Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Caso Carisp-Sopaf, sul Titano si indaga per corruzione

Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Caso Carisp-Sopaf, sul Titano si indaga per corruzione

L’Informazione di San Marino

Caso Carisp-Sopaf, sul Titano si indaga per corruzione

L’inchiesta milanese nacque dal rifiuto di Magnoni di venire a farsi interrogare sul Titano

Antonio Fabbri

L’inchiesta
della procura di Milano che ha portato in carcere i Magnoni della Sopaf
, con
le accuse di bancarotta fraudolenta, truffa e frode fiscale, parte dall’attività
del tribunale di San Marino, questo è noto. Ciò che ancora non era noto è quali
fossero i reati per i quali è aperto un fascicolo sul Titano e non si sapeva
neppure che l’inchiesta milanese è partita in particolare da un rifiuto. Il
rifiuto di uno dei Magnoni di venire dal Commissario della Legge Laura di Bona
per essere ascoltato sulla vicenda  del sovrapprezzo per l’acquisto delle azioni
della partecipata Delta.

L’espsto di S.a.Il fascicolo era stato aperto sul Titano dopo che il 6
agosto 2010 Sinistra unita aveva depositato un esposto firmato dai consiglieri e
consegnato dal capogruppo
Ivan Foschi
, per chiedere che si indagasse sul famoso incontro di Palazzo
Begni. 

Il fascicolo era stato aperto sul
Titano dopo che il 6 agosto 2010
Sinistra unita aveva depositato
un esposto firmato dai consiglieri
e consegnato dal capogruppo
Ivan Foschi, per chiedere che si
indagasse sul famoso incontro di
Palazzo Begni. Un esposto per
rendere così possibile l’acquisizione
tramite rogatoria delle
registrazioni su nastro che erano
state consegnate alla procura di
Forlì dallo stesso Fantini, dove
era in piedi, come noto, l’inchiesta
Varano. In quel nastro si
sentivano le voci degli allora dei
segretari di Stato Gabriele Gatti
e Antonella Mularoni e dell’Ad
di Carisp, Mario Fantini nel famoso
incontro a palazzo Begni,
sede della Segreteria agli Esteri,
avvenuto nell’inverno 2008. Quel
nastro fu poi fatto ascoltare dal
Psd in una serata pubblica e a
quello di S.u. si aggiunse anche
un altro esposto dello stesso Psd
assieme a Ddc e Psrs.
Che cosa si chiedeva nell’esposto
di S.u? Di indagare, anche alla
luce di quel famigerato incontro,
se le quote di Sopaf fossero state
pagate da Cassa di Risparmio
con un sovrapprezzo e se vi fosse
una motivazione plausibile per i
15 milioni di euro da versare alla
società a titolo di consulenze.
Ipotesi di reato sul Titano.Nell’indagine sammarinese,
aperta per ora a carico di ignoti
con ipotesi di reato che vanno
dalla corruzione all’amministrazione
infedele, vennero ascoltati
numerosi testimoni tra cui lo
stesso Mario Fantini e anche l’ex
presidente di Carisp, Gilberto
Ghiotti. Dopo le diverse audizioni
si era presentata la necessità
di ascoltare Magnoni. Questi,
però, si rifiuto di venire a San
Marino. Ecco allora che scattò
la rogatoria attiva del tribunale
dei Tavolucci verso il palazzo
di giustizia di Milano. Atto,
questo, che proprio gli inquirenti
milanesi citano come scintilla
di innesco dell’indagine italiana
che nei giorni scorsi ha portato
a scoprire le magagne legate in
Italia alla gestione di Sopaf, in
particolare le frodi alle casse
previdenziali.
Su cosa si indaga
a San Marino
A San Marino interessano, in
particolare, gli aspetti che direttamente
riguardano il rapporto
di Cassa di Risparmio con Delta
e Sopaf e il conseguente acquisto
delle azioni, unito a quella famosa
consulenza da 15 milioni che
parte della politica all’epoca non
esitò a definire “tangente Sopaf”.
Su questa vicenda nelle indagini
delle certezze sono già emerse e
sono soprattutto sono legate alla
congruità di quell’acquisto di
quote che Fantini, a suo tempo,
affermò non avrebbe mai acquisito
“neanche morto”.
Del sovrapprezzo delle quote
hanno parlato anche davanti alla procura di Forlì diversi protagonisti
sammarinesi della vicenda.
Ad aprile scorso, però, nel fascicolo
sammarinese in mano al
Commissario Di Bona, è arrivata
una perizia, richiesta dallo stesso
magistrato, che dà delle conferme
importanti avallando quello
che le voci e le testimonianze
riportavano.
La perizia Firmata dal professor Stefano
Marasca la perizia richiesta dal
Commissario della Legge era
chiamata a verificare la congruità
dell’accordo del 31 luglio
2009, con il quale Cassa acquisì
le quote di Sopaf, e del collegato
contratto di advisory, di consulenza
insomma. Nella sostanza
la perizia fa emergere due elementi.
Il primo è il sovrapprezzo
delle quote di Sopaf pagato dalla
Cassa. Le quote della società
milanese, secondo la stima del
perito, potevano valere tra i 19 e
i 22 milioni. Per rilevarle la Cassa
di Risparmio ne pagò, invece,
più del doppio: circa 55milioni.
Una cifra spropositata. Già qui,
dunque, viene riscontrata dal
perito la prima anomalia. Sulla
vicenda della consulenza da 15
milioni, poi, la sproporzione
sarebbe ugualmente evidente.
Anche perché la consulenza si è
sostanziata in tre o quattro contatti
e qualche e-mail tra Sopaf
e Cassa. Niente di più, tanto che
Carisp ha sospeso i pagamenti
della consulenza che di fatto
non è mai stata compiutamente
fornita.
Che fine hanno fatto i soldi Con una nuova rogatoria attiva,
adesso, il tribunale di San Marino
ha chiesto a quello di Milano
di scandagliare i flussi di denaro
legati a quell’accordo. Soprattutto
per capire che fine abbiano
fatto i denari di quella consulenza
sproporzionata che in prima
battuta erano finiti sul conto di
Sopaf presso Cassa e poi trasferiti
in altri lidi. C’è attesa, dunque,
per la risposta alla rogatoria da
parte della procura di Milano
soprattutto per chiudere il cerchio
di quelle movimentazioni
in una vicenda che si intreccia,
quindi, con quella dei Magnoni
sotto indagine oltre confine e
“incastrati” anche dal fatto che si
rifiutarono di venire a deporre a
San Marino.

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