei pagamenti, Gumina: ‘Valentini sollecito’ la restituzione della somma’

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Bonifico bcs durante il blocco dei pagamenti, Gumina: ‘Valentini sollecito’ la restituzione della somma’

L’informazione di San Marino

L’audizione dell’ex membro della vigilanza contenuta nelle decine di migliaia di pagine del maxi processo sulla tangentopoli sammarinese

Bonifico bcs durante il blocco dei pagamenti, Gumina: “Valentini sollecito’ la restituzione della somma”

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Tra le carte del rinvio a giudizio della tangentopoli sammarinese-conto Mazzini riaffiora anche la vicenda del famigerato bonifico fatto durante il blocco dei pagamenti, e salta fuori pure che, nel riferimento in Consiglio Grande e Generale dell’allora coordinatore della vigilanza di Bcsm, Antonio Gumina, non venne raccontato proprio precisamente come erano andate le cose. Così, nelle dichiarazioni fatte sotto giuramento davanti ai magistrati in qualità di testimone, l’attuale osservatore sul recupero crediti delle banche fa una ricostruzione che, quanto meno, può rischiare di causare più di un imbarazzo sia in Via del Voltone sia a Palazzo Begni e all’allora Segretario alle Finanze, oggi agli Esteri, Pasquale Valentini. (…)

Tra le carte del maxi processo
Nelle decine di migliaia di pagine
del maxi-processo sulla tangentopoli
sammarinese-conto
Mazzini, c’è anche il verbale di
interrogatorio dell’ex membro
della vigilanza di Banca Centrale
e oggi consulente della
Segreteria di Stato alle finanze
per il recupero dei crediti delle
banche beneficiate da credito
d’imposta, Antonio Gumina,
ascoltato come testimone nella
maxi-inchiesta per la vicenda
della vendita delle licenze
bancarie orfane. Tuttavia, tra
le domande rivolte dai Commissari
della legge Alberto
Buriani e Antonella Volpinari
mirate a comprendere le varie
movimentazioni, anche recenti,
che hanno interessato Banca
Commerciale Sammarinese, ce
n’è una che riguarda la famosa
questione del bonifico da quasi
un milione e 200mila euro
partito da Bcs a favore della
Finanziaria Infrastrutture di
William Colombelli e Claudia
Minutillo, a loro volta indagati
in altro procedimento per la
branca sammarinese del caso
Chalet-Mose. Su questa movimentazione,
prima che esplodesse
l’inchiesta italiana sulle
tangenti in laguna – inchiesta
che ha coinvolto anche l’ex governatore
del Veneto, Giancarlo Galan di cui la Minutillo era
segretaria – Gumina riferì anche
in Consiglio Grande e Generale,
il 14 marzo 2012. Il resoconto
dell’epoca, però, non combacia
del tutto con quello attuale.

Ecco cosa ha detto
Gumina ai magistrati
In sede di interrogatorio, il 22
ottobre dello scorso anno, Gumina
ricostruisce la vicenda del
famigerato bonifico a favore
della Finanziaria Infrastrutture.
“Ricordo che una mattina ricevetti
una telefonata dal direttore
Giannini il quale mi riferì che
il Segretario Valentini aveva
sollecitato la restituzione di una
somma già richiesta ai commissari
straordinari dalla dottoressa
Stefania Gatti. Quest’ultima
aveva minacciato azioni qualora
non fosse stato effettuato un
bonifico chiesto prima dell’intervento
della sospensione dei
pagamenti e non eseguito per
un disguido tecnico”. Stefania Gatti era liquidatore
della Finanziaria Infrastrutture,
sottoposta a liquidazione
volontaria. Gumina riferisce ai
magistrati che si chiamò fuori
dalla possibilità di autorizzare
quel bonifico.


“Rappresentai al dottor Giannini
– riferisce l’ex membro della
vigilanza di Bcsm ai magistrati
– che la determinazione competeva
ai commissari straordinari
previo parere del comitato di
sorveglianza. Non era nelle mie
facoltà, né in quelle di Banca
Centrale autorizzare alcunché.
Per cui invitai la dottoressa
Gatti a rivolgersi ai commissari.
Nonostante le ricostruzioni che
sono state operate sulla stampa,
io non ho mai autorizzato alcunché”.

Va detto che all’epoca saltò fuori
un foglio nel quale, a mano,
gli stessi commissari straordinari,
Otello Carli e Sergio Gemma,
comunicavano il via libera al bonifico avendo avuto l’ok dalla
vigilanza di Banca centrale nella
persona del dottor Gumina.
Nell’interrogatorio, tuttavia,
l’ex membro di Bcsm ha detto
che l’autorizzazione non spettava
a Bcsm. Anche nella risposta
ad una interpellanza di Ps e
Upr, nel marzo 2014, l’allora
Segretario di Stato alle Finanze,
Claudio Felici, rispondeva che
agli atti di Banca Centrale non
risultano autorizzazioni in merito
al bonifico, “peraltro non
previste dal quadro normativo
vigente nei casi di specie”, rispondeva
Felici. Nonostante ciò
Gumina riferisce ai magistrati
che ci fu un intervento diretto
del direttore Giannini.
“Quando venne autorizzato il
trasferimento dei fondi da Bcs
alla banca destinataria del bonifico
– dice ancora Gumina agli
inquirenti nell’interrogatorio del
22 ottobre 2014 – il responsabile
della gestione della tesoreria di
Banca Centrale informò immediatamente
il Direttore affinché
si potesse procedere allo sblocco
delle somme. Ad operazione
conclusa Giannini ne informò il
Segretario di Stato Valentini”.
Affermazioni che hanno un peso
politico evidente, dato che in
quel periodo, tra l’altro, si faceva
un gran parlare di regolamento di autonomia e indipendenza
di Banca centrale dal potere
politico. Per contro, invece,
nell’interrogatorio Gumina parla
di contatti circolari, segretario
di stato-direttore Bcsm-commissari-
direttore bcsm-segretario
di stato, al fine di sbloccare un
bonifico che poi si scoprì, con
l’inchiesta Chalet-Mose in Italia
e a San Marino, riguardare somme
oggi in parte “congelate”
perché sottoposte a indagine per
riciclaggio.


“Era stato ordinato prima
del blocco”

Tra le giustificazioni date
all’epoca venne detto anche
che quel bonifico era stato fatto
partire perché richiesto prima
del blocco. Non subirono lo
stesso trattamento, però, assegni
circolari emessi sempre prima
del blocco, altri bonifici richiesti
in precedenza e neppure, ad
esempio, le domiciliazioni delle
utenze che molti correntisti si
videro bloccate. Diversamente,
per la Finanziaria Infrastrutture
di Claudia Minutillo e William
Colombelli, del bonifico si interessò
il segretario Valentini che
parlò con Giannini che a sua
volta parlò con il membro della
vigilanza di Bcsm, Gumina
che, afferma nell’interrogatorio,
passò la palla ai commissari.
Riferisce anche che, una volta
sbloccato il bonifico, la comunicazione
fece il percorso inverso:
tesoreria, Giannini, Valentini.
Forse questi contatti rientravano
nella linea di allora, espressa
pochi giorni dopo il commissariamento
di Bcs, nel novembre
2011, dai vertici di Banca Centrale:
“Non chiamatele ispezioni
– dissero – ma visite collaborative
al sistema bancario, per
verificarne lo stato di salute.
E quello di alcune banche non
era ottimale, c’era bisogno
di cure: certi istituti però non
sono riusciti a guarire da soli.
Come Banca commerciale”.
Il problema è che a guarire, a
vedere l’epilogo di quell’istituto
di credito e quanto ancora oggi
sta venendo fuori, Bcs non ci è
riuscita proprio.

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